di Nicola Imperiale e Francesca Canonico

Bari, il misterioso edificio in rovina che tutti chiamano "l'ex fabbrica della Ferrero"
BARI – In un condominio di via Fanelli si trova un enorme fabbricato abbandonato che tutti coloro che abitano in zona chiamano “La Ferrero”. Si tratterebbe, secondo i racconti, dello stabilimento ormai chiuso della più famosa azienda di dolciumi italiana. Ma quella che appare una normale storia di un edificio senza vita, assume i contorni di una leggenda metropolitana, visto che né sul web, né all’Archivio di Stato, né alla Camera di Commercio, né su vecchi giornali si riescono a trovare informazioni su questa ex fabbrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quasi ad angolo con viale Einaudi, alle spalle della scuola media Michelangelo. Qui, all’interno del  complesso residenziale “Villa Anna”, che prende il nome dall’omonima villa ottocentesca, si trova l’edificio misterioso, che non è visibile dalla strada: cartelloni pubblicitari, alti palazzi e grandi alberi lo celano alla vista dei passanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Basta però chiedere un po’ in giro per ottenere informazioni. «Lì dentro si trova l’ex fabbrica di cioccolato della Ferrero», afferma con sicurezza un’anziana signora che abita nei dintorni. «Sì è proprio così, anche se saranno trent’anni che nessuno ci lavora più», conferma il proprietario del bar di fronte.  «Sono qui da 25 anni e già allora lo stabilimento era stato abbandonato - sottolinea l’edicolante all’angolo della strada - ma potete chiedere a chiunque, prima in via Fanelli si producevano i dolci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma non ci sarebbero dubbi sul fatto che la Ferrero un tempo abbia avuto uno stabilimento a Bari. Eppure se proviamo a cercare su Google, il motore di ricerca non ci dà alcun risultato a riguardo. Leggiamo a quel punto libri sulla storia della città e giornali di più di trent’anni fa, chiediamo a professori universitari e architetti: ma nessuno sa dirci niente su questa fantomatica fabbrica. Ci informiamo allora presso la Camera di Commercio, controlliamo documenti dell’Archivio di Stato, visitiamo il sito Pop Hub che raccoglie gli edifici abbandonati di Bari: nulla. Sembra quasi che qualcuno abbia voluto nascondere alla città l’esistenza di questo edificio. Anche contattare direttamente la Ferrero di Alba non porta a risultati: non riceviamo alcuna risposta. Un vero e proprio giallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la struttura esiste, non è un miraggio. Noi l’abbiamo vista con i nostri occhi. Dopo essere entrati nel complesso residenziale e aver ammirato gli antichi resti di quella che doveva essere una struttura adiacente a Villa Anna (che i residenti guarda caso chiamano “Villa Ferrero” e dove sembra che in passato si siano svolte messe nere), ci troviamo davanti a una grande costruzione in rovina: un capannone a un piano che si estende in lunghezza, sul quale hanno avuto vita facile arbusti e rampicanti di ogni tipo. Siamo di fronte alla mitica Ferrero. (Vedi foto galleria)


Fra le tante saracinesche chiuse e ingressi sbarrati da assi di legno, solo uno è praticabile, sebbene bloccato da una rete rossa. Ci sporgiamo per scrutarne l’interno. Contiamo due vasti locali dove regna il silenzio. Non c’è più alcun ricordo dei macchinari che, almeno nei racconti, creavano dolciumi portatori di felicità e carie, non c’è nulla che faccia venire alla mente Umpa Lumpa e Willy Wonka, i personaggi del film “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui comanda solo il disordine, con un camion pieno di attrezzi da muratore e poi parti di un’impalcatura, sacche di cemento, mattoni e bombole, tubi e altri oggetti da lavoro. Su una colonna spicca un cartello bianco e giallo con una scritta nera: “Pericolo di crollo”. Il tutto sovrastato da un soffitto annerito e corroso dalla muffa. Le pareti si presentano piene di disegni e scritte. Sulla destra dell’enorme stanzone semivuoto scorgiamo sacchi d’immondizia e resti d’intonaco e detriti, oltre alla fitta vegetazione nata spontaneamente anche all’interno del fabbricato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un po’ delusi ci avventuriamo alle spalle dell’immobile dove troviamo un ambiente libero, privo di porte e di altre restrizioni. Anche qui i muri sono stati “decorati” da vari graffiti, ma sulla sinistra torreggiano delle grandi vetrate: la luce del giorno filtra dall’alto illuminando tutto il locale e creando uno spettacolo suggestivo. Forse non tutto il romanticismo del luogo è andato perso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Uscendo chiediamo al custode del complesso cosa ne sarà dell’edificio: risponde che sarà abbattuto per far spazio a una serie di appartamenti di lusso. Chissà, forse quel giorno si scoprirà la vera funzione che ha avuto in passato. Anche se ne siamo certi, per tutti i baresi questo stabilimento continuerà a essere per sempre la “fabbrica della Ferrero”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 (Vedi galleria fotografica)


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  • Fabrizio - Bel articolo, riuscite a svelare il mistero dell'edificio all'interno di ciò che all'epoca veniva chiamato "il boschetto delle fate"?mappa
  • Marcella Melillo - Confermo... fino al 1981 mio padre ha lavorato in Ferrero in via Fanelli! !!
  • BARINEDITA - Ci proviamo Fabrizio. Per ora abbiamo parlato solo della leggenda del boschetto: -le-foto
  • Verio Amodeo - Ben fatto, signori! Dovreste creare, secondo me, una rubrica dedicata a tutti gli edifici abbandonati di Bari e dintorni. A tal proposito, ve ne segnalo un altro: è l'ex stabilimento della "Dreher" , si trova in via Mario Pagano presso il quartiere Libertà. Casa di mia sorella, dall'interno, si affaccia proprio sul rudere formato solo dalle mura perimetrali, da folta vegetazione spontanea e da una colonia di gatti (e meno male che ci sono loro a tenere lontani i ratti!). Il logo della "Dreher", stampato sulla facciata principale che si affaccia su via Pagano, era appena visibile fino a pochi anni fa, adesso è completamente sbiadito. La particolarità, che mi fa restare minuti e minuti incantato, è che nell'edificio, in quello che doveva essere il piano superiore (ormai, non c'è più il solaio che divideva i due piani), c'è ancora il cartello di attenzione "vietato fumare". Buon lavoro, spero mi sappiate dire qualcosa su questo edificio misterioso, l'ennesimo di Bari.
  • Maria - forse si tratta della ditta SICA Milano-Bari (produttore di cioccolato, liquori, caramelle, biscotti)
  • BARINEDITA - Salve Verio Amedeo. Quell'articolo (sulla dreher) l'abbiamo già fatto. Eccolo qui: articolo. saluti!
  • Luigi - Sarebbe interessate scoprire se è presente amianto o meno, in questa ex-fabbrica....
  • salvatore - Si! Si tratta della SICA, produzione di cioccolata. Mio padre vi ha lavorato come Trasportatore fino al 1970. La proprietà o la dirigenza era dei Baroni (Celio, Pietro e Giacomo) Martucci (ricordo questo cognome, potrei sbagliarmi)che a Valenzano vivevano nell'omonimo castello. La mia famiglia viveva lì a due passi in via De Gasperi, mia mamma lavorava come cuoca nel castello, e dal 1971 ci trasferimmo in Toscana grazie alle loro conoscenze. Da decenni ho desiderato sapere informazioni su questa azienda e per caso mi sono imbattuto nella vostra inchiesta. Grazie
  • Casadonte Antonio - Ho un paio di foto di premiazione dipendenti Ferrero in questa sede, mio padre ha la coppa in mano.


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