di Gabriella Mola

Modugno, la storia di Amedeo e dei suoi "angeli": gestiscono da soli una mensa sociale
MODUGNO - «Tutto cominciò nel 2006, quando a causa di un infarto entrai in coma. In quei giorni feci un sogno: mi apparve la Madonna, che mi invitava a prendermi cura del prossimo. E così una volta risvegliatomi decisi di impegnarmi per gli altri, tenendo fede a ciò che mi aveva riferito la Vergine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono le parole del 73enne Amedeo Padovano, che da sette anni gestisce a proprie spese una mensa per i poveri a Modugno, alle porte di Bari. Così come la sua "collega" Ketty, benefattrice di Triggiano, l’uomo opera infatti senza ricevere alcun contributo da istituzioni ed enti religiosi. A dargli man forte ci sono solo tre donne, quelle che lui chiama i “miei angeli”: la 74enne Angela Cannuti, la 70enne Giuseppina Corriere e la 38enne Marianna Rezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi andati a trovare questo gruppo che dal 2012 offre un pasto caldo a decine di sfortunati. (Vedi foto galleria)

Partendo da piazza Garibaldi, nei pressi del centro storico cittadino, imbocchiamo corso Umberto e dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra in via Santa Lucia. La strada confluisce in via Tagliamento e poi incrocia sulla sinistra la stretta via Gorizia. La nostra meta si trova qui, al civico 52.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per entrarci varchiamo un cancello grigio e scendiamo lungo una piccola scalinata che si dirama a destra. Giungiamo così di fronte all'entrata, dove campeggia una scritta che riassume la filosofia del luogo: "Le mani che aiutano sono più sante delle mani che pregano".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dentro ad attenderci c'è proprio Amedeo, assieme alle sue aiutanti. I quattro si presentano all'interno di un piccolo ufficio le cui pareti sono colme di immagini religiose: si notano Papa Francesco, Madre Teresa di Calcutta, una simbolica colomba della Pace e persino una riproduzione del Cenacolo di Leonardo da Vinci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono originario di Taranto e ho lavorato a Torino come perito elettrotecnico, prima che 40 anni fa mi trasferissero qui a Modugno con la famiglia - ci racconta il signore -. Ho sempre vissuto normalmente, fino al 2006, quando a causa di un infarto rimasi in fin di vita per 12 giorni: durante il sonno mi apparve la “nostra mamma”, che mi chiese di assistere le persone meno fortunate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Nostra mamma" è l'espressione affettuosa con cui il pensionato indica la Madonna. «Fu lei a salvarmi - prosegue - nonostante medici e parenti avessero perso ogni speranza: ricordo l'incredulità di mia figlia e mia moglie nel vedermi riaprire gli occhi. Fu allora che mi sentii in dovere di ricambiare il favore della Vergine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così, dopo il pericolo scampato, Padovano divenne volontario del centro per tossicodipendenti "Frate francescano - Sorella Chiara" di Modugno. Ma questo non gli bastava, così dopo qualche anno decise di dedicarsi a tempo pieno ai bisognosi. In che modo? Aprendo una mensa sociale a sue spese e avvalendosi solo dell’aiuto di Giuseppina e Angela, due donne conosciute in un centro di assistenza fiscale locale dove aveva prestato servizio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il progetto prese forma il 4 ottobre 2012, giorno dell’inaugurazione del “ristorante sociale”, lì dove da allora ogni giorno vengono sfornati piatti per una cinquantina di persone. Amedeo si accolla le spese per affitto, bollette e cibo, mentre a cucinare ci pensano le due donne. C’è poi la più giovane Marianna che si occupa di raccogliere indumenti da donare agli ospiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giuseppina e Angela, munite di grembiule, ci mostrano la cucina, piccola ma funzionale e la dispensa, piena di pacchi di pasta, farine e conserve. Nella stanza accanto si trova poi la sala da pranzo, anch'essa disseminata di quadri sacri, che può accogliere solo 24 ospiti. Chi non riesce a sedersi può però portare via le pietanze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un corridoio spicca infine una nicchia adibita ad altare per la Madonna, con diverse statuette di Maria che si affacciano su un cuscino rosso e due candele laterali. «É lei a darci la forza per mandare avanti questo progetto», ci rivela Angela.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma dietro al prezioso servizio offerto dalla mensa c'è soprattutto un'organizzazione efficiente. Amedeo ci fa leggere il dettagliato programma mensile dei pasti da preparare. «Questo e altro per gli utenti di questa struttura - evidenzia il signore -: disoccupati, separati che hanno perso la casa, malati, disperati o semplicemente persone rimaste sole. Spesso mi siedo a tavola con loro per offrire un po' di calore umano e aiutarli a ritrovare quella dignità persa nelle notti passate a dormire in macchina, nei portoni o nelle campagne».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A ciò si aggiungono i laboratori creativi organizzati da Marianna. La donna ospita periodicamente alcuni bambini e li aiuta a preparare dei biscotti per gli utenti della struttura. Tra loro ci sono anche piccoli di famiglie più agiate: un modo per educarli sin dall’infanzia all'empatia verso i più deboli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un grande impegno che Amedeo sostiene economicamente da solo: dall'esterno arrivano solo delle libere offerte, prontamente segnate in un apposito registro. «Per il Comune è come se non esistessimo - si lamenta Marianna -. Si ricordano dei nostri poveri solo ad agosto, quando la mensa chiude: per sfamarli al nostro posto si affidano a un servizio di catering che costa più di quanto spendiamo noi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il mio sogno - conclude la signora - è che qualcuno delle istituzioni scenda in questo luogo e si prodighi per darci man forte. Qualunque cosa, pur di non lasciare solo Amedeo e il suo "miracolo"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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