La comunità palestinese di Bari: «É un'agonia guardare da lontano la distruzione della nostra terra»
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venerdì 3 ottobre 2025
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di Aya Aouichaoui
Noi abbiamo incontrato Mohamed, A. e D. (questi ultimi due preferiscono rimanere anonimi) che ci hanno raccontato storie di fuga, resistenza e di speranza.
Mohamed, nato a Gaza nel 1991, è arrivato a Bari nel 2022 per cercare di garantirsi un futuro. Ma ora ci dice sconsolato: «Se ci fosse la possibilità di tornare a casa ci andrei, anche a costo di morire accanto ai miei cari, piuttosto che vivere l’agonia di assistere da lontano alla distruzione della mia terra. Purtroppo però adesso Gaza è off limits: nessuno può entrare nè uscire».
Il giovane ci racconta del suo viaggio della speranza intrapreso per raggiungere l’Europa.
«Per arrivare a Bari ho dovuto superare mille ostacoli - afferma -. Partii dalla Palestina tre anni fa. Una volta raggiunto l’Egitto, proseguii per la Turchia sino ad arrivare in Grecia, lì dove però fui arrestato per un documento falso. Per fortuna l’intervento di una avvocatessa araba mi permise di uscire di prigione per raggiungere prima Parigi e poi la Svezia, lì dove avrei voluto stabilirmi».
La Svezia rifiutò però la sua richiesta di asilo definendo all’epoca Gaza “zona sicura” e così Mohamed dovette cercare un’altra soluzione in Europa: la scelta ricadde sull’Italia.
«Un mio amico mi disse di andare nel Sud Italia perché lì sarebbe stato più facile ottenere il documento di asilo politico – spiega il giovane –. Decisi di venire così a Bari. Qui ho trovato supporto legale e anche un’occupazione come imbianchino: mestiere che ho imparato da mio padre. Purtroppo da cinque mesi non sto facendo nulla, perché mentre stavo lavorando sono caduto da una scala, facendomi male alla schiena».
Il giovane dice di essere stato accolto bene a Bari, soprattutto dopo aver detto di provenire dalla Palestina. «Ho ricevuto molto supporto e tanta gentilezza da parte dei baresi – afferma –. Qui ho tutto ciò di cui ho bisogno, anche se non riesco a non pensare alla mia famiglia che è ancora a Gaza. La nostra fede ci sostiene, ma siamo esseri umani ed è difficile sopportare tanta morte e tanta miseria. Anche se la guerra finisse, molti avrebbero bisogno di supporto psicologico per affrontare in futuro il dolore e le perdite».
Il 31enne A. e la 28enne D. sono invece una giovane coppia palestinese originaria della Cisgiordania. Lui è a Bari dal 2022, mentre la moglie lo ha raggiunto ad agosto di quest’anno.
«Mia moglie è giornalista mentre io sono un ingegnere informatico e sono arrivato in Puglia per completare il mio percorso universitario con un master – ci dice –. Ho trovato subito lavoro a Bari e così ho deciso di rimanere in Italia, Paese che offre molte più opportunità rispetto alla Palestina. In più qui posso vivere tranquillamente con mia moglie, visto che da dove veniamo ci sono mille problemi».
A. ci spiega infatti che lui essendo arabo palestinese non può entrare a Gerusalemme (la città della moglie), perché è controllata da Israele. La moglie D., è invece un’araba israeliana: fa parte cioè di quei palestinesi che nel 1948 decisero di non lasciare la propria terra occupata dagli israeliani. Lei quindi può muoversi più o meno liberamente a Gerusalemme, a differenza del marito.
Dopo il matrimonio le restrizioni israeliane sul ricongiungimento familiare hanno impedito alla coppia di vivere insieme a Gerusalemme, spingendoli a trasferirsi nel campo profughi di Kufr Aqab.
«Ora finalmente, lavorando qui, ho avuto la possibilità di far entrare in Italia con un visto anche mia moglie: possiamo così realmente pensare di poter vivere una vita più serena - sottolinea A. -. A Bari ci sentiamo finalmente umani. Andiamo a dormire in pace e ci svegliamo in pace: usciamo con la certezza di tornare a casa la sera. Una vita normale che in Cisgiordania non abbiamo mai conosciuto: lì eravamo abituati alla violenza e alle oppressioni quotidiane».
Sul futuro del Medio Oriente la coppia è però molto pessimista. «Una volta terminato il genocidio a Gaza gli israeliani passeranno a occupare la Cisgiordania – affermano i due -. Crediamo sia dovere dell’Occidente fermare Netanyahu, prima che il nostro popolo venga definitivamente annientato».
Foto di copertina (di Giacomo Pepe) scattata a Bari durante una manifestazione pro Palestina
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- antonio - è facile oggi essere con la cosiddetta "Palestina", tutti buonisti e omologati snza però conoscere appieno la Storia di quelle terre. Storia complicata e molto articolata nei secoli dei secoli fino alle promesse brit del secolo scorso sul panarabismo, peraltro mai compiuto, un escamotage voluto dagli inglesi solo per far rivoltare gli arabi contro il dominio dei turchi e una volta ottenuto questo li hanno gestiti come meglio potevano tracciando linee sulla carta definendo confini e stati per popoli fino ad allora nomadi, ad es.kuwait è Q8, particella mappale! Sunniti, Sciiti, sempre in lotta mentre il nomadismo ebraico si divideva tra sefarditi a occidente, Spagna, Francia e askenazi a oriente d'europa, polonia, ucraina, etc..Divisi ma sempre Uniti pur non potendo possedere beni immobili . per farla breve una serie di processi storici e politici, pensare che il primo ministro della regina elisabetta, quella dell'impero brit, era un certo Disraeli...ghettizzati gli era permesso prestito di denaro, lavori di artigianato oltre che professionisti, medici, finanzieri. Questo stato di cose porta un'elite a creare il sionismo e l'appoggio in primis brit quindi francese definisce la terra promessa Israele, stante la Storia a,C. Tempio di Salomone, distrutto da Nabucodonosor il primo mentre il secondo, attuale resto ne è il muro del pianto, distrutto poi dai romani. In Puglia a Santa Maria in Bagno si fermarono mentre era sul finire la II g.m. per qualche anno ebrei askenazi che andarono poi in israele lasciando bei ricordi di integrazione, insegnamento nelle scuole e intrapresa come artigiani di alto livello. Ancora oggi però sia quelli della diaspora che i non religiosi non credono alla terra promessa nè al probabile messia e le scuole rabbiniche hanno molto da fare! Gaza e la Palestina tutta oggi sono un problema POLITICO in Italia della parte avversa all'attuale governo, nel resto del pianeta da altri tromboni woke avversi agli USA, che con Trump cambia passo, fino a ieri, Veltroni dixit, Patria della Democrazia... Visitare Israele sarebbe molto opportuno per alcuni, anche perchè all'interno ci sono tante israele che nonostante i forti dibattiti convivono. I Palestinesi sono un pretesto che genera antisemitismo, l'Egitto ha eretto un muro di qua, i Giordani e siriani dall'altra parte, Libano non se ne parla. Poveri Palestinesi , 2volte vittime.