di Salvatore Schirone

La Bari svelata: viaggio nella parte più antica e nascosta dell'ex Caserma Rossani
BARI – Una città nella città: 80mila metri quadri di palazzine, piazze, vicoli, campi sportivi e giardini. È la storica ex Caserma Rossani, edificata nel lontano 1908 ma abbandonata da vent’anni al suo destino. Perché anche se una zona è stata occupata da giovani della sinistra alternativa e un’altra è ora adibita a servizi comunali, la gran parte dell’area rimane inutilizzata, vandalizzata e celata agli occhi dei cittadini. Siamo così andati a visitare proprio questa Rossani “nascosta”, allo scopo di ripercorrerne la storia e mostrarla ai baresi, in tutta la sua fiera decadenza. (Vedi foto galleria)

Il complesso si trova in contrada San Lorenzo, la parte più antica del quartiere Carrassi ed è compresa tra via Giulio Petroni, via De Bellis, corso Benedetto Croce e via Gargasole.

Sulla prima strada è presente l’ingresso della “caserma liberata”, di cui è visibile il giallo muro di cinta “arricchito” da murales. Dal 1° febbraio 2014 alcuni ragazzi hanno infatti deciso di stabilirsi in alcuni padiglioni per realizzare tra l’altro una palestra, un sala concerti e una biblioteca. Un’area che sfortunatamente non siamo riusciti a visitare: gli occupanti non ce l’hanno permesso. «Purtroppo solo loro possono decidere se farvi entrare o meno», ha commentato sconsolato l’assessore alle Infrastrutture del Comune di Bari, Giuseppe Galasso.

Preso atto che quella zona, pur essendo di proprietà municipale, è stata di fatto “privatizzata”, non ci siamo scoraggiati più di tanto, visto che come detto la superficie gestita dai giovani è in realtà solo una piccola parte rispetto a quella totale, tra l’altro anche più antica e densa di storia.

Per accedere al resto della Rossani ci siamo quindi diretti su corso Benedetto Croce. Superato prima un immobile ristrutturato due anni fa e adibito ad Urban Center municipale e poi quello che era il cancello principale della Rossani, arriviamo all’altezza di largo Ciaia. Qui è presente l’entrata di un parcheggio auto gestito dall’Amtab, che un tempo rappresentava l’ingresso in caserma per i mezzi pesanti dell’Esercito. 

Il nostro viaggio comincia da qui. Prima di entrare però aspettiamo il 72enne Francesco Tria, colui che è stato l’ultimo comandante della “cittadella”, che ha guidato dal 1977 al 1991. Una volta arrivato, l’ex ufficiale ci racconta un po’ di storia.

«Dopo essere stata attiva per 83 anni, nel 1991 si decise per la chiusura – ricorda -. L’ultimo giorno di attività fu il 31 marzo. Ci vollero però altri 7 anni per sbrigare tutte le pratiche e finire il trasloco, così si dovette arrivare al 1998 per la dismissione ufficiale». Dal 1998 al 2008 il complesso venne però dimenticato, fino a quando nel 2008 passò dal Demanio al Comune di Bari. Da allora si continua a parlare del suo futuro, ma finora nulla è stato fatto, anche se nei progetti si vorrebbe far nascere qui un grande parco cittadino. Staremo a vedere.

Non ci resta che varcare l’ingresso dei parcheggi. Ci ritroviamo così in quella che un tempo era denominata “Piazza 100 cannoni”, ovvero il posto riservato ai grossi pezzi di artiglieria. Da qui si intravede il tetto in legno quasi completamente crollato della palazzina “Ettore Feltrin”, all’epoca dedicata a sala cinematografica, accanto alla quale si trovava la cosiddetta “sala celtica”. «Lì andavano tutti i militari che rientravano in sede dopo aver consumato rapporti sessuali con le prostitute – ci dice sorridendo Tria -. Venivano controllati per prevenire eventuali malattie veneree».


Attraverso un varco nel muro entriamo a questo punto nell’area abbandonata, una volta frequentata da ben cinquecento militari. (Vedi video)

Subito di fronte a noi si staglia la “Casermetta Perrella Sorrente”, come leggiamo su una targa superstite. Attualmente il piano terra è occupato dai ragazzi di un centro sociale non “ufficiale”, decidiamo così di visitare la parte superiore. Un lungo corridoio dà accesso alle numerose stanze dei militari, tutte ridipinte con graffiti e con i pavimenti preda ormai di rifiuti e detriti. Uno scenario a cui purtroppo ci abitueremo ben presto.  

Lasciamo il fabbricato e decidiamo di entrare, attraverso un arco, in un lungo e scuro corridoio. Solo una volta usciti dall’altra parte capiamo di aver attraversato il piano terra dell’edificio più importante e antico della Rossani: il Comando. Si tratta di un’elegante palazzina in stile liberty risalente alla fine dell’800 dove trovavano alloggio gli ufficiali. Costituita da due piani con al centro un balcone in pietra, affacciava sul viale principale della “cittadella”, rappresentando così il fulcro della vita della caserma.

Percorriamo ora tutto il viale predetto e dopo essere passati accanto a una tipica garitta nel quale prendevano posto le sentinelle, ci ritroviamo nell’area del Polisportivo. Quello che appare oggi come un luogo desolato, coperto dal cemento, invaso dalla vegetazione e usato come improvvisata pista da skateboard, rappresentava uno dei principali centri di aggregazione della città, aperto anche ai civili.

Ospitava una pista d’atletica, un campo da tennis e soprattutto un campo di calcio regolamentare con tanto di tribuna spettatori. Quest’ultimo, un vero e proprio stadio, era chiamato “San Lorenzo” come il nome della caserma stessa, che solo nel 1939 fu intitolata al maggiore Mario Rossani. Il campo nei primi anni del Novecento ospitò addirittura le partite del neonato Foot-Ball Club Bari: che peccato vederlo oggi in queste condizioni.

Ritorniamo indietro. Passiamo davanti al cancello chiuso che ci divide dalla zona occupata (quella autorizzata) e ci ritroviamo nell’area dove i militari passavano gran parte del loro tempo. Ci sono gli antichi lavatoi, le cucine con gli alti camini e il poligono di tiro, ricoperto da un tetto completamente arrugginito. Tutte strutture che profumano di storia ma che stanno cadendo a pezzi.

Dopo aver affiancato una superficie recintata, quella che il Comune ha adibito a un nascente giardino pubblico con entrata da via Gargasole, risaliamo verso nord per l’ultima tappa del nostro viaggio. Visitiamo le officine, dove venivano riparati i mezzi dell’Esercito. Entriamo in un capannone dedicata all’artigliere Adolfo Dal Piano, morto in Guerra nel 1940. E anche qui troviamo ovunque  rifiuti, macerie, graffiti e distruzione.

Usciamo e in un angolo, attaccato a un muro, scoviamo un vecchio megafono: uno di quelli che serviva a chiamare in adunata i soldati. Perché un tempo qui c’era vita, si ascoltavano voci e storie. Nella Rossani, dove oggi regna il silenzio.

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita all’ex Caserma Rossani:


 


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  • Ruggiero - Quanti ricordi e molta nostalgia, quando ero adolescente passavo ogni giorno davanti alla caserma in quanto portavo da mangiare ad una ns parente che lavorava alla Rocca e mi soffermavo a guardare dalla sbarra della porta carraia la caserma. Diventato adulto ho calpestato il campo da gioco per molti anni. Grazie Salvatore analisi perfetta , purtroppo il degrado e l' incivilta' stanno distruggendo I ns ricordi.
  • daniela - C'era anche un'ottima scuola di scherma,del ,se non ricordo male il grado,colonnello Mastrapasqua,dove abbiamo passato tante belle ore divertimento e sano sport
  • ignazio dragone - …...Ciao, Salvatore moooolto interessante! (E l'idea di un Polo di Formazione Nautico (pubblico-privato) comprensivo di un "Museo del Mare" fruibile in città, praticamente, raggiungibile a piedi da studenti, personale navigante in formazione continua (STCW 95 - Manila 2010), crocieristi e turisti tutti?? "I sogni son desideri"! Come sempre: Ottimo Lavoro!...continua così!
  • Piero Massari - Saluti Capitano! Caporal maggiore Massari, incarico centralinista
  • Maurizio - Sono stato un artigliere 1971 1972 caserma Rossani mi piange il cuore vedere queste foto quandi ricordi......


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