di Raffaella Ceci

Le adozioni internazionali: «L'iter è troppo lungo, scoraggia le coppie»
BARI - Qualche mese fa abbiamo parlato di "I colori del mondo", l’associazione barese che offre assistenza a chi decide di adottare un bambino. Avevamo intervistato Paola Fini, promotrice dell’associazione e referente a Bari per i “Fiori semplici”, ente autorizzato alle adozioni internazionali,  che ci aveva parlato di un aumento progressivo delle adozioni in Puglia, in contrapposizione al resto d’Italia dove la crisi economica avrebbe fatto sentire il suo peso sulla voglia di adottare da parte delle coppie. In più la referente aveva difeso il “sistema adozioni”, affermando che «se l’iter per adottare è complicato e molto burocratico, ciò è reso necessario per valutare la reale convinzione della coppia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ebbene, c’è chi la pensa in maniera diametralmente opposta alle associazioni su citate. L’Ai.Bi, l’associazione amici dei bambini, ente internazionale autorizzato alle adozioni internazionali e da pochi giorni presente anche a Bari con uno sportello attivo in via Calefati, ritiene che il calo del numero di adozioni non sia da imputare alla crisi, ma a un sistema che “scoraggia” le famiglie per via dell’enorme tempo di attesa e per la mancanza di un giusto supporto psico-sociale. Abbiamo parlato con Antonio Gorgoglione, coordinatore del movimento Ai.Bi. in Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Cos’è l’Ai.Bi?

“Ai.Bi” nasce come movimento delle famiglie, fondata nel 1983 a Milano da due genitori adottivi: Marco Griffini e Irene Bertuzzi. Abbiamo sedi in Europa, America, Asia, Africa. In Italia abbiamo una sede per regione e vari punti informativi per un totale di 32 postazioni. In Puglia la sede è a Barletta e ci sono sportelli informativi a Cerignola, Lecce e dal 17 luglio di quest’anno anche a Bari. Noi semplicemente lottiamo per aiutare una coppia ad adottare un bambino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In una precedente intervista a un’altra associazione si era parlato di un calo delle adozioni in Italia dovuto alla crisi economica, ma di un aumento in Puglia. Confermate questi dati?

Sicuramente in Italia c’è un calo. Secondo la CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali) in Italia nel 2013 si è registrato un calo del 9,1 % dei minori adottati rispetto all’anno precedente. In Italia vengono oggi adottati 3500 bambini in meno rispetto a 5 anni fa. E la Puglia attesta un calo anche superiore alla media nazionale: 18,9% rispetto al 2012 e 38,6% rispetto al 2010.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Numeri discordanti quindi…
 
Se un ente registra un aumento è sicuramente testimonianza di un lavoro ben fatto. Ma attenzione, non dobbiamo fare “campanilismo” del nostro operato, le statistiche si fanno sui grandi numeri. Sono i dati CAI a dire che le adozioni sono in diminuzione, sia in Italia che in Puglia. Non si possono quindi prendere i propri dati per darne una valenza generale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Invece parlando dell’Italia, confermate il calo di adozioni: colpa della crisi?


No, noi non crediamo che il calo dipenda dalla crisi economica, l’adozione è un’esperienza troppo importante per un coppia per avere una simile causa. La colpa è del sistema che deve essere cambiato: l’approccio e il processo molto lungo spaventa la coppia. Inoltre non c’è il giusto accompagnamento sociale e assistenziale, i futuri genitori vengono lasciati soli, si scoraggiano e abbandonano l’iter di adozione. I servizi sociali sono oberati di lavoro e non hanno molto tempo a disposizione: li incontrano con per uno screening, per verificare se sono idonei, poi stilano una relazione, la inviano al tribunale e non seguono più la coppia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altre associazioni però ritengono questo iter “doveroso” per verificare l’idoneità dei futuri genitori.

Certo, ma noi riteniamo che nel momento in cui una coppia si affaccia al processo adottivo sia già una coppia idonea, che va però accompagnata e “potenziata”. In molti casi si arriva a questo momento portando delle ferite molto forti, come per esempio la sterilità. O a volte c’è chi ha una serie di difficoltà ad accogliere ad esempio un bambino con un colore diverso della pelle. Ciò non deve destare scandalo o portare l’assistente sociale a redigere che la coppia non è pronta. Ma è il contrario: è necessario supportare le difficoltà di alcuni genitori e portarli a superarle. Spesso coppie mentalmente molto chiuse hanno accolto bambini molto diversi rispetto ai loro “parametri” iniziali. Sta agli assistenti dover trasmettere ai genitori la fiducia e certezza dell’adozione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si potrebbe semplificare la procedura?

Per quanto riguarda  i tempi italiani, oggi le equipe sociali hanno bisogno di tre, quattro mesi per effettuare lo screening della coppia e redigere la relazione da inviare ai tribunali. Il resto dipende dalla lentezza o velocità dei giudici nel rilasciare il decreto. Il tribunale di Bari ha bisogno di dieci, dodici mesi. Ecco, noi vorremmo che venga approvata una riforma che mira, tra le altre cose, a uniformare in Italia i tempi dei tribunali. Tutto l’iter si deve concludere in tre, quattro mesi. Bisognerebbe potenziare l’equipe psico-sociale, tutti gli incontri dovrebbero essere fatti in un mese e mezzo circa e poi il tribunale in poco tempo dovrebbe rilasciare il decreto. Anche perché alla procedura italiana va aggiunta quella dei Paesi da cui si adotta. Di solito cerchiamo di orientare i genitori in quegli Stati dove i tempi di attesa sono più veloci: Sud America, Africa, Cina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La vostra riforma permetterebbe l’adozione anche ai single?

Lo stiamo valutando. In generale crediamo nell’importanza di una duplice figura, una mamma e un papà, con qualche anno di matrimonio o con un matrimonio e con qualche anno di convivenza, come è previsto attualmente dalla legge. Ma ci chiediamo sempre se è meglio per il bambino rimanere in un isituto o affidarlo a chi, in ogni caso, possa sostenerlo. Per i single all’adozione di piccoli con “bisogni speciali”, con problemi di salute importanti, di età superiore ai 7 anni o con fratelli e sorelle, che difficilmente riescono a trovare dei genitori.


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