di Barinedita

Calcio e passione, in campo a ogni costo
Il 2021 sarà da molti ricordato come un anno particolarmente ricco di successi sportivi per l’Italia: fra Europei maschili e femminili di pallavolo, Europei di calcio, Olimpiadi e Paralimpiadi, gli atleti azzurri sono stati protagonisti di mesi decisamente intensi. Nonostante i successi più travolgenti siano senza dubbio da ricondurre alle Olimpiadi, con medaglie in molte competizioni favorevoli all’Italia come la scherma, l’evento che ha dato il via all’estate di successi è sicuramente la cavalcata della nazionale di calcio a Euro 2020, seguita come sempre in un crescendo che, dall’immancabile scaramanzia, è culminato in un entusiasmo contagioso. Il calcio è d’altra parte lo sport più seguito in Italia, in grado di appassionare milioni di tifosi e, ovviamente, calciatori stessi. Molti fra questi ultimi si sono spesso distinti proprio per la passione che, a dispetto di alcune condizioni particolari, li ha costantemente spinti in campo, rendendosi protagonisti di una carriera trascorsa convivendo con questi limiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In molti, per esempio, ricorderanno la storia di Petr Čech, portiere ceco protagonista nel Chelsea fra il 2005 e il 2015. Buona parte della sua carriera ai massimi livelli, terminata con l’Arsenal nel 2019, è stata passata dal calciatore indossando, tra i pali, un caschetto di gommapiuma. Nel 2006 infatti, durante il match Chelsea – Reading, fu protagonista di uno scontro involontario con un calciatore avversario, in occasione del quale ricevette una ginocchiata al lato della testa che gli causò una frattura al cranio. Sottoposto a intervento urgente e rimasto fuori dal campo per tre mesi, il seguito della sua carriera è stato caratterizzato dalla costante presenza del caschetto protettivo, divenuto indispensabile per permettergli di concludere in sicurezza una carriera costellata di successi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altra caratteristica estremamente diffusa sono i problemi visivi, e anche nel calcio sono presenti numerosi esempi. Mario Balotelli, attaccante italiano noto soprattutto per i suoi exploit fuori dal campo, ha convissuto per largo tempo della sua carriera con una costante miopia, risolta nel 2012 quando, in forza al Manchester City, si sottopose a intervento correttivo. Fino ad allora, infatti, aveva giocato utilizzando regolarmente lenti a contatto, una soluzione apprezzata da molti sportivi e che gli aveva permesso di scendere puntualmente in campodistinguendosi, nella prima parte della sua carriera, come promessa del calcio italiano: una promessa che proprio durante gli Europei di quell’anno sembrava definitivamente sbocciata, salvo poi perdersi tra gli eccessi del carattere. Chi invece ha vissuto una carriera costantemente ai massimi livelli è Edgar Davids, centrocampista olandese passato anche per Milan, Juventus e Inter e protagonista del calcio anni ’90 e 2000. Dal 1999 infatti Davids è costantemente sceso in campo con un paio di occhiali, resi necessari dai postumi di un intervento per rimuovere un glaucoma. Nonostante questi ultimi, comunque, la carriera dell’olandese è proseguita fino al 2013, a testimonianza di come la vista non abbia minimamente influenzato la sua voglia di calcio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nella fase iniziale degli Europei di quest’estate un’altra vicenda ha catalizzato le attenzioni sul torneo: l’infortunio di Christian Eriksen, centrocampista danese in forza all’Inter, colpito da arresto cardiaco durante la partita contro la Finlandia dello scorso 12 giugno. Salvato dalla prontezza dei soccorsi in campo, è stato sottoposto a un intervento con il quale gli è stato impiantato un bypass, del quale ancora si sta valutando la possibilità della amovibilità o meno: in caso dovesse rivelarsi permanente, infatti, le normative vigenti in Serie A non gli permetterebbero di tornare in campo. Una storia simile ma meno conosciuta è quella con protagonista Daniel Engelbrecht, ex centrocampista tedesco: nel 2013, in un match di terza serie tedesca, l’allora 24enne fu colpito da un problema cardiaco. Rianimato e sottoposto adalcune operazioni, in una di queste gli è stato applicato un defibrillatore sottocutaneo per permettergli di continuare a giocare. Tornato in campo nel corso dell’anno successivo, la sua rete contro il Wehen Wiesbaden è diventata la prima rete realizzata da un giocatore professionista con defibrillatore, oltre ad aver rappresentato un simbolico riscatto e il superamento dei propri limiti.


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