di Giulia Mele

Sannicandro, il bombardamento del 1943 e la miracolosa statua della Madonna: la storia
SANNICANDRO DI BARI – Uno dei capitoli più drammatici e dolorosi della storia di Sannicandro di Bari, che ha dato però il via a un culto molto sentito tra tutti gli abitanti del centro a sud del capoluogo pugliese. È questo un aspetto poco raccontato del bombardamento aereo che colpì il paese la notte tra il 25 e il 26 giugno del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quel giorno la Royal Air Force attaccò il borgo antico, uccidendo 89 persone e distruggendo numerosi edifici situati vicino al Castello Normanno-Svevo. Tra questi la seicentesca Chiesa Maria Santissima del Carmine, tempio che conservava al suo interno una statua della Madonna che rimase miracolosamente quasi illesa dall’esplosione. Ed è proprio intorno a questa scultura che si è generato una devozione molto forte, capace superare anche i confini di Sannicandro. (Vedi foto galleria)

Ma andiamo con ordine. Il raid predetto avvenne a mezzanotte e mezza, tra il 25 e il 26 giugno di 77 anni fa. L’obiettivo dei soldati inglesi sarebbe stato quello di colpire la vicina cittadina di Santeramo in Colle, dove vi era una forte presenza di soldati tedeschi, ma a pagare le conseguenze di questo errore fu invece l’inoffensiva comunità di Sannicandro.

Anche se alcuni storici non sono d’accordo con questa versione. Secondo loro invece il bombardamento su Sannicandro fu voluto e seguì una precisa strategia militare: quella di terrorizzare la popolazione per metterla contro il regime Fascista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quale sia stata la motivazione, il bombardamento causò morte e distruzione. Il mattino seguente coloro che erano sopravvissuti vennero mandati a cercare tra le macerie i corpi delle persone care (tra cui 35 bambini), che vennero poi  raggruppati nel piccolo santuario del Crocifisso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra coloro che diedero una mano vi era anche il giovane seminarista Francesco Clarizio, detto Ciccio, che prima di mettersi al lavoro volle passare dalla chiesa del Carmine, a lui tanto cara. Si trovò davanti a un tempio completamente devastato: a parte alcune pareti perimetrali tutto era infatti stato demolito dall’esplosione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma guardando più attentamente, con suo enorme stupore, si accorse che nella nicchia in fondo all’altare maggiore, mutilata di un occhio, di un piede e di una mano, cosparsa di schegge e con la veste a brandelli, era rimasta miracolosamente in piedi la seicentesca statua della Madonna del Monte Carmelo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In breve questa sacra scultura divenne un simbolo della determinazione di Sannicandro, un paese che dimostrò grande spirito di solidarietà e sacrificio nel recupero delle vittime, nel soccorso ai feriti e nella successiva ricostruzione (tanto che la città fu insignita della medaglia d’argento al valore civile nel 1997). E i fedeli dal canto loro videro in quell’immagine un segnale divino: la Vergine aveva infatti reso inoffensivo il primo ordigno rimasto inesploso, attirando poi su di sé la seconda bomba, quasi a voler risparmiare più persone possibili.   
«Mio zio rimase stupefatto nel vedere la sola Madonna rimasta intatta in mezzo a tanta distruzione - racconta Nicola, nipote di don Ciccio -, così si inginocchiò davanti a lei e cominciò a pregare per le persone morte, promettendole che un giorno le avrebbe dato una nuova casa». 


E così fu. L’arcivescovo di Bari Marcello Mimmi incaricò proprio Clarizio, divenuto nel frattempo sacerdote, di interessarsi alla costruzione di un nuovo edificio religioso che potesse ergersi a nuova parrocchia e al contempo fornire una degna dimora alla statua. Grazie anche al generoso finanziamento del suo grande amico e futuro presidente del Consiglio Aldo Moro, conosciuto all’interno di Azione Cattolica, Don Ciccio fece in modo di adempiere alla promessa fatta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori per il nuovo santuario iniziarono il 23 luglio 1956: il tempio, su progetto dell’architetto Vito Sangirardi, sorse all’angolo tra la via di Adelfia e la via per Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nuova parrocchia venne ufficialmente consacrata e aperta al culto il 21 dicembre 1958 e due settimane prima, l’8 dicembre, Clarizio ne venne nominato parroco. La sera di quello stesso giorno, la Madonna del Carmine, rimasta custodita per 15 anni all’interno della Chiesa Madre e nel frattempo sottoposta ad un’operazione di restauro, fu portata solennemente in processione fino alla nuova casa a lei intitolata, seguita da tutto il popolo in preda alla gioia e alla commozione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vergine che si trova ancora oggi in quella  chiesa, posta alla sinistra del tabernacolo. Realizzata da scultori ignoti in un tronco di legno di melo, è alta circa un metro e sessanta. Secondo l’iconografia carmelitana è rappresentata su un piedistallo raffigurante una nuvola, avvolta in abiti bruni con decorazioni in oro finemente ricamate, mantello bianco e una grande corona d’oro sul capo, nell’atto di mostrare lo scapolare carmelitano. Ha in braccio il Bambino Gesù, vestito come la madre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La statua viene spostata solo in un periodo dell’anno, durante la festa religiosa in suo onore celebrata il 15 e il 16 luglio di ogni anno. Viene portata in processione per le vie cittadine seguita da una moltitudine di fedeli, il tutto mentre le piramidi umane dei quattro cantoni del paese si sfidano nella tradizionale gara del “Pizz’chèllò”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E non solo. La venerazione ha travalicato i confini del barese per giungere sino in America. Perché era proprio alla Vergine che si rivolgevano gli emigranti in partenza per implorare protezione e fortuna. Persone che giunte nel “nuovo mondo” hanno continuato a portare avanti le tradizioni legate alla Madonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Presso la comunità di sannicandresi di Toronto, in Canada, è stata addirittura realizzata una statua identica a quella che si trova nel barese. Anch’essa viene condotta in processione a luglio, in ricordo di quella notte del 1943, quando la morte e la speranza avvolsero l’anima di Sannicandro.   

(Vedi galleria fotografica)


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  • FRANCO - Un bel articolo per ricordare gli anni precedenti di sannicandro brava
  • Annalisa Clarizio - bellissimo articolo molto interessante che porta alla luce una bella storia.
  • Carmela Iacob azzi - Grazie per la storia specificata della nostra Vergin e del Carmine.Le scrivo da Toronto , Canada, dove infatti vesteggiamo la nostra Vergine.


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