di Katia Moro

C'è chi colleziona fotografie: «Uno scatto è bello quanto un quadro»
BARI –  “Collezionare fotografia. Il mercato delle immagini” è il titolo del libro di Denis Curti, critico fotografico e direttore dell’agenzia fotografica milanese “Contrasto”. L’autore affronta il fenomeno del collezionismo degli scatti, che per anni ha avuto solo valore estetico e culturale ma che ora sta cominciando, anche in Italia, ad avere importanti risvolti economici. Abbiamo incontrato Curti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché solo ora si comincia a parlare di “mercato delle immagini”?

Perché solo ora in Italia la fotografia è divenuta di moda. Persino nei film e nelle sit-com si vedono case arredate con fotografie. Si è capito finalmente che la fotografia è decorativa e bella quanto un quadro, ma è molto meno costosa. Spesso nella mia agenzia arrivano collezionisti che mi chiedono, ad esempio, una fotografia che ben si intoni con il divano verde che hanno in salotto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E perché la fotografia rispetto alle altre arti decorative ha un costo inferiore?

Perché non è mai un unicum, è un prodotto seriale, anche se il collezionista ne è consapevole e accetta questo compromesso. A parte il caso eccezionale del fotografo Maurizio Galimberti che utilizza esclusivamente la Polaroid che produce stampe uniche in assenza di negativo, i fotografi quotati sul mercato devono dichiarare se producono in “open edition”, quindi edizioni aperte che non hanno una tiratura limitata, oppure in edizione numerata per cui l’autore dichiara il numero massimo di copie che può stampare. Negli anni 80, quando è nato questo tipo di collezionismo, i fotografi si limitavano a firmare e datare le stampe, talvolta usavano un timbro, stampando “on demand”, su richiesta. Oggi l’edizione limitata e numerata è un passaggio obbligatorio perché a partire dagli anni 90 la fotografia digitale, che consente un numero di copie infinite in tempi più ristretti, ha ingenerato il rischio della banalizzazione dell’opera e della sua svalutazione a causa dell’abbondanza e diffusione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ solo questa la peculiarità che distingue il collezionismo di fotografie?

No, secondo me vi è un’altra specificità rispetto alle altre forme d’arte che si possono collezionare: il rapporto più immediato con la realtà. Quando Cézanne dipingeva le sue pere e mele probabilmente non le aveva davanti agli occhi, mentre un fotografo per realizzare uno scatto deve necessariamente avere un rapporto diretto con l’oggetto reale. Il collezionista di fotografia è quindi colui che cerca qualcosa che abbia a che fare concretamente con la propria realtà e quindi acquista, ad esempio, una fotografia che ritrae un oggetto, un luogo o un dato momento particolare che ha vissuto e in cui ritrova sè stesso pur non avendo scattato in prima persona quella fotografia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In genere dove si acquista?

In Italia il collezionista di fotografia, compra solo all’asta o in agenzia o in galleria, dove può toccare con mano la fotografia, vederla dal vivo, controllarne la firma e il timbro. Negli Stati Uniti invece tutto questo è oramai superato, nel senso che sono pratiche che si svolgono online tramite siti specializzati, perché c’è una fiducia assoluta nel mercato che da noi stenta ancora a diffondersi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quanto può costare uno scatto d’autore?

Beh, la fotografa statunitense Cindy Sherman, nota per i suoi autoritratti concettuali, si è vista battere a un’asta per la sua “Untitled #96” del 1981 (nella foto) ben 4 milioni di dollari, quasi 3 milioni di euro. Stesso prezzo battuto "Rhein II", una veduta del Reno di Andreas Gursky del 1999. Ma a parte questi record, di solito le fotografie raggiungono al massimo il prezzo di 150/200 mila euro. (Vedi foto galleria)

E lei è un collezionista?

No, io sono un raccoglitore. Il collezionista tende a collezionare semplicemente oggetti, il raccoglitore colleziona “cose” ovvero oggetti investiti di un significato e di una forte carica sentimentale. In casa mia ho solo una trentina di fotografie di grandi autori, Gianni Berengo Gardin, Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna, Franco Fontana, ognuna delle quali ha per me un valore emotivo molto forte. Per me davvero “collezionare fotografia è collezionare il mondo” come sosteneva la scrittrice statunitense Susan Sontag: significa collezionare un pezzo di realtà, un pezzo di vita cui non hai partecipato ma è come se lo avessi fatto. Quando acquisto una fotografia di Margaret Bourke-White che si arrampica sull’Empire State Building  rischiando la sua vita per scattare, è un po’ come se lo facessi anch’io.


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
La foto più costosa al mondo, un autoritratto intitolato Untitled #96, realizzata dalla fotografa statunitense Cindy Sherman nel 1981
Foto realizzata nel 1980 con Polaroid dal fotografo italiano Maurizio Galimberti
Foto del 1930 della fotografa statunitense Margaret Bourke - White arrampicata in cima all'Empire State Building
Rhein II, veduta del Reno del 1999, del fotografo Andreas Gursky, venduta per 4.338.500 dollari
Un'altra fotografia tra le più costose al mondo del fotografo Andreas Gursky: Los Angeles, del 1998, battuta per 2,9 milioni di dollari
Un'altra fotografia tra le più costose al mondo della fotografa Cindy Sherman, Untitled #153, del 1985, battuta per 2.700.000 dollari



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