Schiaffetto e Mano in petto: tutti i giochi che si facevano con le figurine
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mercoledì 13 novembre 2013
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di Nicola De Mola
C’era chi le usava per schierare sul letto, sul tavolo o sul pavimento di casa due formazioni con al centro del campo una pallina di carta, in modo da simulare una partita. «Una sorta di antenato del Subbuteo - ricorda Domenico -. E forse anche del Fantacalcio, visto che potevi schierare fianco a fianco i tuoi campioni preferiti, i migliori ruolo per ruolo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma soprattutto c’erano i giochi da fare a scuola, all’oratorio o al parco, quelli per gli “amanti dell’azzardo”. «Erano il modo migliore per cercare di completare la propria collezione, senza necessariamente acquistare centinaia di pacchetti o per crearsi una buona dote di doppioni da utilizzare negli scambi», sottolinea Sabino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
“Schiaffetto”, “mano in petto”, “maschio e femmina”, “calamita” e “pioggia”: questi i giochi più diffusi. Facciamo un tuffo nel passato e andiamo a esaminare le regole di questi divertimenti “vintage”, rimasti vivi nella memoria di chi oggi ha dai trent’anni in su.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Schiaffetto - Probabilmente il più conosciuto tra questi giochi. Obiettivo dello “schiaffetto” era far capovolgere con un forte colpo di mano le figurine dell’avversario messe in pila e leggermente incurvate per agevolarne il ribaltamento. Per giocarci era necessaria una superficie piana: un tavolo, un muretto, una panchina, ma anche il pavimento. Diverse erano le tecniche utilizzate per lo “schiaffetto”. Tra le più diffuse, oltre al palmo aperto, il pugno chiuso, la mano a coppa e il battito delle mani. Naturalmente si vinceva quando il tentativo andava a buon fine e si riusciva a girare tutta la pila. In caso contrario si rendeva all’avversario la posta in gioco, che poteva variare da una a qualche decina di figurine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Soffio - Per alcuni un gioco a parte, per molti soltanto un’ulteriore variante dello “schiaffetto”. Il gioco risulta praticamente lo stesso, ma la sua peculiarità era costituita dal fatto che per girare le figurine non si faceva ricorso a un colpo di mano, ma alla potenza, appunto, del proprio soffio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mano in petto - Consisteva nell’intuire il numero esatto di figurine che l’avversario nascondeva sotto la mano poggiata sul petto. Indovinando si vinceva l’intera posta in gioco, mentre se si perdeva si rendeva la differenza tra il numero di figurine dichiarato e quello effettivamente nascosto. Tra le possibilità previste dal gioco anche quella di non mettere nulla sotto la mano: in questo caso se si indovinava si vinceva un numero di figurine prestabilito (generalmente dieci), se si sbagliava chiaramente si rendeva all’avversario il numero di figurine dichiarato. A “mano in petto” era lecito e molto utilizzato anche un trucchetto: ritagliare l’angolo di una figurina e farlo spuntare sotto la mano. L’avversario poteva quindi abboccare e pensare che l’amico nascondesse perlomeno una figurina, quando invece non ce n’era neanche una.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Maschio e femmina - Da giocare esclusivamente in due, “maschio e femmina” era una specie di duello a colpi di figurine. Prima di cominciare la partita ogni giocatore sistemava il suo mazzetto a faccia in giù. Una volta stabilito a tocco chi dovesse fare la sua mossa per primo, i contendenti cominciavano a voltare a turno le loro figurine una sull’altra. Quando la squadra di militanza del calciatore aggiunto era la stessa del precedente si aveva il diritto a prendere tutto il mazzetto che si era andato via via formando. Di questo gioco esisteva anche una variante meno diffusa, che si giocava con le figurine a faccia in su e nel quale si vinceva il mazzetto quando l’ultimo numero della figurina aggiunta era uguale a quello della precedente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Calamita - In questo gioco i partecipanti dovevano leccarsi il dorso di una mano e con un colpo di rovescio cercare di far rimanere attaccate le figurine poggiate su un tavolo, proprio come una calamita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pioggia - Conosciuto anche come “vela” o “muro”, “pioggia” era forse il gioco più semplice. Ognuno dei partecipanti doveva appoggiare la propria figurina perpendicolarmente a una parete e al “via” lasciarla cadere, svolazzando, verso il basso. A vincere tutte le figurine finite a terra era chi riusciva a mantenere la sua il più possibile vicino al muro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un modo di divertirsi, questo, lontano anni luce dall’era dei computer, degli smartphone e delle playstation. «Allora ci divertivamo veramente con poco: qualche pezzo di carta e un po’ di fantasia», ricorda con un pizzico di nostalgia il 50enne Vito. Tempi che non ritorneranno più.
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Nicola De Mola
Nicola De Mola
I commenti
- mario - Io a Taranto mi ricordo che si giocava un'altra variante del Maschio e Femmina. Girando a turno la figurina, si sceglieva una cifra o coppia (doppio 0,1,2..) del numero della figurina. Se l'avversario girava una carta con la stessa cifra o coppia, si prendeva il mazzo creatosi.
- Mario Biasi - noi a Taranto giocavamo la variante di Maschio e Femmina, quella quindi coi numeri... mi piacerebbe ricordare più in dettaglio le regole come il "doppio uno distaccato" se non sbaglio (tutte le figurine il cui numero era 1x1: 111, 121, 131 etc...)
- Marco - Come variante della pioggia si saliva su una sedia o un banco e si lasciava cadere la figurina. L'avversario doveva poi riuscire a far atterrare la sua figurina su una o più di quelle già a terra, creando un ciclo infinito.