di Massimiliano Fina

Il rito della coscinomanzia: «Ladri e traditori smascherati grazie al setaccio»
Separare la farina o una qualsiasi sostanza in polvere dalle impurità grazie all'azione filtrante di una retina metallica. È questa la normale funzione del setaccio, comunissimo arnese cilindrico da cucina che si utilizza in casa per preparare dolci e prodotti di panetteria. Pochi però sanno che questo strumento fino al secolo scorso veniva spesso "interrogato" per risolvere dilemmi del passato e prevedere eventi futuri: una strana pratica che prende il nome di “coscinomanzia”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di una divinazione che affonda le sue radici nell'antica Grecia ed è citata da diversi scrittori dell'epoca come il poeta siracusano Teocrito. Con il passare dei secoli si è diffusa gradualmente in tutta Europa, motivo per cui gli storici ne hanno individuato diverse varianti, tutte però riconducibili a due tipi di versioni principali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima, di solito usata per individuare il responsabile di un reato, prevedeva che il setaccio fosse legato a un filo e lasciato in sospensione. L'inquirente a quel punto leggeva ad alta voce la sua lista dei sospettati: la persona il cui nome veniva declamato durante l'oscillazione dell'attrezzo era dichiarata colpevole. Il secondo metodo invece consisteva nel far reggere a due indagati uno stesso paio di forbici (altro strumento "magico"), facendo inserire a ciascuno di loro un dito in uno dei due anelli che costituiscono l'impugnatura. Sulle forbici veniva adagiato l'utensile in modo che si tenesse in equilibrio: l'indiziato che avesse mosso il proprio dito, provocando così il movimento del vaglio, sarebbe stato giudicato reo del crimine contestato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa specie di “macchina della verità”, seppur con evidenti modifiche, ha interessato anche la Puglia, vera e propria roccaforte di riti magici popolari come "il taglio dei vermi", "u' scand" e "l'affascino". Qui la pratica del setaccio è stata praticata fino primi decenni del 900, accompagnata il più delle volte preghiere e da invocazione rivolte ai vari santi protettori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Ricordo che per mia nonna era normale usare il setaccio come mezzo rivelatore - ricorda Carmela, 70enne di Palagiano, in provincia di Taranto -. Di solito lo tirava fuori nelle fredde serate d'inverno, quando l'intera famiglia si radunava attorno al braciere, in modo da scoprire se le sue amiche fossero state vittime di un tradimento da parte dei propri mariti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per effettuare l'investigazione - prosegue l'anziana con grande nostalgia - infilava le forbici nella parte interna dell'arnese che così rimaneva in equilibrio, per poi snocciolare con tono deciso l'elenco dei mariti delle sue compagne: l'uomo il cui nome era pronunciato durante la caduta dell'utensile veniva considerato infedele. Per lei era un gioco, ma alcuni a tutto ciò ci credevano per davvero: ecco perchè certe volte sfruttava tutta la sua bravura per non far cascare il setaccio, in modo da non creare scompiglio tra i parenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Michele, 90enne originario di Taranto, si serviva invece di questo oggetto di "stregoneria" per indovinare accadimenti futuri. «A insegnarmi questo rituale fu il titolare di un minuscolo panificio dove lavoravo nei periodi di difficoltà economiche - racconta il vecchietto -. Tante persone mi chiedevano di interrogare lo strumento: una volta addirittura preannunciai a una mamma la morte di suo figlio. Fu terribile. Per questo quando l'attrezzo cascava spesso ripetevo l'esperimento per avere risposte più incoraggianti ed evitare sentenze spiacevoli»

Decisamente più a lieto fine è l'esperienza di Luciana, 80enne di Lecce. «Rammento perfettamente quella notte di luna piena del 1959 - spiega la nonnina salentina - quando mi recai da una mia amica "veggente" con in mente una domanda ben precisa: avrei mai potuto avere un figlio? Da tempo infatti cercavo senza successo di rimanere incinta, pensavo fosse opera del Diavolo. Così la mia compagna girò la richiesta al suo fidato "oracolo" di legno, non prima però di aver recitato un "Padre nostro" e impugnato un'immagine di San Michele Arcangelo, colui che mi avrebbe liberato dall'influsso negativo del Demonio. Il setaccio rimase perfettamente in equilibrio e per sicurezza ripetemmo il test altre due volte: l'esito fu sempre positivo. Un anno dopo in effetti il mio sogno si avverò: ebbi finalmente un bambino, il primo di quattro splendidi figli».


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