di Angela Pacucci

Guscio, cape ggnore, occhiata e lutrina: ecco il pesce bianco e da "fornacella" di Bari
BARI – Ad aprile migliaia di baresi sono accorsi al porto per l’inaugurazione di una “mostra” di pesci: un’occasione più unica che rara per ammirare alcune delle tante specie di animali che vivono in mare. Già perché è dal 2008 che nel capoluogo pugliese manca un acquario pubblico, tristemente chiuso da 10 anni dopo essere stato visitato da generazioni di cittadini sin dal 1965.

Un peccato, perché è proprio quello l’unico modo per conoscere da vicino la fauna marina, dato che non tutti hanno il tempo, la salute e l’età (vedi i bambini) per potersi immergere facendo snorkeling. Il rischio, in assenza di un acquario, è quello di poter conoscere “il popolo dell’Adriatico” solo quando è già sul bancone di un pescivendolo: di fatto, morto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In attesa che la città (che sta perdendo il contatto con il proprio mare) riesca a compensare questa lacuna, abbiamo deciso di descrivere e “narrare” le principali specie che vivono davanti al litorale barese, quelle "made in Bari", che rappresentano parte della cultura del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così dopo avervi illustrato i "frutti di mare", i crostacei e i molluschi e i pesci da riva e da “ciambotto”, oggi vi parleremo dei principali “pesci d’acqua alta”, che è più facile ammirare facendo una nuotata leggermente più al largo, ma sempre a basse profondità. (Vedi anche foto galleria)

Si tratta di specie molto ambite, vista la prelibatezza delle loro carni. Alcuni (quelli dai colori più chiari) vengono chiamate genericamente “pesce bianco” e sono di solito adatti per essere cucinati arrosto, sulla “fornacella”.

Nelle schede (compilate grazie all’aiuto del 33enne biologo marino Michele De Gioia), abbiamo indicato per i vari animali il loro “soprannome” barese, il nome comune e quello in latino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Sarago Maggiore, il Pizzuto, il “Cape Ggnore” e la “Sbarretta” (Diplodus sargus, puntazzo, vulgaris e annularis)Il sarago è il “re” dei “pesci bianchi” di Bari, presente a tutte le profondità e in tutte le dimensioni.  A seconda della grandezza si cucina a “brodetto”, al forno o arrosto.

Quattro sono le principali specie: il maggiore, il pizzuto, il fasciato (detto “cape gnor”) e lo sparaglione (detto “sbarretta”). Il primo ha il corpo ovale ed alto, più arcuato dorsalmente e compresso lateralmente. La colorazione è argentea con sfumature gialline e presenta una macchia nera sul peduncolo caudale.

Il pizzuto invece si distingue per la forma del muso che è molto acuminata, il profilo caratteristicamente incavato, il muso lungo ed appuntito e soprattutto per le strisce verticali sui fianchi che sono molto marcate. Non ha l’abitudine di rintanarsi (come il “maggiore”) e nemmeno di aggregarsi in branco (come il “fasciato”): è un pesce solitario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi il famoso sarago fasciato, detto "cape ggnore" perché presenta sul corpo di color argento due ampie fasce verticali nere, una nella parte caudale e una appunto attorno alla testa. Ha corpo ovale e alto, compresso lateralmente. Spesso si sposta in gruppi di parecchie decine di esemplari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine lo sparaglione, detto “sbarretta” (o “sbarrone” se più grande). E’ comunque la più piccola tra le quattro specie visto che non supera mai i 15 centimetri di lunghezza. La colorazione è giallo dorata sul dorso con delle strisce nerastre verticali, che sono più o meno nette e possono anche non esserci. E' caratteristica la macchia nera sul peduncolo codale, che dà il nome latino annularis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’occhiata (Oblada melanura) -  Simile al sarago, l’occhiata ha un corpo più affusolato e soprattutto due occhi molto più grandi (da qui il nome). E' una specie gregaria e forma banchi molto fitti. Di solito non supera mai i 20-30 centimetri di lunghezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La vopa (Boops boops) - E' facile distinguere questo pesce quando si è in acqua, visto che spesso nuota quasi in superficie. Ha un corpo oblungo, fusiforme poco compresso lateralmente ed è coperto da squame robuste e relativamente grandi. La colorazione è gialla verdastra con riflessi metallici nella parte dorsale. Il nome scientifico è legato alla sua voracità (aggredisce anche le meduse) e quindi al suono omatopeico che richiamerebbe il suo morso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’orata (Sparus aurata) – Insieme alla spigola l’orata è il pesce più prelibato, quasi privo di lische e utilizzato ampiamente sulle tavole di tutta Italia. La sua forma è ovale, il profilo tondeggiante con la mascella superiore lievemente più avanti della mandibola. La colorazione normalmente è grigio azzurrognola e una fascia dorata caratteristica si trova sul muso e unisce i due occhi. Questi particolari distinguono l’orata “di mare” da quella “di allevamento”, dal colore più scuro e nella quale il dorato quasi scompare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La spigola (Dicentrarchus labrax) -  Il corpo è oblungo, il colore generalmente argenteo, anche se dorsalmente grigio-nerastro e ventralmente bianco. La spigola spesso segue le correnti di acqua più dolce, essendo una specie “eurialina”, cioè capace di sopportare notevoli variazioni del grado di salinità. Essendo molto curiosa spesso sott’acqua si avvicina all’uomo e infatti viene pescata con la tecnica “dell’aspetto”, ovvero semplicemente attendendo che si faccia avanti verso il fucile puntato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

“Il Guscio” – (Mormora - Lithognatus mormyrus) – Il più pescato a Bari a settembre, mese in cui il guscio raggiunge le dimensioni più grosse. Vive quasi sempre a stretto contatto con fondi sabbiosi. Ha un corpo allungato ed ellittico con colorazione grigio argentea e presenza di 10-14 strisce verticali bruno-nerastre di grandezza variabile. È un pesce molto longevo: può vivere fino a 12 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

“La Lutrina” (Pagello Fragolino - Pagellus erythrinus) – In italiano questo tipo di pagello si chiama fragolino perché il suo colore tende al rosa.  Ha un corpo ovale, la testa non molto grande e il muso  appuntito.  È prevalentemente notturno.

Il “Cefalo con l’orecchino” - (Cefalo dorato - Liza aurata) -  Sono numerose le specie di cefalo (perlomeno sei), ma il dorato è uno dei più diffusi sulle coste baresi, oltre a essere sicuramente quello più ambito, visto che le sue carni non danno di fango. Si riconosce per una larga macchia dorata presente sull’opercolo che pare quasi un orecchino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Salpa (Sarpa salpa) Né “pesce bianco”, ma nemmeno “ciambotto”, la salpa pur essendo molto presente nel mare di Bari (anche sotto costa) non è molto cacciata. La sua alimentazione è infatti prevalentemente erbivora e quindi fondamentalmente le sue carni danno di alghe. Tutto il corpo è attraversato da 8-12 strisce longitudinali giallo-dorate. Si muove in fitti banchi molto numerosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Triglia di scoglio (Mullus surmuletus) È facile trovare questo pesce sui fondali, anche bassi, mentre cerca di procacciarsi cibo muovendo continuamente i suoi barbigli, due appendici che si diramano dalla bocca. Molto ambito sulle tavole (sin dai tempi dei Romani), si differenzia dalla triglia di fango per l’ambiente in cui vive e per il colore rosso molto più marcato. Può arrivare anche a 45 centimetri di lunghezza e superare il chilogrammo di peso.

L’Ombrina e la Corvina (Umbrina cirrosa e Sciaena Umbra ) – Entrambi appartenenti alla famiglia degli scienidi, questi due animali molto simili si differenziano per l’habitat in cui vivono (la prima sui fondali sabbiosi, la seconda al contrario su quelli rocciosi densi di grotte e spaccature). Per quanto riguarda l’aspetto, l’ombrina è più allungata e ha una colorazione sul grigio metallico, al contrario della corvina che è brunoscura con riflessi dorati. Cala Corvino a Monopoli deve il suo nome dalla massiccia presenza di esemplari di questi pesci. 

(Vedi galleria fotografica)


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