di Federica Calabrese

Gravina, sulla "collina delle meraviglie" rinvenute anfore millenarie e la tomba di un atleta
La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bari ha promosso nuovi scavi archeologici sulla collina di Botromagno, l’altura che domina il torrente Gravina, sede dell’abitato peuceta dell’antica Sìlbion. La campagna di scavo si sta svolgendo in un’area di proprietà comunale che ha restituito nel 1974, in uno scavo d’emergenza, splendidi vasi a figure rosse di produzione attica e italiota. (Vedi foto galleria)

L’interesse per la realtà archeologica di Botromagno, indagata con numerosi saggi dalla Soprintendenza territoriale e da missioni internazionali di scavo, non è mai venuto meno per le caratteristiche dell’insediamento segnato dalla particolare valenza aristocratica delle presenze funerarie e dal tessuto abitativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono le tombe a semicamera rivestite da blocchi e sigillate da pesanti lastroni a segnare nel V secolo a. C. la storia di importanti gruppi familiari in grado di gestire risorse economiche e intrecciare rapporti con le città greche della costa ionica. Nessuna di queste tombe è stata rinvenuta intatta e le osservazioni sui corredi e sui rituali si limitano a quanto è sopravvissuto a manomissioni reiterate nel tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche il recente rinvenimento, eccezionale per le dimensioni dell’ambiente funerario e per la significatività dei reperti residui, si inserisce nella lunga storia dell’archeologia depredata. In una tomba in asse con lo scavo del 1974, colma di blocchi lapidei della copertura, tra i numerosissimi reperti frantumati, sono emersi parti significative di un’anfora attica panatenaica a figure nere. I vasi panatenaici attici erano premi per i vincitori per le gare atletiche, lo stàdion, ovvero la corsa, il pentathlon, la lotta, il pugilato, il pancrazio, la corsa dei carri, la corsa a cavallo e la corsa in armi, che si svolgevano ad Atene ogni quattro anni durante le Panatenee, feste in onore della dea protettrice della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le raffigurazioni su questi vasi prodotti dalla metà del VI secolo a.C. fino all’età ellenistica sono canoniche. Su un lato la figura di Athena armatacon l’iscrizione greca "ton Athenethenathlon" (un premio da Atene), sull’altro lato la specialità di gara in cui l’atleta era risultato vincitore. Sull’anfora rinvenuta a Gravina la gara era relativa a robusti corridori in nudità atletica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I dati del rinvenimento ci permettono di ipotizzare la collocazione del vaso all’esterno della tomba e l’ipotesi di lavoro, supportata dalla presenza di blocchi lavorati, è di un particolare apprestamento funerario con l’anfora enfatizzata a ricordare la particolare posizione dell’individuo sepolto come atleta e vincitore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Permette di verificare tale ipotesi la famosa tomba dell’atleta di Taranto conservata al MArTA, con la chiara fisionomia atletica delle anfore panatenaiche disposte attorno alla tomba. Uno sguardo agli altri elementi del corredo aiuta a comprendere la posizione aristocratica del defunto, qualificato come guerriero da una spada con l’elsa di avorio. Ceramica attica figurata e a vernice nera risulta rilevante nella composizione del corredo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I frammenti sono parlanti: su alcune pareti di dikylikes si conservano dorature e non è casuale la tecnica pittorica, con presenza delle dorature sui vasi per la libagione, a sottolineare la significatività dei rituali per i defunti, eroi immortali. Il vasellame attico rivela l’importanza dei traffici verso la Peucezia, testimoniando come la domanda di prodotti di prestigio presso l’élite aristocratica di Botromagno tra il 450 e il 425 a. C. avesse avuto un incremento notevole, con una preferenza per le immagini di donne e giovani impegnati in scene rituali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i prodotti attici importati, in prevalenza vasi per il consumo del vino, pochie frammentati esemplari di vasi a decorazione plastica, i famosi rytha, vasi configurati con teste zoomorfe di asino e di leone. Vi è una prospettiva indigena nella storia non finita delle tombe a semicamera di Gravina, con adesione a un sistema di segni che connota la posizione elevata di alcune famiglie, ma il ruolo non marginale dell’insediamento nella Puglia centrale è ben rilevato dall’alta qualità dei prodotti convogliati da Atene verso l’Occidente: prodotti di lusso in un trend di distribuzione che affascina per la portata del fenomeno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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