di Francesco Sblendorio

La Pasqua in Puglia: chi l'ha onorata in maniera speciale
BARI - La Pasqua non è solo uova, colomba e agnello. E’ principalmente una festa religiosa, che molti paesi pugliesi, anche quest’anno, hanno onorato in maniera più “speciale” di altri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio con le processioni del Venerdì Santo. Quella più “affollata” è stata sicuramente quella di Valenzano. Qui la ritualità prevede la sfilata di 47 gruppi statuari che rappresentano le diverse scene della Passione e della morte di Cristo. Si tratta di statue appartenenti a privati i cui portatori sono amici e parenti del proprietario. Anche a Conversano c’è una famiglia che tradizionalmente ha un ruolo particolare nei riti della Settimana Santa. Sono i Tarsia-Mastronardi che da circa 150 anni sono proprietari della statua di Gesù dell’Isola e anche quest’anno è toccato a loro, fino all’ultimo discendente, portarla in processione dal Palazzo Vescovile alla chiesa di san Rocco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi ci sono le processioni che prevedono l’interazione di statue e personaggi viventi. Così a Roseto Valfortore, nel foggiano, la Veronica, i giudei, i soldati romani e Simone di Cirene sono stati impersonati da uomini e donne reali che sono entrati in scena in momenti prestabiliti e secondo un copione non scritto, ma affidato alla memoria collettiva. A Canosa di Puglia invece è toccato ai bambini, vestiti da angeli, presentare i classici simboli della Passione: la corona di spine, la canna, gli scudisci, il calice, i dadi. A Monte Sant’Angelo, è stato invece un gruppo di ragazze a portare in spalla le statue dell’Addolorata durante la processione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono poi ritualità che prevedono atti di penitenza fisica. È quanto accade ogni anno a Francavilla Fontana, dove i penitenti incappucciati e scalzi sorreggono croci realizzate con travi grezze da carpentiere. Qualcosa di simile avviene a Troia, dove anche quest’anno i devoti, oltre alla croce, hanno trascinato delle catene legate alle caviglie. Hanno addirittura una corona di spine in testa i penitenti di Noicattaro e Triggiano: vestiti di sacco nero e scalzi (nella foto), il Venerdì Santo hanno trasportato  sulle spalle pesanti croci e portato alle caviglie le cosiddette “catene della disciplina” con le quali, in passato, si fustigavano durante i riti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Meno cruente ma ugualmente curiose sono state le processioni di San Severo, Bisceglie e Vico del Gargano. Tutte accomunate dal singolare rituale secondo cui le statue seguono percorsi diversi per incontrarsi in un punto stabilito. A Bisceglie si è ripetuto come ogni anno il “bacio”, ovvero l’attimo in cui la statua dell’Addolorata si è chinata verso quella di Cristo ricurvo sotto il peso della croce. A San Severo invece le processioni della Madonna e  del Cristo Flagellato, dopo aver percorso strade diverse per tutta la notte del Venerdì Santo, si sono incontrate all’alba senza riuscire, come da tradizione, a toccarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La cultura agricola influenza i riti quaresimali a Monte Sant’Angelo e Noicattaro. Nella chiesa di San Benedetto del comune garganico, nei primi giorni di Quaresima i devoti hanno seminato il grano in piatti di argilla e hanno atteso che maturasse. Il Giovedì Santo lo hanno posto nel Sepolcro contornato dalle piante di cicerchie e lenticchie disposte a corona. Nella cittadina a sud di Bari invece durante i 40 giorni precedenti la Pasqua i cittadini hanno depositato ceppi secchi sul sagrato della chiesa della Madonna della Lama. Qui sono stati poi bruciati il Venerdì Santo per propiziare il raccolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Legati ai riti pasquali non sono mancate piccole superstizioni, come quella secondo cui, a Bitonto, per scacciare la sfortuna, è necessario visitare un numero dispari di sepolcri la sera del Giovedì Santo. Mentre a Ruvo, la mattina di Pasqua, in segno propiziatorio è stato fatto esplodere un fantoccio con le sembianze di una vecchia strega vestita di nero. “Quarandone”, così è chiamato, è stato appeso agli incroci delle strade per tutta la Quaresima e rappresenta le penitenze. La sua esplosione simboleggia la vittoria della vita sulla morte. Ovvero: la Pasqua.


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