La storia dell'eroina Anna Quintavalle: guidò i baresi durante la ''rivolta del pane''
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venerdì 1 dicembre 2017
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di Laura Villani
Ma andiamo con ordine. Alla fine dell’800 l’Italia si trova in una situazione politico-sociale molto tesa: il malcontento della popolazione era culminato addirittura in un fallito attentato alla vita del presidente Francesco Crispi nel 1894. Con il nuovo capo del governo Antonio Starabba (marchese di Rudinì), succeduto a Crispi due anni dopo, la situazione però degenera: moti, scioperi e tumulti si diffondono per gran parte del territorio nazionale a partire dal gennaio 1898. Le richieste degli italiani sono sempre le stesse: pane e lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alle 8 del 27 aprile di quello stesso anno a Bari Vecchia la 23enne Anna Quintavalle si reca al forno di un certo Onofrio Fanelli, nei pressi della Cattedrale. La giovane è conosciuta in città come la mòsce, appellativo che veniva dato a coloro che portavano sul volto i segni del vaiolo. Arrivata alla bottega scopre sconcertata che il prezzo della farina è ancora aumentato a causa dei dazi: da 9 a 10 soldi al chilo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anna non ci sta: ha una famiglia da sfamare e suo marito, Francesco Lopriesto, fa il ferroviere. Non hanno tanto denaro e lei deve far quadrare i conti in casa. Viene così ben presto a un’animata lite con la moglie di Fanelli: l'accusa di condurre una vita agiata coi soldi della povera gente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Intorno alle due si forma subito un capannello di curiosi che diviene ancora più nutrito quando il signor Onofrio (soprannominato vagghie vagghie, dal nome del setaccio da farina) interviene personalmente insultando con violenza le clienti con parole e gestacci e aggravando ulteriormente la situazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A quel punto nel popolo barese scatta qualcosa. La folla comincia a radunarsi per protestare. Accorrono le guardie che però nulla possono fare contro la foga dei cittadini che si riversano nei vicoli del centro storico sconfinando nel borgo murattiano per arrivare agli uffici del dazio e sotto la casa di via Putignani dell’allora sindaco Giuseppe Re David (che verrà salvato quasi per miracolo).
Ormai inarrestabile la fiumana di gente invade anche il Municipio, gettando dalle finestre mobili e carte e appiccando incendi. È la rivolta, guidata proprio da Anna, che con una bandiera tra le mani si guadagnerà un soprannome da eroina: portapannère (“portabandiera”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci vorrà l’intervento dell’esercito di fanteria e di cavalleria per placare finalmente i moti al calare della sera, ma la rivoluzione porterà i suoi frutti: pochi giorni dopo l’intera amministrazione civica verrà cacciata e dimissionata dal nuovo prefetto Luigi Pelloux.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E Anna? La gracile ma energica donna vivrà fiera fino al 1943, ispirando con la sua storia di coraggio racconti e commedie.
Fonti: Vito Melchiorre (Storie Baresi); Felice Giovine (Rivolta del Pane: la verità su Vagghie Vagghie!!)
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I commenti
- francesco - dove abitava l'eroina, e se ci sono delle immagini dove la raffigurano. Grazie per tutto quello che fate.