di Francesco Sblendorio

La lunga storia di Santo Spirito, il borgo marinaro da sempre conteso tra Bari e Bitonto
BARI – Nato e cresciuto attorno al suo porticciolo, colorato dai tradizionali gozzi da pesca e difeso da un’imponente torre di guardia del 500, Santo Spirito si presenta come un pittoresco borgo marinaro che porta con sé una storia lunga più di 2mila anni. E questo a dispetto della storica “invadenza” delle vicine Bitonto e Bari, città quest’ultima di cui rappresenta amministrativamente il quartiere più settentrionale. (Vedi foto galleria)

La presenza di un approdo per imbarcazioni all’altezza di Santo Spirito risale infatti almeno ai tempi dell’antica Roma repubblicana. All’epoca il territorio rientrava nell’agro bitontino che già dal IV-III secolo a.C. godeva di un certo benessere economico grazie all’attività agricola. Floridezza che durò per tutta l’età imperiale e tardo-antica. A facilitarla vi erano numerosi raccordi stradali con la via Traiana, che nel tratto bitontino ricalcava l’antica via Minucia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo gli storici il primo luogo di attracco per le barche fu il Vargalone, uno scoglio posto di fronte all’odierno molo di ponente. Il suo nome deriverebbe dal greco brachialion, ossia anello e per estensione scoglio con anelli per l’ancoraggio delle barche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al IX secolo risale invece la costruzione di una torre di vedetta, poi utilizzata dal generale bizantino Argiro come avamposto difensivo barese nel corso dell’assedio a Giovinazzo del 1042. Da qui il nome di Castello di Argiro, di cui dopo oltre un millennio restano visibili alcuni particolari nei pressi di una palazzina ristrutturata una decina di anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel Medioevo cominciarono a formarsi alcuni agglomerati di case attorno al piccolo porto. L’esistenza di un nucleo stabile di abitanti è provata dalla presenza di un luogo di culto, come riportato da un documento del 1273. L’atto in questione parla per la prima volta di una ecclesiam terrae Sancti Spiritus (chiesa della terra di Santo Spirito): dimostrazione di come il toponimo fosse precedente alla consacrazione di una chiesa allo Spirito Santo, avvenuta solo a metà 800.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una chiesetta doveva esserci anche a nord del porticciolo, dove secondo la leggenda si sarebbe fermato in preghiera san Francesco. Episodio ricordato oggi dalla presenza di una fontana che ritrae il “poverello di Assisi” sul giardinetto di piazza dei Mille, nei pressi dell’attuale mercato del pesce.

Santo Spirito dovette sin da subito “subire” l’intrusione di Bitonto e Bari, città che per anni si scontrarono sulla definizione dei propri confini. Le diatribe si protrassero fino al XVI secolo, quando i sovrani aragonesi imposero ai due centri l’edificazione dei “titoli”: costruzioni a forma di torretta eretti nel 1585 proprio per segnare i limiti territoriali. Furono sette i titoli costruiti, di cui oggi il meglio conservato è quello dell’Arenarum, posto tra Santo Spirito e Palese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal 1569 della popolazione locale fece parte anche il corpo di guardia di una torre di vedetta nota oggi come Castello della Finanza. Si tratta di uno dei punti di avvistamento voluti dagli spagnoli lungo il litorale pugliese per difendere l’entroterra da pirati e corsari. Oggi nel Barese ne restano in piedi solo sei, ma in origine erano parte di un complesso sistema difensivo che li vedeva collegati ai castelli fortificati della costa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con l’avvento dei Borbone, a metà 700, la borghesia bitontina cominciò a ottenere vasti terreni nell’agro di Santo Spirito. Ma fu l’800 il secolo in cui il borgo vide una netta accelerazione del proprio sviluppo. Nel 1808 venne iniziata la strada per Bitonto, attuale corso Umberto, di cui si interessò direttamente il re di Napoli Gioacchino Murat. Mentre nella seconda metà del secolo fu completata la strada Consolare, oggi via Napoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ne seguì un incremento commerciale e demografico che portò i santospiritesi dalle 250 anime degli anni 40 dell’800 ai 1500 residenti degli anni 90. I terreni incolti si popolarono di vigne, ulivi e alberi da frutto. E si moltiplicarono le ville dei ricchi bitontini, circondate da lussureggianti giardini: Traversa, Sylos-Labini, Ferrara, Stampacchia, Morelli, Messeni sono solo alcune delle famiglie che si “regalarono” un’amena residenza per la villeggiatura al mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Fu in una di queste, di proprietà del massone Marco Cioffrese, che nella notte tra il 20 e il 21 giugno 1848 si tenne un incontro segreto di liberali antiborbonici: un evento di non poco conto nel lungo e tortuoso percorso risorgimentale del Sud Italia.  

D’altro canto fu proprio la cospicua presenza di massoni, tradizionalmente anticattolici, unita all’incremento demografico, a convincere le autorità ecclesiastiche a costruire una chiesa parrocchiale, che garantisse celebrazioni quotidiane e riavvicinasse i nativi alla pratica cristiana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il luogo scelto fu quello della cosiddetta “Tufara”, una depressione del terreno tra il porto e la via Consolare, provocata da una serie di fratture e sprofondamenti della roccia calcarea e da successive estrazioni di tufo per l’edilizia. Ancora oggi, del resto, il territorio del quartiere è caratterizzato da notevoli dislivelli e strade in salita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edificazione della chiesa, terminata nel 1852 dall’architetto Luigi Castellucci (e che ospita al suo interno la statua di Maria Immacolata, patrona del borgo), dette un carattere più autonomo alla marina di Bitonto. Accanto a pesca, allevamento e agricoltura, si moltiplicarono le attività edilizie e artigianali, furono istituiti i primi uffici pubblici, le prime scuole e si svilupparono i trasporti con i centri vicini e i servizi per i bagnanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A fine 800 venne realizzata la stazione ferroviaria e da inizio 900 nacquero i primi stabilimenti balneari che attirarono migliaia di villeggianti, in particolare dalla vicina Bitonto. Del 1902 è il Lido La Rotonda, il più antico di quelli ancora oggi esistenti a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1928 venne poi inaugurata la tramvia Santo Spirito-Bitonto, che arrivò a condurre anche 300mila viaggiatori all’anno, in particolare bagnanti bitontini e studenti santospiritesi. Un mezzo di trasporto entrato nella storia del borgo e nella memoria collettiva, per un episodio davvero singolare che lo vide protagonista l’anno seguente: sfuggito al controllo del macchinista, il tram giunse al suo capolinea, in corrispondenza dell’attuale spiazzo del bar “Qui si Gode”, ruppe i paracarri e terminò la sua corsa in mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In quello stesso 1928 la storia di Santo Spirito cambiò per sempre. Per regio decreto la frazione bitontina entrò a far parte del territorio comunale di Bari, portando con sé anche la sua porzione più settentrionale, all’epoca parte del Comune di Giovinazzo e coincidente all’incirca con la zona di Santo Spiriticchio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una decisione mai digerita del tutto dai bitontini che di fatto continuarono ad affollare la “loro” marina anche nei decenni successivi. La buona società ad esempio era solita frequentare il Circolo Unione di corso Garibaldi, tra balli, concerti, concorsi di bellezza e qualche puntatina al gioco d’azzardo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel Dopoguerra il rifacimento e l’ampliamento del porto con il molo di ponente, l’ammodernamento della chiesa, l’allargamento del centro abitato, la realizzazione del cinema “Il Piccolo”, diedero  via via alla frazione (nel frattempo divenuta quartiere), l’aspetto odierno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Santo Spirito oggi risulta meno frequentata rispetto al passato, ha pagato lo sviluppo di Bari verso sud ed è purtroppo caratterizzata da un lungomare segnato da una serie di ristoranti abbandonati. Rimane però un luogo che, da sempre conteso suo malgrado tra Bari e Bitonto, continua orgogliosamente a manifestare la propria identità: quella di un antico borgo marinaro affacciato sul blu dell’Adriatico.  

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Foto di copertina di Antonio Caradonna


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