Il mondo delle tribute band: «Copiamo alla perfezione i cantanti famosi»
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lunedì 16 dicembre 2013
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di Alessandra Anaclerio
Secondo il sito guidamusicisti.it solo in Puglia sarebbero presenti ben 149 tribute band. I cantanti e gruppi più omaggiati sono, tra gli italiani, Adriano Celentano, i Negramaro, Zucchero, Renato Zero, Fabrizio De Andrè, i Pooh, Vasco Rossi e Ligabue. Tra gli stranieri i più gettonati sono Rolling Stones, Elvis Presley, AC/DC, U2, Doors e Beatles.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più sono “uguali”, più le tribute band sono apprezzate. In tutto il mondo esistono dei contest mirati a proclamare la "tribute band ufficiale” di un dato artista, come spiega Domenico Maddalena, chitarrista del gruppo "Dark Light", tribute band del gruppo rock degli Him. «Diventa ufficiale la tribute band che al meglio rappresenta l'artista di riferimento, a livello di presenza scenica e di cura dei suoni – dice Domenico -. Si organizzano dei contest, cioè delle sfide, alla fine delle quali si proclama un vincitore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Diventare “ufficiali” porta a soddisfazioni considerevoli, come raccontano i “Poohlover”, tribute band barese dei Pooh. «L’essere diventati “ufficiali” – spiegano – ci ha permesso di cantare in occasione dei 40 anni dei Pooh, a Ponte di Legno, proprio davanti ai nostri beniamini. In quell’occasione abbiamo anche ricevuto il premio "per la perfezione assoluta dell'impasto vocale"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A volte però a essere inseguita non è l’esecuzione perfetta di un brano, ma la verosimiglianza fisica e vocale rispetto all’artista “tributato”. E’ il caso di Luccio Dimatera (nella foto), impegnato dal 1998 nei panni di Renato Zero. «Quando mi esibisco cerco sempre di curare il mio abbigliamento per renderlo il più simile possibile allo stile del grande Renato - dichiara Luccio-. Fino a qualche anno fa avevo i capelli come suoi ma oggi, avendoli persi, utilizzo una parrucca. Ovviamente oltre ad assomigliare a Renato, posso affermare di avere anche un timbro vocale molto simile al suo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Luccio è prima di tutto un fan di Renato Zero, ma non sempre è l’ammirazione la molla che fa scattare la decisione di mettere su una tribute band: spesso si sceglie di “tributare” il gruppo che si pensa possa “fruttare” di più. Come ci confessa Andrea Reale, componente della "Distrazione", gruppo che si dedica alla copia dei Negramaro. «Quando sono entrato a far parte del gruppo ero scettico, i Negramaro non mi appartenevano più di tanto, ma già allora “tiravano” molto, per questo ho deciso di approfittarne. Con il tempo però mi sono appassionato al progetto e oggi non faccio altro che ascoltarli, dalla mattina alla sera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma questi ragazzi, che iniziano la loro carriera imitando un cantante o un gruppo già famoso, cosa vedono nel loro futuro? Possibile che non sognino di proporre qualcosa di originale?
«Questa è la nostra gavetta, poi chissà. Speriamo in futuro di riuscire a produrre qualcosa di nostro», dice Marco Di Gennaro, fondatore e chitarrista dei “In my play”, tribute band dei Coldplay. «Io cerco di seguire la strada delle tribute band per farmi conoscere acusticamente, perchè solo così, cantando pezzi già famosi, posso avere la possibilità di esibirmi- afferma Alex Mità, voce della tribute band "Moday" dedicata ai Modà-. In futuro però vorrei provare a inserire nel repertorio brani miei. Prima o poi mi stancherò di fare il copia e incolla delle canzoni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Noi resteremo insieme una tribute band a vita – afferma invece Gianfranco, bass e vocal degli "Hard As A Rock", tribute band degli AC/DC - . Imitando si riesce ad andar avanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi le tribute band vengono viste come un “lasciapassare” nel campo della musica. In effetti la maggior parte dei locali preferisce accogliere e far suonare gruppi dal repertorio già conosciuto. In pochi accettano il rischio di ospitare cantanti mai sentiti prima. E certe volte si esagera. «Prima le tribute band si formavano per esaltare artisti di un certo calibro che hanno fatto la storia della musica- dice Max del complesso chiamato "La combriccola di Vasco" dedicato appunto a Vasco Rossi -. Oggi invece assistiamo a un continuo assemblarsi di band che copiano di tutto pur di avere un immediato successo. Giusto per fare qualche esempio, ultimamente è stata fondata la tribute band di Checco Zalone e prima c’era anche quella di Toti e Tata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma, va bene proporre musica già conosciuta per muovere i primi passi nel difficile mondo della musica, ma poi se (con la complicità anche dei locali), ci si limita a continuare a copiare, il rischio è quello di buttare il proprio possibile talento dalla finestra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio
I commenti
- Gianni - Sparatevi tutti....dal primo all'ultimo
- nico - E' di una tristezza immensa e voi che copiate pedissequamente un artista, una sola band, siete nient'altro che inutili fotocopie (no sempre ben riuscite, tra l''altro) di musicisti. Ma questo è il livello media dell'ascoltatore italiano, ed è per questo che diventano famosi autori come quelli che avete citato.