di Katia Moro

Ritrovate su internet 4 monete coniate a Ceglie del Campo: sono del III secolo a.C.
BARI – Abbiamo già parlato dei tesori archeologici che cela Ceglie del Campo, quartiere della periferia sud di Bari dalla storia più antica di Roma. E abbiamo anche sottolineato come siano tanti i reperti ad essere scomparsi nel nulla, finiti chisssà come nelle mani di privati e magari poi riemersi all’altro capo del mondo, come avvenuto qualche mese fa in una mostra al Getty Museum di Los Angeles, quando sono stati esposti alcuni vasi dell’antica Kailia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il fenomeno è facilmente spiegabile se si pensa che in Italia il concetto di inalienabilità dei beni culturali appartenenti allo Stato è stato formulato per la prima volta con la legge Bottai del 1939. Prima di allora, a partire dai primi scavi archeologici iniziati nel 1700, qualunque privato che si fosse trovato in possesso di monete, vasi, gioielli e utensili, rinvenuti spesso all’interno delle necropoli, poteva tranquillamente divenirne il proprietario e rivenderli a proprio piacimento. D’altra parte lo stato di abbandono in cui tuttora versa buona parte della zona di interesse archeologico a Ceglie del Campo, fa supporre che anche a seguito dell’istituzione del ministero dei Beni culturali e della promulgazione del primo Codice sulla tutela, molte importanti testimonianze storiche siano state trafugate, sottratte al controllo degli enti preposti e spesso vendute a ricchi offerenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra gli antichi manufatti scomparsi ci sono anche numerose monete, coniate a Ceglie (che aveva una sua Zecca) e risalenti al III secolo a.C. Se ne è sempre parlato nei libri, ma finora nessuno da queste parti ne aveva mai vista una con i propri occhi. “Finora”, perché grazie all’appassionato di numismatica Geremia Balice, 70enne presidente della “Pro loco Kailinon Peuceta”, alcuni di questi “mitici” reperti sono recentemente riusciti finalmente a ritornare a casa. (Vedi foto galleria)

Geremia si è infatti messo alla ricerca delle monete cegliesi, sino a quando è riuscito a trovarne quattro su internet, esposte e acquistabili tramite un’asta online. Incanto a cui l’uomo ha deciso di partecipare, riuscendo ad assicurarsele, pagandole in tutto 800 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Solo sei città in Puglia coniavano monete d’argento e di bronzo. Monete che avevano vari valori: obolo, diobolo, once, biunce e semunce. In genere si trova su una faccia il ritratto della divinità protettrice o di un eroe leggendario e dall’altra un simbolo della città, come l’aquila, un trofeo, un toro, una lira o un vaso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Parliamo di manufatti che potrebbero costituire non solo una preziosa fonte storico-artistica ma anche un bene da rivalutare e su cui reinvestire culturalmente – dichiara il 38enne Giuseppe Laricchia  presidente dell’associazione culturale “Kailia” -. I numismatici hanno catalogato per Ceglie ben 25 esempi di moneta, di cui otto in argento e diciassette in bronzo. La città di Bari invece (l’antica Barium che all’epoca era soltanto un porto), coniava solo in bronzo e la moneta più antica è datata 268 a.C., mentre per Ceglie si risale al 330-320 a.C. all’incirca. In tutte le trattazioni di monete antiche dal 1800 ad oggi è presente Caelia, poiché la sua catalogazione è una delle più importanti e vaste».   


E a questo punto la nostra guida Giuseppe ci invita a percorrere la via comunemente detta “delle monete”, quella che conduceva all’antica Zecca o “vecchio conio” e puntellata da mascheroni apotropaici presenti su antichi palazzi che riproducono le effigi anticamente incise sulle monete locali come un toro, che rimanda al mito del Minotauro, una baccante invasata dal dio Dioniso e anche due eroici diòscuri che fungono da maniglie di un antico portone. Proseguendo lungo quella che si dice sia l’antica via Minucia, parallela e precedente alla via Traiana giungiamo al luogo in cui sorgeva la Zecca, oggi ricordata solo dall’esistenza di una formella in pietra riproducente un’aquila su un sole o obolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa stessa effigie la ritroviamo su una delle monete che ci mostra Geremia, ospitandoci all’interno della sede della pro loco dove custodisce gelosamente i suoi tesori. L’uomo ci spiega come è riuscito a procurarsi le monete. «Su internet spesso vengono organizzate vendite per appassionati di monete antiche – dichiara -. Io ho quindi inserito alcune parole chiave e mi sono messo alla ricerca di monete cegliesi. E così sono riuscito ad acquistarne quattro, tutte  dal diametro che va dagli 11 ai 16 mm e dal peso che può variare dai 2 ai 6 grammi, databili intorno III secolo a.C., in ottimo stato di conservazione e regolarmente certificate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra queste monete vi è un diobolo in argento raffigurante sul diritto la testa della dea Atena che indossa un elmo greco ornato da un grifone e sul rovescio Ercole in ginocchio che soffoca il leone Nemeo con alle sue spalle il simbolo della clava. Poi ci sono due oncie bronzee uguali, di cui una rappresenta la variante dell’altra, e che raffigurano sempre Atena, questa volta con un elmo corinzio e sull’altra faccia un trofeo militare con l’iscrizione Kailinon. Su una di queste due oncie è possibile ammirare accanto al trofeo, la variante del ramo di palma. Infine l’ultima oncia bronzea oltre alla testa di Atena sul diritto mostra sul rovescio un’aquila che regge fra gli artigli un fascio di fulmini.    

Monete che racchiudono quasi 2500 anni di storia. Una storia che a molti interessa dimenticare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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