di Mattia Petrosino - foto Christian Lisco

I (pochi) negozi di pesca di Bari: «Rovinati da web, multinazionali e impoverimento del mare»
BARI – «Ormai siamo rimasti in pochi. Internet e le multinazionali ci hanno tolto clienti e in più l’Adriatico, sempre più povero, sta facendo disinnamorare i pescatori baresi. Per noi è diventato difficile riuscire a tirare avanti». Parole del 50enne Michele Scianatico, gestore di uno dei (soli) sei negozi di pesca ancora presenti a Bari. Piccoli e rari esercizi commerciali dove è possibile trovare tutto ciò che serve per pescare: dai fucili alle pinne, dalle canne ai mulinelli, sino ad arrivare a varie tipologie di esche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fondate spesso da “lupi di mare”, queste attività continuano a rappresentare dei punti di riferimento per appassionati e professionisti, nonostante negli ultimi anni stiano riscontrando grosse difficoltà negli affari. 

Siamo andati a trovare i tre negozi più antichi della città: si tratta di Sub Levante (nato nel 1976), Eurosub3 (1986) e Hobby pesca (1987). (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio inizia in largo Giordano Bruno, sul lungomare Araldo di Crollalanza, dove dal 1976 apre le sue saracinesche Sub Levante, specializzato in pesca subacquea. All’interno ci accoglie il 50enne Michele Scianatico, figlio del 76enne proprietario Sabino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fu mio padre a dare il via all’attività – racconta –. Era un sub e svolgeva lavori portuali. Da sempre amante del mare, pensò bene di aprire il secondo negozio di pesca della città. Il primo fu Rasub (che ha da poco chiuso i battenti) che inaugurò la sua sede di largo Adua pochi mesi prima di  noi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre parliamo notiamo una parete piena di fucili, sia a elastico (il cosiddetto arbalete) che ad aria compressa. Sulla sinistra ecco una serie di boe rosse e arancioni, mentre sulla destra vi sono delle vetrine all’interno delle quali sono posizionati vari accessori tra cui degli erogatori di ossigeno necessari per le immersioni con le bombole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo poi alle pinne. Michele ce ne mostra di due tipi: una gialla più piccola e l’altra grigia più lunga. La prima è utilizzata perlopiù dai subacquei, mentre la seconda dagli apneisti che hanno bisogno di una spinta maggiore. Quest’ultima può essere accompagnata anche da una pala in carbonio, fissata sull’estremità anteriore della pinna, che ha lo scopo di dare maggior slancio al piede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo anche la conoscenza del 25enne Sabino, il quale aiuta il padre nella gestione del negozio. Ci porta al piano superiore, dove sono conservate mute di tutte le tipologie e spessore: foderate e sfoderate, lisce e spaccate. E mentre ce ne mostra qualcuna, ci confessa: «Questa attività è destinata a chiudere, papà non vuole infatti che io e mio fratello proseguiamo la sua opera, è convinto che per negozi di questo genere ormai non ci sia più spazio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Dall’inizio del nuovo Millennio stiamo subendo la concorrenza di siti di vendita online e di aziende multinazionali quali Decathlon: sono la nostra rovina – spiega Michele –. I clienti ormai pensano solo a risparmiare e non si servono più da esperti specializzati. E non solo, il mare si sta sempre più impoverendo a causa della passata pesca illegale dei datteri che ha distrutto il fondale, delle reti poste a pochi metri dalla riva e della cattura di pesci di taglia inferiore a quella prevista. Il risultato? I baresi sono sempre meno invogliati a pescare e quindi a comprare da negozi come il nostro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ci spostiamo ora in via Pisicchio, nel rione San Pio, dove si trova Eurosub3. Entriamo così in un grande locale dove troviamo davvero di tutto: canne da pesca, maschere, pinne, mute, fucili, mulinelli, esche vive e artificiali. Seduto su una sedia “da combattimento” usata sulle barche per la pesca dei tonni, vi è il 56enne Pasquale Ruggieri, l’attuale proprietario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«A fondare nel 1986 l’attività, all’epoca sul Lungomare di Santo Spirito, fu Giacomo Vista – racconta indicandoci l’originale insegna in legno affissa sul bancone –. A seguirlo dopo 10 anni ci fu Maurizio Carrera, da cui ho rilevato l’attività 16 anni fa, aggiungendo al nome dell’esercizio il numero 3 che rappresenta appunto la terza gestione. Sono sempre stato un grande appassionato di pesca e l’idea di poter vendere attrezzi che servissero per coltivare questo hobby mi entusiasmava molto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Da qualche mese Pasquale si è spostato nell’attuale sede a causa della diminuzione dei parcheggi e dei problemi riguardanti il traffico intorno al porticciolo di Santo Spirito. I suoi clienti però l’hanno seguito sin qui. «E per combattere la crisi del settore – sottolinea –, ho aperto un sito web collegato al negozio che consente di poter acquistare senza doversi recare sul posto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui è il regno delle canne da pesca: ce ne sono centinaia e di ogni varietà, a seconda della tipologia di “caccia”. Ecco quelle da “surf casting” con cui si prendono da riva orate e spigole, da “bolentino” ideali sulla barca per il ciambotto, le “fisse” che non presentano il mulinello e permettono di catturare dagli scogli cefali o saraghi, le “bolognesi” utilizzate sulle corte distanze, da “spinning” adoperate per prendere pesci da lontano, da “drifting” per i grandi tonni e infine “da traina” necessarie per la pesca con la barca in movimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su una  parete sono poi posizionati vari tipi di mulinelli, mentre sul bancone Pasquale esibisce colorati galleggianti. «Ma vendo anche esche artificiali e tra tutte è questa è la più introvabile – ci dice il titolare mostrandoci un piccolo pesciolino azzurro –. È stato commercializzato trent’anni fa e il fatto che non sia più prodotto ha portato il suo prezzo a 45 euro. Chi lo acquista però può essere sicuro di poter pescare esemplari belli grandi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine il titolare ci mostra anche alcune esche vive: lo vediamo infatti arrivare con dei contenitori dentro cui si muovono a fisarmonica tre tipi di vermi. Il primo è il “coreano rosso” adatto per qualsiasi tipo di pesce, il secondo è il “bibi” dal colore violaceo che serve per catturare principalmente orate di grandi dimensioni, il terzo è il “coreano classico” adatto per le spigole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultima tappa del nostro viaggio è in via Napoli, nel quartiere Libertà, dove apre dal 1987 Hobby pesca. Ad accoglierci nel piccolo e stretto negozio è la famiglia Favia. «Io e mia sorella Francesca – racconta la 53enne Vittoria – decidemmo di aprire giovanissime questo locale sotto consiglio di nostro padre Francesco, detto “Ciccill”, pescatore da sempre. Tutt’oggi è lui che ci consiglia, dandoci anche una grossa mano nella costruzione di accessori artigianali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed eccolo qui il 92enne Ciccill, seduto su una sedia mentre è alle prese con la realizzazione di una nassa. «Si tratta di un antico strumento da pesca – ci spiega –. È composto da una rete metallica al cui interno vengono inserite le esche: i pesci vengono attirati dal verme ma una volta dentro non riescono più a uscire perché vi rimangono intrappolati. Faccio però anche le “polparole” legando a un filo in nylon un’esca che attrae polpi di tutte le dimensioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il negozio è specializzato nella vendita di ricercate quanto “mostruose” esche vive. Sul bancone vediamo infatti una vasca dove è adagiata la lunga e marrone vermara: arriva a costare anche 100 euro al chilo ed è il verme ideale per catturare il pesce bianco. Poi ci sono i bigattini, piccoli animaletti bianchi simili a dei bruchi utili per saraghi e cefali. Infine notiamo dei grossi granchi verdongnoli (“mezzelune” in dialetto barese) impiegati nella lotta contro i molluschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E anche qui naturalmente sono sparsi in ogni angolo mulinelli, canne da pesca, pinne e maschere. «In realtà però ormai ne vendiamo sempre meno – conclude Vittoria –: guadagniamo di più sulle riparazioni di mute o di fucili. Non credo del resto che la nostra attività proseguirà con figli e nipoti: i baresi non amano più la pesca come una volta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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