di Nicola De Mola

Domenico, collezionista di piante carnivore: «Tranquilli, mangiano solo rettili e uccelli»
GIOVINAZZO - Utricularia sandersonii”, “cephalotus follicularis”, “sarracenia flava super ornata”: appellativi inquietanti che ai più dicono ben poco. Infatti stiamo parlando di vegetali un po’ fuori dal comune, che non si trovano in un normale fioraio. Quelli sono nomi di piante che si nutrono di insetti, uccelli, rettili e piccoli mammiferi. Sono nomi di piante carnivore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Giovinazzo c’è un collezionista di questi capolavori della natura. È uno studente di Scienze Naturali, si chiama Domenico Saulle e qualche giorno fa ha esposto la sua “collezione” nel Museo Orto Botanico dell’Università degli studi di Bari. L’abbiamo ascoltato per farci svelare alcuni segreti di questo mondo tanto affascinante, quanto poco conosciuto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Da dove nasce il tuo hobby e in quanti siete a condividerlo a Bari?

È cominciato tutto 15 anni fa, frequentando un corso sui bonsai. Qualche anno dopo, attraverso Internet, sono entrato in contatto con piante carnivore e cactus e da lì ho cominciato a collezionarle e coltivarle. A Bari città non c’è nessun collezionista, in provincia saremo massimo in cinque, mentre in Puglia non più di venti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Quante piante hai? Quali sono i “pezzi pregiati” della tua collezione?

Ho duemila esemplari tra cactacee e carnivore, di cui cinquecento specie e sottospecie diverse di queste ultime. Gli esemplari più preziosi sono quelli di “sarracenia flava Goldie”, “sarracenia leucophylla Alba” e “sarracenia flava rubricorpora Claret”: le prime due sono rare e hanno un valore di mercato piuttosto alto (possono costare anche 40 euro a rizoma), la terza è particolare per la sua bellezza (vedi galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
È un hobby dispendioso?

A livello economico di dispendioso c’è solo l’approvvigionamento di acqua demineralizzata necessaria alla loro sopravvivenza, soprattutto d’estate. Ma a me oggi non costa più di tanto: ho un impianto per l’osmosi e, vendendo o scambiando nelle mostre a tema le piante che faccio riprodurre, rientro ampiamente nelle spese. Chiunque può collezionarle o coltivarle senza nessun problema: non occorrono permessi particolari per detenerle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Cosa mangiano?

Soprattutto insetti, ma anche uccelli, rettili e piccoli mammiferi. Tengo a sottolineare che non mangiano uomini e non succede nulla se si avvicina un dito alla pianta (dice ridendo, ndr). Durante la loro evoluzione, a causa della carenza di azoto, fosforo e potassio propria dei loro habitat, hanno perso l’utilità delle radici e si sono adattate a ricavare le sostanze nutritive dalla digestione delle proteine degli animali, che catturano attraverso vere e proprie trappole. Producono enzimi che assorbono la parte liquida delle prede, di cui alla fine resta solo l’esoscheletro. Ci sono alcune che riescono anche a sciogliere tutto il pasto attraverso una piccola quantità di acido cloridrico presente al loro interno, altre che producono nettare con la neurotossina coniina, altre ancora come la "sarracenia purpurea venosa" (nella foto) che attirano le prede attraverso una bioluminescenza o che hanno sviluppato le loro trappole nel terreno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Hanno bisogno di cure particolari o di qualcuno che le nutra?

Sono del tutto autosufficienti e provvedono da sole a procurarsi il cibo. Nella mia collezione c’è anche una che si dovrebbe nutrire di prede più grandi (una “nepenthes x ventrata”, vedi galleria fotografica) ma è ancora piccola e ormai credo che si sia abituata agli insetti. Forse perché non le sono ancora capitate a tiro uccelli, topi o lucertole…
 
Si adattano bene al nostro clima?

La maggior parte di queste piante proviene da climi temperati (Nord America e Messico) e si adatta benissimo da noi. Anzi, a voler essere precisi, necessiterebbero di inverni un po’ più freddi. Quelle tropicali invece hanno invece bisogno di temperature costantemente attorno ai 28-30 gradi. Possono anche essere tenute in serra, ma io le tengo sul mio terrazzo, coperte solo da una rete antigrandine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Recentemente hai esposto la tua collezione a Bari. Ti capita spesso di organizzare mostre?

Organizzo due o tre eventi all’anno e vado in giro nelle scuole medie a spiegare ai ragazzi il mondo di queste piante, che attrae sempre molta curiosità. Basti pensare che alla mostra al Museo Orto Botanico (organizzata con il prof. Mario De Tullio, Antonella Grano e Saverio Regina), in tre ore abbiamo avuto centinaia di visite. Partecipo poi anche agli eventi organizzati dall’Associazione italiana piante carnivore (AIPC), che sono in genere due all’anno nel Nord Italia. Tra l’altro, il prossimo è anche molto vicino: il “Meeting di primavera” l'8 giugno a Cairate, in provincia di Varese.


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