di Salvatore Schirone

''Monte rosso'': nel mare di fronte al Fortino c'è una chiesa sommersa
BARI - Che il mare nasconda tesori si sa, ma che possano trovarsi a pochi metri da casa nostra, in pochi ne sono a conoscenza. Non parliamo di antichi vascelli e galeoni con ricchi forzieri, ma di chiese sommerse. 
 
Vicino al molo di Sant'Antonio, di fronte al Fortino, a 200 metri dalla costa barese, la secca conosciuta come "u munde russ" (monte rosso), non sarebbe altro che il risultato dello sprofondamento dello scoglio su cui si ergeva l'antico monastero di Sant'Antonio. Fino all’XI secolo in quel punto sarebbe sorta una piccola chiesa in seguito inghiottita dal terreno carsico sottostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E’ una leggenda che tutti i pescatori conoscono e che viene confermata  da Pasquale Trizio, uno dei principali storici del porto di Bari. «Il fondale è stato esaminato – dice Trizio -. Attualmente del monastero non è rimasta quasi traccia, se non di una cappella eretta su uno scoglio, sul quale si facevano ormeggiare, fin dal '500 le navi che venivano messe in quarantena prima di poter entrare nel porto. La cappella ospitava una statua lignea di Sant'Antonio, che dopo l'affondamento fu salvata e portata nella chiesa nuova, dove è attualmente conservata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
A "Nderr la lanz" i pescatori confermano. Il più famoso di loro è certamente Vito, detto “Vitine Paranze” (nella foto), ora è in pensione e passa le sue giornate nel circolo della Lega Navale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Racconta in dialetto stretto, che traduciamo. «In riva al mare – afferma - una volta c'era la chiesa di Sant'Antonio Abate, piena di tesori preziosi. I turchi tentarono di depredarla ma un improvviso maremoto la sommerse e distrusse tutto. Quello che affiora è la cupola della chiesa. Alcuni dicono pure che di notte si sentono i rintocchi della campana mossa dalle acque e che questo aiuta i marinai a non sbatterci contro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Vito sostiene che anche da terra si possa vedere lo scoglio nei giorni di bassa marea. Stando a pochi passi a sinistra della fontana (vedi galleria fotografica) e guardando in direzione "du Pendìne", il braccio del molo, si può vedere la schiuma dell'increspatura del mare che segnala lo scoglio. Il punto del resto è ben documentato dalle carte nautiche come pericolo non segnalato e la guardia costiera ne dà accurata informazione ai naviganti sul suo sito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Tra gli anziani frequentatori del porto c'è anche Beppe, 65 anni. Conosce molto bene la storia. «Da ragazzi – dice - facevamo il bagno lì (ora invece questa zona è sottoposta a divieto di balneazione ndr). Quando il mare era mosso ci calavamo invece dal versante interno del molo. I miei compagni più grandi facevano le prime esperienze di immersione in quel luogo misterioso e raccontavano le loro piccole esplorazioni nella chiesa sommersa. Il nome "monte rosso" - continua - è il nome di una sorgente che sfociava proprio lì e che probabilmente raggiungeva il monastero. I nostri vecchi dicevano che durante i tempi di siccità (non c'era ancora l'acquedotto) attingevano acqua alla foce di quel torrente sotterraneo che riemergeva proprio vicino al porto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Storie che si intrecciano con altre leggende marinaresche, come quelle delle chiese affondate a Vergalone nel porto di Santo Spirito e nella zona Monacelle di Molfetta. Strane somiglianze tra racconti che affondano le proprie radici nelle scorribande saracene dell'anno 1000.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
In ogni caso, anche se è difficile comprovare l’effettivo valore storico di queste storie, un tesoro da salvare, preservare e tramandare resta: le leggende marinare, ricche di profondo rispetto per il mare, che ancora vivono nel cuore e nelle menti dei nostri vecchi pescatori.


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  • Mario Materia - Bellisssimo pezzo!
  • Roberto D'Alessandro - Ma c'è un libro sull'argomento? Si possono avere le coordinate esatte del luogo per tentare un servizio fotosub?


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