di Federica Calabrese

Dal biologo all'archeologo, dal prete al geologo: le mille anime del mondo subacqueo
BARI - Quando si parla di subacquea il pensiero corre immediatamente a chi si immerge in mare per catturare pesci . Ma abbiamo già visto in passato come ci siano persone che scendono a decine di metri di profondità per le occupazioni più svariate: dai cacciatori di relitti agli accompagnatori di non vedenti, fino ad arrivare a preti che celebrano matrimoni muniti di bombole .Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E in questo universo c’è chi svolge anche mestieri normalmente considerati "esclusivi" della terraferma. Capita infatti che biologi, archeologi e geologi decidano di indossare la muta per andare a esplorare i fondali alla ricerca di risposte riguardanti il loro lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Corato il 20 ottobre si è tenuta una manifestazione organizzata dal Centro sub locale (nella foto) che ha unito le varie anime di questo particolare mondo. Abbiamo approfittato dell’occasione per conoscere alcuni ricercatori che si immergono quotidianamente nell’Adriatico, a volte anche sfidando il pericolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nella mia attività bisogna fare i conti con onde, correnti e frequenti modifiche delle condizioni ambientali - spiega il biologo subacqueo Michele De Gioia -. Del resto l'uomo è ospite della natura e deve stare attento a molti fattori. "Amate il mare ma rimanete con i piedi per terra" è infatti il motto che subito insegnano gli istruttori di sub».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scopo di questa figura è quello di studiare il comportamento di animali e piante. In particolare viene riservata grande attenzione alle cosiddette "specie indicatrici", ossia quelle sensibili ai cambiamenti dovuti all'inquinamento: un esempio diffuso nei mari pugliesi è rappresentato dalla posidonia, il cui stato di salute è collegato a una buona qualità delle acque circostanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I ricercatori indagano anche le specie "aliene", così definite perchè colonizzano in modo invasivo ambienti diversi rispetto a quello d'origine, a causa di attività antropiche. «È il caso della Caulerpa cilindracea, alga proveniente dal Nord Atlantico e giunta nel Mediterraneo, in grado di soppiantare la nostra flora autoctona – sottolinea De Giosa -. Ma anche della Caulerpa taxifolia, nota come "alga killer" dall'alto potere infestante: tipica delle acque atlantiche, è "scappata" da un acquario di Montecarlo. Un addetto alla pulizia delle vasche ha infatti avuto la “felice” idea di scaricare l'acqua di risulta in mare, provocando una diffusione repentina di tale pianta che ben si è adattata alle nuove condizioni climatiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Poi ci sono gli archeologi, professionisti che vanno “giù” per scovare antichi manufatti, misurando poi l’area oggetto di studio ed etichettando i reperti uno a uno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La difficoltà principale - spiega Elisabetta, esperta del settore - è rappresentata dal fatto che nelle zone di interesse storico ci si deve muovere con grande attenzione in modo da non alterare il contesto. Farlo sott'acqua è parecchio complicato, vista la pesante imbracatura che indossiamo. Per non parlare di quando c'è da scavare: lo si fa a testa in giù, proprio per evitare che il movimento delle pinne possa danneggiare il luogo analizzato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma tra tante precauzioni arrivano anche grandi soddisfazioni. Ad esempio tempo fa vi avevamo parlato degli archeologi che avevano esplorato la leggendaria “isola” di Monte Rosso. «Scoprire resti di civiltà millenarie è quanto di più bello ci possa riservare questo mestiere - ammette la studiosa -. È il miglior modo con cui può essere ripagata la nostra fatica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Emozioni simili a quelle che possono capitare ai geologi subacquei, che studiano storia e morfologia della Terra proprio come i loro colleghi "terrestri", ma sott'acqua. «Il nostro obiettivo è lo stesso di chi opera fuori dai fondali - sottolinea il decano Vincenzo Iurilli - ma abbiamo meno libertà d'azione, per via del fatto che organizzare una spedizione in profondità comporta un dispendio di risorse superiore a quello che richiede un team di superficie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo studioso ha visitato uno dei posti sommersi più affascinanti della Puglia: la Grotta dei cervi, al cui interno figurano pittogrammi che risalgono a migliaia di anni fa. La "cappella Sistina del Neolitico", questo il suo soprannome, si trova al largo di Otranto. «Ammirarla da vicino è uno spettacolo - evidenzia Iurilli -. Ed è incredibile pensare come gli uomini dell'epoca, senza le attuali attrezzature e sfidando il buio  siano riusciti a decorare quella cavità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultima parola spetta a Giovanni Strippoli, presidente del Centro Sub Corato che come detto raccoglie al suo interno le varie figure del mondo sottomarino. «Fare il presidente di un’associazione di subacquei non è facile – ci confida -: bisogna conciliare le istanze e le esigenze diverse di persone di varia estrazione culturale. Ma un segreto c’è: puntare sulla passione e il rispetto per il mare che lega tutti i nostri “avventurosi” soci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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