di Lucia Muggeo

Il lavoro non c'è? I giovani laureati vanno a zappare la terra
BARI -  Tanti laureati, pochi posti di lavoro. Se fino a qualche decennio fa frequentare l’Università era appannaggio di pochi e benestanti eletti, ora si sa, non c’è giovane che a 25 anni non si ritrovi con la sua bella pergamena di laurea, che però il più delle volte non basta ad assicurare un posto di lavoro. Un po’ per la crisi economica, un po’ perché il mondo non può essere fatto solo di avvocati, commercialisti e professori, sono in tanti a dover ammettere, dopo colloqui di lavoro andati male e anni passati nel precariato, di aver “buttato anni di studio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E c’è chi questa cosa la capisce così tanto bene da abbandonare definitivamente i propri sogni di “gloria”, per andare a lavorare lì dove c’è più bisogno: in campagna. Ci sono ragazzi quindi che ritornano ai lavori “antichi”, quelli che nessuno vuole più fare, come appunto quello del contadino. (Vedi foto galleria)

Ne sono esempio due giovani fidanzati andriesi, Silverio Liso e Stefania Cannone, entrambi 25enni. Con i pochi soldi messi da parte negli anni hanno comprato un suolo in zona Castel del Monte e hanno deciso di iniziare a “sporcarsi le mani” di terra per mettere in piedi un’azienda agricola, andando di fatto a "zappare la terra". «Il nostro futuro non ce lo eravamo immaginati qui in Puglia – afferma Stefania -. Abbiamo studiato a Teramo proprio perché volevamo che l’Università fungesse da trampolino di lancio per lasciare la terra natìa, ancora oggi un po’ chiusa e arretrata. Ma purtroppo non è andata così».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Silverio laureato in Biotecnologie, Stefania dottoressa in Veterinaria, dopo essersi laureati hanno capito che trovare lavoro nel proprio campo (e lontano da Andria) non sarebbe stato facile. «I posti di lavoro erano veramente pochi – afferma la coppia – e poi ci siamo resi conto che per accedere alle grandi cliniche veterinarie o ai laboratori tecnici ci voleva comunque una “raccomandazione". Così ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di cambiare radicalmente strada».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Grazie all’aiuto del padre di Silverio che per anni si è occupato del piccolo terreno di famiglia, i due giovani si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a lavorare i tre ettari di terra di un campo incolto, seminando 400 piante di pomodori, ortaggi come cicorie e bietole, fave e piselli e soprattutto olive e uva. L’idea è quella di fare dell’agricoltura biologica, senza utilizzare pesticidi o fertilizzanti nocivi, valorizzando prodotti locali come l’olio e il vino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Siamo ancora dei piccoli agricoltori – sottolineano i due -. Abbiamo avviato la produzione di olio extravergine d’oliva che prende il nome dalla nostra azienda, ma tutto questo non ci dà ancora un vero e proprio reddito. Quel poco che guadagniamo lo otteniamo dalla vendita diretta dei nostri ortaggi, da qualche bottiglia di olio e dalle uova delle nostre galline. Ma siamo fiduciosi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La stessa fiducia risiede anche in Gian Davide Cozzolongo, 31enne di Turi e laureato in  in Scienze della Comunicazione a Roma. «Un titolo di studio che però non mi è servito a molto – ci dice il giovane -. Ho provato a praticare per qualche anno l’attività di giornalista, ma con poco successo e quindi ho deciso di ritornare lì da dove ero scappato, all’azienda agricola di famiglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua azienda si estende tra gli agri di Turi e Conversano e produce quintali di ciliegie e grano duro oltre ad albicocche, olive, cereali e ortaggi. «Non mi sono pentito della mia scelta – ammette Gian Davide - quello dell’agricoltore è un lavoro redditizio e che dà molte soddisfazioni. Di certo mi stanno dando più le piante che la mia laurea».


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