di Gabriella Quercia

La nipote di Bob Marley a Bari: «Occupiamo Pinnacle, culla dei Rasta»
BARI - «Non prendetevi alla leggera. Noi abbiamo il potere di cambiare le cose e di renderle giuste e egualitarie per tutti. Il governo siamo noi, il governo è il popolo». Donisha Prendergast (nella foto), 30 anni, regista, attivista e soprattutto nipote del re del reggae Bob Marley, ha pronunciato queste parole durante la conferenza tenutasi nell’auditorium della facoltà di Scienze della Formazione di via De Rossi, a Bari, con la quale ha presentato il suo progetto “Occupy Pinnacle”. (Vedi foto galleria)

Con le sue lunghe treccine caraibiche, la sua pelle color cioccolato e un’energia frizzante e coinvolgente, Donisha è giunta a Bari e in altre città d’Italia per parlare del suo progetto di attivismo volto al recupero di territori simbolo della tradizione e cultura rastafariana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alle 14.30 l’aula è gremita di studenti. Presenti Donisha, alcuni membri della Fari (Federazione assemblee rastafari d’Italia) e i docenti Giuseppe Moro e Luigi Cazzato. «Pinnacle è stata la prima comunità indipendente rastafariana - racconta Donisha - fondata nel 1930, quando il colonialismo britannico padroneggiava. L’idillio di Pinnacle durò 16 anni. Era un terreno di 900 ettari con fattorie e campi agricoli dove si producevano frutta, vegetali e anche la ganja, la marijuana. Con Pinnacle venne creata una forma di economia alternativa a quella coloniale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il fondatore della comune, Leonard Howell, diventò il simbolo di un pensiero libero, democratico e di un popolo stanco degli abusi e dei soprusi subiti dai colonizzatori. «Howell diventò però l’uomo più perseguitato della Jamaica - prosegue Donisha - e nel 1954 l’esercito britannico eseguì il primo raid a Pinnacle, bruciando tutto e uccidendo molti jamaicani. Tanti bambini hanno visto i loro genitori morire. I sopravvissuti furono costretti a vivere in luoghi nascosti, perché non erano più al sicuro nemmeno a casa loro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora, dopo quasi sessant’anni dalla sua distruzione, il governo jamaicano vuole vendere le terre di Pinnacle e per questo da gennaio di quest'anno Donisha, con l'appoggio della popolazione rastafariana jamaicana, ha occupato quei territori di Pinnacle, proprio per preservare e valorizzare il simbolo del pensiero libero jamaicano, la culla della cultura rastafariana. E in questi giorni sta girando l'Europa (é stata in Olanda, in Germania prima) per far conoscere la sua iniziativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Pinnacle è un simbolo globale - ha aggiunto Francesco Bellizzi, traduttore e portavoce della Federazione assemblee rastafari d’Italia - che ci deve far pensare a tutte le sopraffazioni che subiamo da parte dei potenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non sono mancati i riferimenti a due colonne portanti della cultura rastafariana: l’uso della cannabis e la musica reggae. Donisha ha colto l’occasione per sdoganare quello che è ormai un pregiudizio diffuso e radicato: «Noi rastafariani amiamo la pianta della ganja, ma la utilizziamo con rispetto e parsimonia. Invito tutti coloro che ne fanno un uso sbagliato a smettere, perché i veri rastafariani la amano per la sua facoltà di modificare la vita umana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«"Get up stand up", cantava mia nonno - ha continuato Danisha - ovvero alzatevi e ribellatevi. Lui ci invitava ad armarci con la musica e a combattere per i nostri diritti. La musica reggae muove qualcosa che non si può esprimere, qualcosa di forte e che agli occhi degli altri ci fa sembrare degli alieni. È la musica della ribellione per eccellenza, quella che smuove le coscienze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non a caso infatti la conferenza si è conclusa con l’esibizione live del cantante rasta Uwe Banton, durante la quale sono stati intonati canti anticolonialisti quali "Nyabinghi", che in africano vuol dire “morte degli oppressori”. E infine tutti insieme hanno intonato "Redemption song" scritta dal famoso “nonno” Bob: la canzone sulla libertà per eccellenza. (Vedi video)

Qui il link della pagina Facebook di "Occupy Pinnacle"

Nel video, Donisha Prendergast e Uwe Banton, insieme ad alcuni membri della Fari, si esibiscono con "Redemption song" di Bob Marley:


 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
L'inizio della conferenza tenuta da Donisha. Alla sua sinistra c'è Francesco Bellizzi, membro della Federazione assemblee rastafari d'Italia
Un primo piano della nipote di Bob Marley
L'evento si svolge sotto lo sguardo curioso degli studenti
L'auditorium di via De Rossi gremito per l'occasione
Donisha Prendergast proietta un disegno, mentre racconta gli eventi della colonizzazione inglese in Jamaica
Il cantante rastafariano Uwe Banton, chitarra alla mano, si prepara a suonare alcuni brani della tradizione reggae
Uwe Banton mentre intona un canto della tradizione jamaicana
Un momento dell'esibizione, che ha visto l'esecuzione di canti anticolonialisti e della celebre Redemption song di Bob Marley



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