di Marianna Colasanto

Il mondo dei sigari: a Bari un'associazione riunisce gli appassionati della "fumata lenta"
BARI – Quarantacinque baresi che si incontrano per condividere una comune passione: quella per il sigaro e per il “fumo lento”. È questo lo scopo della “Terra di Bari Cigar Club”, sede locale di un’associazione nata nel 1999 che conta ad oggi un’ottantina di gruppi sparsi per l’Europa. Quella del capoluogo pugliese è stata fondata nel 2014 dal 44enne barese Evangelista Pice, attuale presidente, che abbiamo intervistato.  

Quando, come e perché avete deciso di riunirvi in un’associazione?

Per condividere una stessa passione o come si dice in gergo compartir, approfondendo così le nostre conoscenze e ampliando, grazie al confronto, la cultura del tabacco. Nel 2014 eravamo solo un gruppo di cinque amici, oggi siamo diventati 45. Il nostro desiderio è quello di “entrare” sempre più in un  “mondo” che non smette mai di sorprendere e a cui è legata una particolare cura e ritualità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ovvero?

Intanto i sigari vengono custoditi in un apposito bauletto, detto humidor, che permette di conservare il giusto equilibrio tra temperatura e livello di umidità, così da preservarne le caratteristiche organolettiche. Poi nel momento in cui si ritiene che il sigaro sia “pronto”, va tagliata la testa nel modo giusto, per evitare che venga alterato. Deve essere poi acceso perfettamente, perché in caso contrario potrebbe verificarsi una concentrazione eccessiva di nicotina. E infine va fumato: ma lentamente, non come una sigaretta, per apprezzarne appieno il gusto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’associazione che attività svolge?

Organizziamo dei corsi per diventare catador, ovvero maestro conoscitore del sigaro, ma soprattutto programmiamo eventi e occasioni d’incontro in cui degustiamo, gustiamo e fumiamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qual è la differenza tra le tre tipologie di “esperienze”?

La “degustazione” è il momento più formale, dove il sigaro si apprezza in purezza. Si tratta di appuntamenti durante i quali ci si confronta attraverso una descrizione delle caratteristiche sensoriali e organolettiche, caratterizzata da una terminologia universale e da un punteggio finale. Tra una fumata e l’altra ci si sciacqua lingua e palato con acqua frizzante a temperatura ambiente: questo permette di poter percepire appieno il sapore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La “gustazione” prevede invece l’abbinamento tra fumo e l’alcol: quest’ultimo infatti esalta la “bontà” del primo, regalando particolari percezioni. Normalmente si utilizzano distillati quali rum e tequila, ma è possibile anche accompagnare l’esperienza con vini o champagne: l’importante è creare le giuste combinazioni che consentano di esaltare armonicamente sia il tabacco che la bevanda.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine la “fumata”, ovvero l’abbinamento tra sigaro e cibo. In particolare gli alimenti grassi come carne o cioccolato, aumentando la salivazione, permettono di assaporare al meglio le note aromatiche del tabacco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Durante questi incontri quali sigari fumate?

I più pregiati, provenienti dalle collezioni personali dei singoli associati, che mettono a disposizione prodotti difficili da reperire che possono valere anche centinaia di euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il valore economico da che cosa è dato?

Sicuramente dalla qualità, ma anche dalla sua disponibilità. Ad esempio un cubano come il “Cohiba Behike” vale tanto perché rarissimo: la sua miscela dei tabacchi infatti non può più essere riprodotta, visto che quelle foglie non vengono coltivate più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A proposito di Cuba: perché i sigari provenienti dal paese caraibico sono considerati i migliori?

Ha a che fare con le caratteristiche del terreno e del clima, che sono unici e forniscono una materia prima di alto livello. E poi c’è la realizzazione: nella maggior parte dei casi è fatta totalmente a mano, rispetto al resto del pianeta dove avviene soprattutto con le macchine. Anche se in realtà non esiste un prodotto più buono dell’altro: nel nostro mondo infatti si dice che il miglior sigaro è quello che ancora deve essere fumato.


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  • Fiorella - Anche questo articolo è stato per me una nuova scoperta. Non avrei mai immaginato che fumare un sigaro richiedesse tante attenzioni. Ma soprattutto tanta conoscenza. Grazie.


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