di Katia Moro

Un viaggio a costo zero tra le comunità alternative d'Italia: la storia
GENOVA – Se è vero che “partire è vincere una lite contro l’abitudine”, come sosteneva lo scrittore francese Paul Morand, c’è una famiglia genovese, i Basadonne, che questa battaglia l’ha decisamente vinta. Anna, insegnante 40enne, Lucio, grafico e videomaker 36enne, e la loro figlia Gaia di 6 anni, nell’aprile dell’anno scorso hanno improvvisamente deciso di abbandonare la loro casa a Genova, il loro lavoro, la propria rassicurante cerchia di famigliari e amici, i propri ritmi e abitudini consolidati, per scoprire sistemi di vita alternativi e inusuali. (Vedi galleria fotografica)

E così è iniziata un’entusiasmante avventura che li ha portati ad attraversare tutta l’Italia dalle Alpi alla Sicilia, in 180 giorni, percorrendo 5821 km rigorosamente senza macchina propria ma solo tramite blablacar (il sistema dei passaggi in auto), ospiti di 38 famiglie ripagate con lo strumento del baratto e quindi con l’offerta del proprio aiuto e lavoro. Tutto questo è diventato un documentario: “Unlearning”. Girato e montato dallo stesso Lucio e messo in prevendita per autofinanziarsi il viaggio, verrà presentato per la prima volta in Italia a Bari, l’11 aprile, nell’ambito di un festival organizzato dall’Areté Ensemble.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Vi farà ridere ma tutto è partito da un pollo. Sì proprio da un pollo – ci racconta mamma Anna -. Un bel giorno la mia figlioletta ha disegnato su un foglio un pollo a quattro zampe e non con due. Voi vi sareste fatti solo una risata immagino. Io invece ci ho visto un forte segnale: per mia figlia e anche per noi la vita è solo quella vissuta nei supermercati, nel consumo frenetico dei prodotti imposti dalla pubblicità, nel traffico di città e negli stressanti ritmi scanditi dalle ore di lavoro e di scuola. Ebbene se per mia figlia il pollo corrispondeva solo alle coscette inscatolate, che di solito sono appunto quattro, noi dovevamo correre ai ripari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Probabilmente molti di noi si sarebbero limitati a condurre il proprio pargolo presso qualche fattoria o masseria didattica con animali per mezza giornata. Ma Lucio e Anna sono voluti andare oltre. E soprattutto hanno voluto sfidare la diffidenza e i pregiudizi di famigliari e amici che preoccupati hanno cercato di farli desistere e hanno avuto il coraggio di affrontare il rischio economico. «Io ho dovuto fare richiesta alla mia scuola di un congedo parentale non retribuito e Lucio ha affidato i suoi clienti a dei colleghi con tutti i rischi che ciò comporta – aggiunge Anna -. Eppure, inaspettatamente, non abbiamo subito perdite economiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La temeraria famiglia genovese è riuscita nell’intento di portare a termine la sfida senza spendere un euro, o quasi, ricorrendo a tutti i sistemi economici alternativi che impazzano oramai nel web e che rispondono al principio generale di sharing economy o consumo collaborativo basato sullo scambio e la condivisione dei beni materiali, dei servizi e delle conoscenze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Innanzitutto sono entrati a far parte della community Homelink che permette agli aderenti di viaggiare scambiando la propria casa con persone che vivono in altri posti, o utilizzando il più noto couchsurfing. Hanno inoltre utilizzato il Wwofing, e cioè il richiedere ospitalità in cambio di lavoro prestato presso le fattorie biologiche o il Work Away, quando l’ospitalità viene data in cambio di sostegno a progetti indipendenti nel mondo dell’arte e della cultura in genere. Ma il principale bene che sono riusciti a barattare è stato il tempo. Con il social Timerepublik, una specie di banca del tempo, chiunque può scambiare le proprie competenze (per esempio insegnare una lingua o semplicemente fare da babysitter) in cambio di tempo e cioè ore che finiscono nel proprio portafoglio e che possono essere riutilizzate per pagare altre mansioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sin dal primo momento questo viaggio è nato all’insegna dell’imprevisto come ogni vera avventura che si rispetti – racconta la mamma -. Avevamo progettato di iniziare il nostro percorso da Malta pensando che in Italia non avremmo trovato tutte queste forme alternative di baratto e scambio, ma ci sbagliavamo. Pubblicizzando la nostra iniziativa su una pagina facebook abbiamo improvvisamente ricevuto innumerevoli richieste da tutto il Paese e così il nostro viaggio è partito dalla Sicilia per poi risalire attraverso la Puglia, le Marche, la Toscana, il Friuli, la Lombardia per poi puntare anche per Vienna e l’Inghilterra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E la loro esperienza è sempre stata positiva non essendo mai incorsi in eventi spiacevoli e persone poco raccomandabili. «Non ci siamo mai trovati in situazioni a rischio e anche la nostra bambina si è sempre sentita tranquilla e a suo agio – sostiene Anna -. È chiaro che lei ha dovuto subire una scelta imposta da noi ma l’abbiamo sempre coinvolta in ogni decisione e ascoltato il suo parere. Lei si è divertita tanto e ha conosciuto tante persone e bambini nuovi a cui si è molto affezionata. L’unico aspetto negativo infatti è stato il doverle far vivere il momento degli addii  che per lei sono stati difficili da gestire ma poi veniva distratta da mille novità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per la scuola Gaia si è avvalsa delle scuole libertarie e dell’homeschooling, l’istruzione impartita dagli stessi genitori. E questa prima scoperta è stata fatta proprio in Puglia nelle campagne del brindisino, precisamente a San Marzano nella comune libertaria Urupia, dove dagli inizi degli anni Novanta un gruppo di persone vive insieme dividendo tutti i propri beni e lavorando la terra. Qui la piccola Gaia e i suoi hanno imparato non solo che esiste un altro modo di apprendere, fornito da genitori e amici, ma anche che esistono forme famigliari diverse da quelle nucleari tradizionali, con coppie aperte e condivisione della gestione dei figli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro genere di comunità li ha ospitati in Toscana sull’Appennino pistoiese dove dagli anni Ottanta è nato l’ecovillaggio “Avalon”, la “Comunità degli elfi”, che divisa in una dozzina di insediamenti vive del lavoro nei boschi e negli orti e si basa sulla mammocrazia e quindi sulla centralità della figura materna e su una rete di sostegno che sorregge le mamme nel loro difficile compito dalla nascita ai primi anni di vita dei figli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ancora più ardita è stata l’esperienza del “freeganesimo” diffuso anche in Italia ma ancora illegale tanto da spingere la famiglia genovese a sperimentarlo a Vienna. Questo movimento spinge il veganesimo al limite estremo invitando alla lotta agli sprechi e al consumismo recuperando gli scarti di cibo direttamente dai cassonetti, soprattutto quelli posti sul retro dei supermercati dove viene deposta la roba non venduta magari appena scaduta e ancora in buono stato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Aperti e pronti a tutto i tre genovesi non si sono limitati al lavoro nei campi, alla vita nei boschi e al rovistare nei cassonetti, ma hanno persino collaborato all’attività di un circo. In Lombardia sono infatti stati ospiti del circo Grioni, una piccola realtà a conduzione famigliare dove danno spettacolo dei cagnolini e dove i nostri tre protagonisti hanno realizzato e venduto bandierine. Ma tra i ricordi di Anna, Lucio e Gaia non manca Bari dove sono stati ospitati in trullo non distante dalla città dall’artista Sergio Scarcelli che li ha coinvolti nel riciclo, utilizzato per la realizzazione di opere d’arte e oggetti di arredamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La nostra non è stata un’esperienza facile, per quanto entusiasmante e istruttiva, ma al contrario molto faticosa fisicamente e emotivamente – conclude Anna -. Per questo non me la sento di consigliarla a tutti, ma vorrei che tutti fossero almeno consapevoli dell’esistenza di modi di vivere alternativi che non necessariamente devono essere limitati dalle quattro mura della nostra casa o del nostro ufficio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video il trailer del documentario "Unlearning" che racconta il viaggio di Anna, Lucio, e Gaia: 



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