di Federica Calabrese - foto Valentina Rosati

Un'antica "reggia" nascosta agli occhi dei baresi: è l'elegante e invisibile Villa Lucae
BARI – Una grande e antica dimora costruita nella seconda metà dell’800, che risulta di fatto “invisibile” agli occhi dei baresi. Parliamo di Villa Lucae, storica residenza completamente avvolta da un lussureggiante giardino e situata sotto il livello stradale, in un angolo di territorio delimitato dalla statale 16 e dalla provinciale 236. Caratteristiche, queste, che la precludono completamente alla vista dei cittadini. (Vedi foto galleria)

Per scoprirla occorre percorrere la provinciale predetta (anche chiamata via Bitritto) in direzione Bari. Superato lo Stadio San Nicola e poco prima di arrivare allo svincolo per la tangenziale, si apre sulla destra una viuzza senza indicazioni che scende sotto il livello stradale. Dopo aver costeggiato la sede di una società di trasporti, ci ritroviamo così davanti a un altissimo muro che sbarra il sentiero, separandoci dalle auto che sfrecciano veloci sulle nostre teste.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla nostra destra notiamo però un piccolo e armonioso cancello circondato dagli alberi e racchiuso tra due pilastri di color giallo. Capiamo quindi di essere arrivati al cospetto della villa più “segreta” di Bari. Un edificio a cui noi possiamo avere accesso grazie al permesso accordatoci dal suo proprietario, il 59enne Giancarlo Sabatino, che ci viene incontro invitandoci ad entrare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Abito qui da qualche anno – ci dice il signore – anche se il fabbricato è di proprietà della mia famiglia dagli anni 80. A quell’epoca l’acquistammo infatti dai Di Cagno, che a loro volta l’avevano rilevata nel 1901 dai Marstaller».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La residenza fu infatti costruita nella seconda metà dell’800 da Federico Marstaller, un imprenditore di origine tedesca che, poco dopo il 1840, si era stabilito in Puglia con la famiglia per ragioni d’affari. Dopo aver avviato numerose aziende di commercio, questo ricco borghese cominciò a costruirsi le sue “regge”, tra cui la nota Villa Larocca in via Celso Ulpiani e, appunto, Villa Lucae, che prese il nome da sua moglie Emma Lucae.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una dimora quest’ultima che, a differenza dei tanti edifici storici situati nei pressi dello stadio, ha mantenuto intatto il suo fascino grazie alla cura perpetuata negli anni dai suoi proprietari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che varcare il cancello per ritrovarci in un enorme giardino di 10mila metri quadri dove a carrubi, pini australiani e lecci, si accostano eucalipti, cipressi e robinie. Piante che con il loro alternarsi di forme e diverse sfumature di verde ci accompagnano lungo il viale principale. Camminando sulle grandi basole in pietra scura del pavimento, ci perdiamo così tra stretti diverticoli, piccole fontane circolari, colonnine in pietra finemente sbozzate, pozzetti nascosti e statuette di putti intenti a suonare flauti o piccole cornucopie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E superata la grande vasca centrale lì dove l’acqua sgorga da un catino decorato sorretto da sinuose figure femminili dai panneggi appena visibili, ecco di fronte a noi stagliarsi il prospetto dello stabile. Una struttura di stampo neoclassico che facciamo fatica ad ammirare nel suo complesso, a causa del costante “abbraccio” della vegetazione circostante.  

Notiamo però come il corpo di fabbrica sia di pianta rettangolare e formato da due avancorpi di cui quello anteriore risulta a sua volta preceduto da un corpo pentagonale. L’edificio si eleva su due livelli: il superiore, con due oculi circolari sulle pareti oblique, è concluso da un alto cornicione aggettante sulla sommità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il colpo d’occhio è dato dall’intenso giallo ocra che si alterna ordinatamente al bianco di lesene, colonnine ed elementi della trabeazione. «L’armoniosità e l’equilibrio delle linee – ci spiega il signor Sabatino - sono probabilmente frutto dell’estro dell’architetto Luigi Castellucci, attivo a Bari nella seconda metà dell’800».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla sinistra, adiacente alla struttura principale, si trova poi un elegante gazebo in stile liberty dai grandi vetri trasparenti impostati su uno scheletro in ferro color ocra, intervallato qua e là da formelle colorate con motivi geometrici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma siamo ora davanti alla soglia d’ingresso, racchiusa lateralmente da due colonne squadrate e sormontato da un timpano triangolare e un pannello decorato a motivi geometrici. Due portoni, il primo giallo e il secondo in legno scuro segnato da piccole maschere apotropaiche, ci permettono di avere accesso all’interno, lì dove ci attende una grande sorpresa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci ritroviamo infatti davanti a un’imponente e nobile scalinata dalle finiture marmoree coperta da un regale tappeto rosso rubino e impreziosita da ambo i lati da piante a foglia larga poste in grandi vasi bianchi. Un elemento inconsueto per le ville baresi, dove le scale sono di solito localizzate in posizione retrostante, in asse o lateralmente rispetto al fronte principale. Qui invece pare di trovarsi in una reggia, dove tutto ispira a un arioso classicismo. 

Saliamo così i numerosi gradini per ritrovarci in una serliana di eco rinascimentale che, seppur orfana della sua patina di antichità a causa dei recenti lavori di stuccatura e pittura, mantiene intatta la sua eleganza. Qui sono conservate le originarie e rare volte a crociera e le pareti sono tutto uno scandirsi preciso di lesene issate su basamenti quadrati ed aperture ad arco impostate su robusti pilastri e spesse trabeazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da su è poi possibile ammirare il grande frontone triangolare che sovrasta il portone e le finestre ovali che avevamo già notato all’esterno. Non abbiamo però il permesso per visitare le stanze chiuse dietro le bianche porte che si affacciano sull’atrio, per questo riscendiamo per andare a percorrere le due scalinate più piccole situate ai lati di quella maggiore che conducono al piano inferiore della villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui gli ambienti sono più moderni, anche se scorci ottocenteschi li troviamo nella cucina, nella tavernetta e soprattutto nella cantina, completamente in pietra e dal soffitto voltato, dove sono conservati cestelli di vimini utilizzati dalla servitù della famiglia Marstaller.

Il vero pezzo di pregio è però l’invidiabile gazebo di cui avevamo parlato in precedenza. «Lo abbiamo rimesso completamente a posto - ci rivela il padrone di casa - : gli infissi consunti e i vetri ormai vecchi ne hanno richiesto infatti una copiosa opera di restauro. In precedenza era stato utilizzato come deposito per carretti, ora noi lo utilizziamo come sala da pranzo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da questo punto, comodamente seduti, si può contemplare l’imponente parco che circonda Villa Lucae: un angolo di paradiso situato “sotto” due delle arterie più trafficate della città, celato agli occhi degli ignari baresi.

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Federica Calabrese
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  • BARINEDITA - Salve @antonio. Allora i libri di storia barese parlano di Mastaller, anche se si ritrovano effettivamente le versioni di Marstaller o Marstraller. Saluti
  • Antonio Colavitti arkydesign - Complimenti x la descrizione, molto ben dettagliata come pure la documentazione fotografica. Naturalmente c'è da riconoscere il gran lavoro di restauro , gli arredi fin nei particolari. In tutto trovo finalmente un"tono di comunicazione" che non da' adito a spocchiosità e manie di "mostrare" x cui anche la proprietà dimostra una notevole sensibilità "understatement", come usa oggi, pur non assecondando il proprio status,BRAVI! (forse il giardino richiede maggiore attenzione...)


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