di Mariangela Dicillo

Carta diritti degli studenti, è bluff: «Agli esami i docenti la ignorano»
BARI – Un documento che per ora rimane “sulla carta” , senza riuscire a trovare applicazione concreta. Parliamo della Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti, approvata dal Ministero dell’Istruzione nel maggio 2007 e che sancisce tutti i diritti di cui godono gli studenti universitari italiani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il regolamento si compone di articoli e di commi e stabilisce nello specifico il comportamento di studenti e docenti all’interno delle facoltà. Si va dal diritto di essere rappresentati all’interno dell’Università, all’uso delle biblioteche, dalla regolamentazione dell’orario delle lezioni, agli orari di ricezione dei docenti. In particolare, l’articolo 4 disciplina il modo in cui devono essere organizzate e strutturate le sessioni d’esame. Ed è proprio qui che casca l’asino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli esami – La Carta parla chiaro: non sono ammessi abusi di potere da parte dei docenti in sede di esame. Quindi è previsto che “la valutazione del profitto dello studente non deve essere in alcun modo condizionata dall'esito dei precedenti esami”, oppure che “è fatto divieto alla commissione di verificare il materiale didattico in possesso dello studente al momento dell'esame”. E infine che “gli studenti hanno diritto a essere esaminati da una commissione composta da almeno due componenti e, qualora lo richiedano, dal Presidente della commissione”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In parole povere i professori quindi, ad esempio, non possono chiedere di guardare il libretto universitario prima di assegnare un voto d’esame. La Carta infatti stabilisce, qualora ci fossero ulteriori dubbi, che “la commissione prende visione degli esami già sostenuti dallo studente solo al momento della valutazione finale, dopo aver già preso una decisione ed averla comunicata allo studente”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma i professori non possono neanche chiedere agli studenti su che libri hanno studiato e se magari sono in possesso del testo “consigliato” dal corpo docente. Così come non possono esaminare gli studenti “privatamente”, senza la presenza di una commissione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutte disposizioni però che vengono sistematicamente disattese da molti professori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I docenti - «I docenti fanno finta di non essere a conoscenza della Carta, la ignorano e si comportano come vogliono loro, senza rispetto per i ragazzi», afferma senza mezzi termini Michela, studentessa di Lingue.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In effetti noi abbiamo già parlato del “costume” in voga presso l’Università di Bari: molti docenti inseriscono nei programmi di studio testi scritti da loro stessi, “consigliati”, perché “renderebbero l’esame più semplice”. Addirittura ci sono professori che “autografano” il libro prima di far sostenere l’esame, tutto ciò in barba al principio contenuto nella Carta secondo il quale esiste “il divieto della commissione di verificare il materiale didattico in possesso dello studente al momento dell'esame”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma ancora, sono pochi i professori che riescono a resistere alla tentazione di dare uno sguardo al libretto universitario dello studente prima di assegnargli il voto definitivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gabriele, studente di Lettere al terzo anno racconta: «Era il secondo esame che preparavo, il primo non era andato molto bene, avevo preso 24. Volevo recuperare. L’interrogazione andò benissimo, mi attendevo un bel voto, ma il professore mi chiese di passargli il mio libretto, perché “doveva controllare una cosa”. E dopo aver visto il 24 del precedente esame mi disse rammaricato: “Le metterei anche 30, ma non posso assumermi questa responsabilità: ha dato solo un esame che è andato pure malino. Facciamo così, le metto 26, perchè si vede che si è impegnato”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E c’è anche Marco, studente di Economia, che ricorda come «il docente dopo l’interrogazione mi aveva detto che mi avrebbe assegnato 24. Il voto era giusto, non era andato bene, ma una volta dato uno sguardo al mio libretto con tutti 30, il professore quasi con imbarazzo mi disse che non poteva mettermi un voto basso. E così mi portai a casa un buon 26».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A volte anche la regola di esaminare pubblicamente gli studenti viene disattesa. «E’ avvenuto più volte di essere interrogata da sola con la professoressa nella sua “stanza”»,  confessa Gabriella, studentessa di Lettere. «E’ risaputo che molti professori chiudono la porta dei loro studi, trasformando l’esame pubblico in un colloquio privato», avverte Gianclaudio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il garante – Per evitare questi abusi, la Carta prevede la figura del Garante. A Bari l’ufficio Autorità Garante degli studenti si trova nell’Ateneo, presso la sede dell’Economato. Tutte le Facoltà comprese nell’Università del capoluogo pugliese fanno riferimento a Bruno Veneziani, ex professore di Diritto del Lavoro a Giurisprudenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Noi abbiamo il compito – spiega un’impiegata dell’ufficio – di intervenire a tutela di qualunque studente che si ritenga leso nei propri diritti, di esaminare e controllare lo svolgimento delle attività autogestite dagli studenti, di avanzare proposte ed esprimere pareri sulle questioni che riguardano l'attuazione dei diritti degli studenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In realtà sembra però che questo ufficio di poteri ne abbia ben pochi (di fatto è un organo consultivo). «E’ come il vecchio nonno – spiega Michele - che si limita ad ammonirti “devi fare così”». Per attuare provvedimenti il Garante deve rivolgere un appello al Senato Accademico che vota eventuali sanzioni ma che «è costituito più che altro da docenti - avverte Fulvio -. In questo modo gli studenti non riescono ad avere mai ragione e i professori che dovrebbero andar via rimangono». «Come il docente che lancia i libretti per aria quando qualcosa non gli va bene – ricorda Michele -. E’ stato più volte richiamato dal Garante, ma è ancora al suo posto, ad abusare del proprio potere con noi studenti».


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