di Marco Gay

Rosa Marina: quel villaggio degli anni 60 divenuto il "buen retiro" estivo della borghesia barese
ROSA MARINA – Una località turistica affacciata sull’Adriatico, tra Torre Canne e Villanova, fondata negli anni 60 e col tempo divenuta una vera e propria colonia estiva barese. È il villaggio privato di Rosa Marina, buen retiro della borghesia del capoluogo pugliese, composto da circa 1500 villette con giardino e 22 km di stradine interne oltre che da spiagge, campi sportivi, area fitness, piscina e tanto altro. (Vedi foto galleria)

Situata nel territorio di Ostuni, in provincia di Brindisi, Rosa Marina è immersa nel Parco naturale regionale Dune costiere e “possiede” in linea d’aria 1600 metri di costa nel tempo diventati, nonostante le numerose proteste, sempre più inaccessibili per i non consorziati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua storia è parecchio interessante e inizia nel secondo dopoguerra con due uomini inglesi. Si trattava dei facoltosi Mr. Gaspar e Mr. Lubin, che decisero di investire nel tacco d’Italia quando il Regno Unito, in procinto di riorganizzare il Commonwealth secondo gli equilibri stabilitisi alla fine del conflitto, offrì a centinaia di funzionari un prepensionamento accompagnato da generose liquidazioni. I due britannici speravano insomma che tutti i burocrati abituati a vivere nei protettorati di Sua Maestà nelle zone equatoriali preferissero ricollocarsi in altri posti soleggiati e caldi, come per esempio il territorio di Ostuni, piuttosto che tornare nella piovosa madrepatria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’inizio degli anni 60 comprarono così dall’ingegner Rodio, un notabile del posto, una proprietà di 138 ettari. La terra comprendeva una strada asfaltata che la divideva in due parti, tre lame e due masserie: la fatiscente “Rosa Marina piccola” (poi demolita per costruire un resort) e la poderosa “Rosa Marina grande”, vecchia dimora padronale dei Rodio ancora esistente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I due affaristi faticarono però a trovare acquirenti a loro volta, rischiando di perdere del tutto le risorse investite. A questo punto entrò in scena il 40enne Max Schachter, proprietario di origini austriache di una società immobiliare di Toronto. L’uomo intuì le potenzialità del terreno e acquistò il diritto del contratto sottoscritto tra gli inglesi e Rodio per poi affidare a Franco Fanuzzi, emergente costruttore brindisino, l’edificazione delle prime tre ville campione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell'aprile 1963 si svolse la cerimonia della posa della prima pietra del villaggio “Rosa Marina Estates”, con le citate tre ville campione terminate frettolosamente in 35 giorni. Cinque mesi dopo Schachter organizzò il primo volo pubblicitario con i giornalisti dei maggiori quotidiani londinesi: vennero apprezzati il sito e la natura circostante ma c’erano perplessità riguardo allo stile e l’architettura degli edifici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ciononostante, già alla fine dell’anno arrivarono ordinazioni di svedesi, tedeschi e inglesi, mentre nei primi mesi del 1964 ebbe inizio la costruzione di 60 ville commissionate all’impresa “Bitonto-Annicchiarico” di Brindisi. Inizialmente l’aspetto del villaggio era abbastanza desolato: non c’era acqua corrente, per l’energia elettrica si impiegava una rete di allaccio e le strade erano rappresentate da percorsi di campagna in terra battuta, mentre il territorio appariva brullo, fatta eccezione per gli ulivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a partire dal 1967 cambiò tutto. Le ville divennero 200, anche se sul mercato straniero le vendite procedevano a rilento. L’apertura del ristorante Rodos, animato dalla presenza di conigliette inglesi di Playboy, attirò però l’interesse dei pugliesi facoltosi e in particolare della borghesia barese. Questa, che storicamente aveva innalzato le proprie sedi di villeggiatura nelle campagne del capologuogo pugliese, iniziò in quegli anni a guardare con interesse alle illibate spiagge a sud di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli anni tra la fine dei 70 e l’inizio dei 90 furono infatti per Rosa Marina un periodo d’oro: nacquero i servizi della Piscina 80, del Grand Hotel (ora Resort), della Masseria e del Pontile. Il boom economico spinse enormemente le costruzioni, facendo schizzare alle stelle le quotazioni degli immobili, ancora oggi molto elevate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«La nostra villa fu acquistata da mio padre, che oggi non c’è più, nel 1980 – rammenta la 78enne Maria Assunta . Ci passavamo l’intera estate con parenti e amici: le persone più anziane si rilassavano e i bambini andavano al mare e si divertivano tutto il tempo. Questo villaggio mi ha sempre dato una sensazione di calore, di sicurezza e tranquillità, essendo chiuso all’esterno e ai suoi “pericoli”, anche se negli ultimi anni è diventato molto più caotico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Effettivamente Rosa Marina è divenuta sempre più grande: al suo interno si è costruito a dismisura e in agosto vengono toccate le 8mila presenze.

Oggi vi si accede oltrepassando uno dei sei varchi di ingresso al villaggio, tutti presidiati. Un cartello posto all’entrata recita: «L’ingresso è consentito solo ai consorziati». In realtà, secondo il regolamento ufficiale del villaggio, l’accesso sarebbe permesso anche «ai membri delle comunità esterne, esclusivamente per il godimento dei beni liberi del demanio marittimo». La questione è infatti da sempre molto dibattuta, visto che le leggi che obbligano a consentire il libero accesso alle spiagge si scontrano con la volontà dei consorziati di rendere arenili, strade e aree verdi il più possibile “esclusive”.

Torniamo al nostro viaggio. Oltrepassiamo le sbarre d'ingresso per percorrere uno dei caratteristici vialetti stretti e verdeggianti chiamati con i nomi propri di persona (Gabriella, Gemma, Gelsomina), che ci conduce a un campo di tennis e alla zona Consorzio. La “cittadina” è infatti divisa in due aree (Consorzio e Cala) gestite da due enti diversi e i cui amministratori vengono eletti ogni tre anni.

Alle spalle di questa zona ecco un palco adibito agli spettacoli serali e più avanti la zona fitness, ovvero un ampio giardino chiuso con un cancello. Superando un sottopassaggio ci ritroviamo in un parcheggio di colorati taxi e bus elettrici, con i conducenti in attesa dei bagnanti da portare in spiaggia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di dirigerci verso il litorale passiamo per la zona più commerciale del posto: qui sorgono un supermercato, una gelateria, un’edicola, la guardia medica, una boutique e un ristorante. Giungiamo quindi, pochi metri più avanti, in un’altra area dove si susseguono una farmacia, una macelleria, due panifici e lo storico e sempre aperto Bar Valentino.

Attraverso il lungo viale intitolato a Schachter arriviamo infine in una delle spiagge: stiamo parlando del Capanno, ampia zona sabbiosa con un’area libera e un’altra attrezzata con ombrelloni, lettini e servizio di salvataggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli arenili rosamarinesi sono in tutto sei, tutti diversi tra loro. Partendo da nord si passa dalle calette piccole e scogliose di Cala al coreografico Boschetto, dalla ampia e movimentata Rodos alla stretta Lambertiana, finendo con le chiare sabbie del Capanno e del Pontile, quest’ultimo riservato agli ospiti dell’Ostuni Rosa Marina Resort, un hotel a 4 stelle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutti gli arenili sono comunque accomunati dal cristallino ma spesso agitato mare dell’alto Salento e da una fitta vegetazione: cespugli di salicornia e di sparto pungente, gramigna o santolina. La macchia mediterranea e la sabbia si fondono formando le speciali dune di Rosa Marina, modellate dal frequente maestrale. Questi paradisi naturali si intervallano poi a bar-ristoranti sempre molto frequentati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo indietro e prendiamo questa volta la direzione di Cala: superiamo i resti arrugginiti di una sbarra divisoria che fino ai primi anni 90 separava l’area dal Consorzio e arriviamo in un’ampia piazza con attività commerciali ospitate da caseggiati a un piano. Seguendo un vialetto ci immergiamo in una sorta di labirinto detto “kasbah” che ci conduce in due diversi spiazzi chiusi, uno dei quali ha un’aria quasi caprese con i suoi tavolini sparsi tra gli edifici bianchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguendo verso l’uscita del villaggio, passiamo infine davanti a una chiesetta all’aperto immersa in un boschetto e costituita da un arco asimmetrico con altare e vari posti a sedere. Un luogo frequentato durante tutto l’anno dai pochi residenti di Rosa Marina: un centinaio di persone che vive nella quiete per nove mesi, in attesa che il villaggio venga letteralmente invaso durante la calda estate pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Marco Gay
Scritto da

Lascia un commento
  • Maurizio - Bravo Marco interessante!!👏🏻👏🏻


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)