Chiese, palazzi e torri: alla scoperta della suggestiva piazza dei Martiri di Acquaviva
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mercoledì 24 luglio 2019
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di Annalisa Martielli - foto Valentina Rosati
Costeggiando la villa comunale, si entra direttamente in piazza dei Martiri, che funge da ingresso della città vecchia. Il largo, un tempo chiamato “delle Beccherie”, deve il suo nome al triste episodio del 31 marzo del 1799, quando alcuni repubblicani furono bruciati vivi dai “sanfedisti” assieme all’albero della libertà che avevano piantato in nome della rivoluzione.
La piazza ci appare come uno spazio rettangolare con il pavimento ricoperto di chiare basole di pietra calcarea, che sono andate a sostituire le vecchie e malmesse “chianche”. Il restyling ha anche previsto l’installazione di lampioni e fioriere che rendono l’insieme più accattivante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma a catturare l’attenzione sono i notevoli edifici che circondano l’area, tutti costruiti durante il 500, epoca in cui il paese era signoria dei duchi d’Atri Acquaviva d’Aragona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il primo che visitiamo è la Concattedrale di Sant’Eustachio, ultimata nel 1594 sui resti di una chiesa normanna del XII secolo, il cui campanile svetta sulla parte posteriore. La facciata principale a cuspide tripartita e divisa in due ordini (il primo corinzio e il secondo dorico) è di ispirazione rinascimentale sebbene conservi elementi di stile romanico pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il prospetto termina con un’ampia quinta triangolare: sui tre vertici sono collocate delle sculture raffiguranti San Pietro e San Paolo ai lati e la Madonna con il Bambino al centro. Spiccano l’elegante rosone e l’archivolto, arricchito da un bassorilievo in pietra rappresentante la conversione di Sant’Eustachio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta che entrare. Dopo aver fiancheggiato due leoni posti ai lati del portale, ci ritroviamo in un ambiente a tre navate decorato da marmi e stucchi. L’impianto è di ispirazione romanica, con uno schema longitudinale a croce latina e coro a gradoni, rinascimentali sono invece le sequenze degli archi che convogliano il peso delle murature, delle volte e delle coperture. L’altare maggiore, dedicato alla Vergine di Costantinopoli, e l’abside semicircolare, fronteggiano il grande organo a canne costruito nel 1905 da Carlo Vegezzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso una scala accediamo alla notevole e preziosa cripta: ha forma di parallelogramma coperto da ventiquattro volte a crociera sostenute da quattordici colonne marmoree di ordine ionico. Addossati al muro posteriore ci sono tre pregevoli altari: su quello centrale del 1693, dedicato al Santissimo Sacramento, risalta un tabernacolo in argento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo ora fuori dalla cattedrale, per soffermarci sul bianco edificio in stile neoclassico costruito a ridosso della chiesa e collegato a essa attraverso due porte. È il Palazzo Vescovile, del 1858, opera dell’architetto bitontino Luigi Castellucci: custodisce l’archivio e la biblioteca della diocesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E di fronte al fabbricato ecco l’altro capolavoro della piazza: Palazzo de’ Mari, che prende il nome dalla famiglia che nel 1664 decise di costruire il fabbricato sui resti del preesistente castello normanno. Lo stabile, oggi sede del Comune, si presenta con una monumentale facciata con portale di accesso ad arco a tutto sesto e coronato da un frontone mistilineo. Spicca il profondo loggiato con volte a crociera nel livello superiore e le numerose maschere apotropaiche che arricchiscono il perimetro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il portone conduce a un’ariosa corte interna, in cui spicca una maestosa scalinata contenuta in un volume caratterizzato da sei arcate disposte su due livelli, le cui tre superiori vanno a costituire un loggiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciti dal palazzo, fiancheggiamo i resti della “cresta” dell’antemurale del fossato che circondava l’antico castello, per andare poi ad ammirare da vicino la Torre dell’Orologio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di una struttura realizzata nel 1559 per fungere da palazzo del sedile. Completamente restaurata nell’800, si presenta distinta in tre livelli sovrastati da un arco campanario abbellito da due vasi etruschi. Il terzo piano accoglie due coppie di colonne tuscaniche e il quadrante di colore azzurrognolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La torre è preceduta da una scultura in acciaio: raffigura un moderno e stilizzato “albero della Libertà”, quello che un tempo si stagliava su questa splendida piazza, orgoglio di un intero paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Annalisa Martielli
Annalisa Martielli
Foto di
Valentina Rosati
Valentina Rosati