Cripte, affreschi, chiese e sepolcreti: alla scoperta dell'antica Monopoli sotterranea
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venerdì 22 ottobre 2021
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di Giancarlo Liuzzi - foto Adriano Di Florio
Il nostro viaggio parte da piazza Garibaldi, nel cuore della città vecchia, lì dove svetta la facciata del cinquecentesco edificio che accoglie la Biblioteca civica Prospero Rendella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla destra dell’ingresso principale si apre un corridoio a volte in pietra che conduce nella sala lettura. Ed ecco, oltre i tavoli e le librerie, fare subito mostra di sé una lastra litica con un affresco del XIV secolo raffigurante la Madonna col bambino. Quest’ultimo è stato rinvenuto nel 1954, durante alcuni scavi che hanno riportato alla luce una necropoli e un ipogeo posti proprio al di sotto dell’ambiente in cui ci troviamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo quindi al sottosuolo utilizzando una scala in ferro che ci permette l’accesso in una serie di ambienti dove si distinguono zone in muratura unite a parti scavate nella roccia. Sono i resti della chiesa di Santa Maria in Portu Aspero, anche se alcuni studiosi la identificano come San Nicola o San Clemente. Il toponimo rimanda alle vicine scogliere aguzze che rendevano difficili gli approdi delle navi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edificio, che probabilmente inglobava una precedente chiesa rupestre, viene già menzionato nel 1180 tra i possedimenti del monastero di Santo Stefano situato sul litorale a sud del centro. Attorno alla cappella furono rinvenuti anche resti di abitazioni e un fitto sepolcreto utilizzato dal VII al XIV secolo. Notiamo infatti una serie di sarcofaghi e tombe intervallate dalle fondamenta di antiche fortificazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo in superficie e ci spostiamo di poche decine di metri sino a giungere davanti alla medievale chiesa di Santa Maria degli Amalfitani. L’interno conserva l’impianto a tre navate e absidi di stile romanico e gli altari e decori del periodo barocco. Ma a noi interessa ciò che si cela al di sotto del pavimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una scala in pietra ci porta così nella cripta di Santa Maria degli Amalfitani, una delle chiese rupestri più antiche di Monopoli, scoperta durante la ristrutturazione dell’edificio superiore avvenuta negli anni 30 del 900. Si racconta che sia stata scavata nel 1059 come voto alla Vergine da marinai campani scampati a un naufragio, inglobando precedenti siti religiosi dedicati a San Basilio o a San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci ritroviamo così in un suggestivo e ampio ambiente sotterraneo a pianta trapezoidale con soffitto in pietra viva e pareti sulle quali si aprono una serie di archi che racchiudono vani quadrangolari. La cappella un tempo era completamente affrescata, come ricordano alcuni frammenti di dipinti murari del XIII secolo sopravvissuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul soffitto permangono però decorazioni realizzate tra la fine del 600 e l’inizio del 700: raffigurano episodi riguardanti la vita della Vergine. Si possono scorgere più medaglioni dai colori accesi raccordati da cornici con girali, volute e conchiglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al di sopra dell’ara centrale è esposta una tela seicentesca copia dell’antica raffigurazione della Madonna col Bambino il cui disegno si trovava in origine sulla parete. Mentre un secondo altare in pietra è posto solitario in una nicchia. Poniamo infine l’attenzione sulla vecchia targa che ricorda l’edificazione della chiesa e poi su lapide in latino con dediche religiose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche questo sotterraneo nel 700 divenne un sepolcreto, di cui oggi è possibile scorgere le tombe ad arcosolio e le fosse più comuni scavate nel pavimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che raggiungere la terza tappa del nostro tour. Attraversiamo così il centro storico per arrivare dinnanzi alla sontuosa Cattedrale di Maria Santissima della Madia: un tempio che sorge su un’area abitata sin dall’età del bronzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo a questo mondo sotterraneo da un ingresso laterale del duomo, accompagnati dai responsabili di “Pietre Vive”, associazione che si occupa delle visite al luogo. Ed eccoci quindi all’interno di larghi ambienti a volta collegati tra loro con passerelle in legno sovrastanti i millenari ruderi archeologici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riconosciamo tombe altomedievali, romane, ellenistiche e messapiche. In una di queste fu ritrovata una trozzella, un vaso in bronzo caratteristico della Messapia oggi conservato in una teca. Sul pavimento sono anche presenti alcuni fori circolari: rappresentano delle “buche da palo” scavate per fissare quelle capanne utilizzate dai primi abitatori della zona sin dal XV secolo avanti Cristo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’area nasconde però anche le rovine di diverse strutture religiose costruite nel corso dei secoli. Ad esempio scorgiamo ciò che rimane della cattedrale romanica di Romualdo: prende il nome dal vescovo che la fece costruire nel 1107 probabilmente su un antico tempio pagano dedicato al culto di Maia e Mercurio.
Dell’edificio, demolito nel 700 per far posto all’attuale cattedrale barocca, sono visibili l’abside, una colonna inglobata in un muro e l’archivolto che un tempo adornava la facciata. Oltre a un raffinato architrave istoriato che collegava all’adiacente chiesa (anch’essa scomparsa) di San Cataldo. Quest’ultimo, realizzato nel XII secolo, narra la morte e la resurrezione di Cristo attraverso cinque riquadri animati da personaggi e figure bibliche.
Proseguiamo ora attraverso un varco scavato tra le mura per raggiungere un ultimo ambiente chiuso da un’elegante cancellata. Colpiscono qui i due inquietanti manichini ricoperti da una tunica bianca che copre anche il loro capo. Sono gli originali abiti indossati dai membri della Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, che qui aveva sede in passato.
Come per le chiese del Purgatorio (vedi la monopolitana Santa Maria del Suffragio) anche in questo luogo probabilmente era praticato un processo di “mummificazione” per gli esponenti più importanti della comunità religiosa.
Ne sono la prova le due vasche dove i defunti erano appoggiati e lasciati “colare” fin quando i liquidi corporei abbandonavano lo scheletro. I Corpi venivano poi esposti all’interno di quelle nicchie che vediamo scavate nelle pareti di questa cripta, simbolo dell’antica Monopoli sotterranea.
(Vedi galleria fotografica)
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