di Antonio Bizzarro

I giovani direttori d'orchestra baresi: «In Italia nessuno ti dà la bacchetta in mano»
BARI - Conosce i segreti di tutti gli strumenti musicali, ha un carisma eccezionale ed è indispensabile per l'esecuzione delle opere più complesse, ma nonostante ciò per trovare lavoro deve spesso emigrare all'estero. Parliamo del direttore d'orchestra, figura professionale che coordina numerosi musicisti nell'esecuzione di concerti: praticamente la massima autorità in materia di spartiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In Italia se ne contano poco più di un centinaio e pochi sono i baresi attivi nel settore. Tra i direttori storici è bene ricordare Giovanni Minafra, Rino Marrone, Giuseppe Lamalfa e Giovanni Pelliccia, quest'ultimo titolare di cattedra al Conservatorio cittadino dal 1993. Tra le nuove leve invece stanno emergendo il 30enne Nicola Colafelice (nella foto) e il 35enne Christian Ugenti. È a loro che ci siamo rivolti per conoscere meglio questo particolare mondo. 

L’asperità numero uno da superare è quella del percorso di studi. «Per intraprendere l’attività è necessario frequentare il conservatorio per cinque anni – ci spiega Nicola -, proprio come avviene per i "classici" corsi universitari. Nei primi tre anni il programma si concentra su un solo strumento a scelta, poi nel biennio del diploma "specialistico" si apprendono i segreti di tutti gli altri che compongono l'orchestra. Vanno imparati meticolosamente i dettagli delle partiture, si sostengono esami di storia della musica e si fanno esercizi di "ear training", cioè si allena l'udito a riconoscere note, accordi e intervalli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un'avventura che richiede dunque grande forza di volontà e un’assunzione di molta responsabilità: perciò sono pochi i musicisti che decidono di percorrere questa strada. Ma un numero limitato di diplomati in direzione d'orchestra non dovrebbe essere un vantaggio per chi sta cercando occupazione? «In teoria sì - sottolinea Nicola - ma nella pratica i posti di lavoro sono "bloccati": le fondazioni infatti affidano la guida delle orchestre a direttori "stabili", cioè assunti permanentemente. Solo sostituendoli in qualche supplenza è possibile farsi notare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tra l'altro i conservatori fanno poco o niente per sponsorizzare i propri talenti. «Un tempo all'esame finale i docenti invitavano talent scout, manager e direttori artistici - continua il 30enne - mentre oggi questo genere di marketing è caduto nel dimenticatoio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è per questo che il più delle volte le giovani promesse scelgono di varcare i confini nazionali. Lo sa bene Christian, che per guadagnarsi la pagnotta è volato negli Stati Uniti, dove è riuscito a lavorare alla produzione musicale del trailer del colossal "Exodus". «Mi ritengo fortunato - evidenzia il 35enne - perchè faccio parte di quell'1% che vive di musica. Ma all'inizio è stata dura. Ai tempi del conservatorio ho avuto modo di fare esperienza dirigendo alcuni concerti dell'orchestra della Provincia: praticamente studiavo e lavoravo insieme, cosa mal vista dal mio insegnante che evidentemente faceva del “nonnismo”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fuori dall'Italia è tutta un'altra storia - incalza Christian -. Si investe nell'arte in generale, c'è più richiesta di lavoro e nell'ambiente si sente spesso dire che "ti danno la bacchetta in mano". Negli Usa ad esempio si studiano branche ben definite, come quella delle colonne sonore dei film e si viene ingaggiati per svolgere precise mansioni. Qui invece abbiamo programmi di studio risalenti alla monarchia: è assurdo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure del “timoniere” d’orchestra non si può fare proprio a meno. «Anche il musicista più in gamba ha bisogno di seguire le indicazioni del direttore  - afferma sicuro Nicola -. Senza i movimenti delle nostre mani e della bacchetta mancherebbe quel coordinamento di cui necessitano decine di strumentisti che suonano tutti assieme contemporaneamente: l'esecuzione dell'opera non verrebbe portata a termine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La "squadra" dunque va governata con maestria, anche perchè in caso contrario può letteralmente mettersi contro il suo capo. «Dico sempre che il peggior pubblico non è quello seduto in poltrona bensì quello davanti a me – sottolinea Christian -. Se vai alle prove senza aver studiato gli spartiti o non hai abbastanza carisma, i musicisti se ne accorgono e cominciano a suonare con svogliatezza. Insomma la tua orchestra è in grado di massacrarti».


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