di Carlo Maurantonio - foto Antonio Caradonna

Bari, il triste abbandono del ''campo Matarrese'': ex tempio del calcio giovanile
BARI - Era il tempio delle squadre giovanili del Bari, ma oggi giace tristemente abbandonato all’incuria e in balìa dei vandali. Parliamo del cosiddetto "campo Matarrese", la struttura sportiva del quartiere Japigia realizzata nei primi anni 80 e chiusa definitivamente nel 2014, l'anno in cui appunto la famiglia Matarrese, storica proprietaria della maggiore compagine di calcio cittadina, decise di lasciare il club con il "celebre" autofallimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da allora il complesso è finito nell'oblio e ora risulta difficile capire anche a chi appartenga. «Non lo possediamo più noi ma un'azienda con la quale abbiamo collaborato in passato - spiega Salvatore Matarrese, nipote dell'ex patron Vincenzo e dirigente dell'omonima impresa di costruzioni -. Di quest'ultima non ricordo il nome, ma so per certo che custodisce i terreni di gioco in attesa che qualche investitore esterno si offra di rimetterli a nuovo. E al contrario di quanto pensano in molti non c'è nessun progetto di lottizzazione: la destinazione d'uso di quell'area rimarrà invariata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di sicuro il campo non è passato nelle mani della Fc Bari, la società che ha raccolto l'eredità della vecchia As Bari. «Quel bene non è stato oggetto della procedura di fallimento di quattro anni fa - fa sapere l'ufficio stampa della nuova proprietà -. Faceva infatti parte della ditta dei Matarrese, non del Bari calcio. Quanto ai nuovi gestori dunque non abbiamo idea di chi siano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nostra ricerca prosegue ma non dà i frutti sperati. «Non so chi si occupi dell'impianto - riferisce l'assessore allo sport Pietro Petruzzelli - visto che non è comunale». «Neanche noi abbiamo informazioni a riguardo - aggiunge la sede locale del Coni - e al pari della Figc non possiamo esservi d'aiuto, visto che non controlliamo nessuna struttura del genere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci è restato quindi che andare a visitare senza accompagnamento questo centro sportivo, un tempo frequentato da promettenti calciatori: uno su tutti Antonio Cassano

Percorriamo la lunghissima via Gentile in direzione sud fino al punto in cui la strada si restringe, trasformandosi in complanare che costeggia sulla destra la tangenziale. Da qui in poi proseguiamo su un rettilineo lungo circa 800 metri prima di arrivare a destinazione: l'entrata principale del complesso, costituito da un grande cancello grigio, appare sulla sinistra. (Vedi foto galleria)

L'ingresso è però chiuso da un grosso lucchetto: siamo costretti dunque a guidare per un altro centinaio di metri fino alla rotonda che immette sulla sinistra in via Fratelli Prayer, per poi svoltare nuovamente a sinistra in via Mimmo Conenna. Lasciamo qui l'auto, osservando attorno i nuovissimi edifici dell'adiacente rione Sant'Anna in fase di costruzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi sul lato opposto dell’entrata sbarrata. Attraversiamo a piedi uno spiazzo colmo di pietre e giungiamo sul retro dello stadietto, protetto da un muro. Ma appoggiata alla parete c'è una scala in legno, grazie alla quale riusciamo ad accedere agevolmente al campo in erba sintetica, entrando da un grosso buco nella rete di protezione. (Vedi video)


Il manto dell'ex casa del Bari Primavera appare tutto sommato in condizioni accettabili, anche se in alcuni punti è stato squarciato dalle sterpaglie. Le linee sono ben visibili, le porte sono rimaste al loro posto (anche se prive delle reti) e dalle gradinate sono stati portati via solo i seggiolini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci avviamo verso la porticina in ferro verde posizionata all'altezza del centrocampo: la attraversiamo e ci ritroviamo così di fronte alla piccola tribuna in cemento, al di sotto della quale notiamo quattro entrate. Le prime due a sinistra sono quelle degli spogliatoi, le uniche ad aver resistito ai tentativi di apertura forzata dei vandali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quella centrale invece è completamente spalancata e immette nell'infermeria. Qui dentro la confusione regna sovrana: sparsi qua e là ci sono mobiletti che contengono le cartelle mediche dei giocatori e alcune confezioni di integratori scaduti. Su una parete balza all'occhio la vetrina rotta che un tempo conteneva un defibrillatore, su un'altra pendono dei cavi elettrici blu. Ci accorgiamo anche di un calendario fermo al novembre del 2013, testimonianza del fatto che da queste parti il tempo si è "fermato".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso l'ultimo ingresso a destra, anch'esso violato, ci introduciamo in quella che era una piccola palestra. L'ambiente è completamente spoglio, se si eccettua quel che resta di un vecchio attrezzo per gli esercizi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo e ci facciamo largo tra vegetazione spontanea, pezzi di tubi, sedie rotte e vecchi cartelli recanti il galletto, simbolo della squadra biancorossa. Siamo pronti per salire finalmente sugli spalti, da dove ammiriamo il verde intenso dell'"arena" sulla quale si sfidavano i futuri campioncini. Scendiamo e dopo aver dato un'occhiata al campetto secondario, anch'esso puntellato da piante invadadenti e sedie danneggiate, non ci resta che andare via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad attenderci fuori c'è Lorenzo, 24enne del luogo che vive in una delle ville adiacenti al “Matarrese”. «Sono cresciuto guardando gli allenamenti del vivaio del Bari e collezionando diversi palloni che per sbaglio finivano dentro la mia casa - racconta il giovane -. Ogni tanto il custode suonava il citofono per farseli restituire, ma alcuni ho preferito tenerli come ricordo. Adesso il campo è frequentato solo da qualche gruppo di ragazzini che viene qui a svagarsi scavalcando la recinzione. Ogni due mesi vedo anche qualcuno che apre il cancello, controlla che sia tutto “a posto” e va via: poi il silenzio torna a imperare incontrastato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita al “Campo Matarrese”:



 


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