di Katia Moro

Quelli che rappresentano mentalmente tempo e vita: «Così si rivela la personalità»
Rappresentare mentalmente il tempo che scorre, creando nella propria testa un disegno che raffiguri il procedere dei mesi, degli anni e soprattutto della propria vita. E’ ciò che alcune persone fanno, anche inconsciamente, da quando sono nati. Ma perché “immaginare” il tempo? E come interpretare dal punto di vista psicologico la propria “visione”? Abbiamo posto questi interrogativi alla psicoterapeuta Morena Leone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché c’è chi rappresenta il tempo?

Da sempre l'uomo è affascinato dal mistero del tempo che scorre, sfuggente e misterioso. Rappresentarlo graficamente con un cerchio, una linea o in qualsiasi modo lo si voglia, sembra nascondere il desiderio di poter esercitare un controllo su di esso, illudendosi di poterlo dominare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono persone più predisposte a questo tipo di immagine mentale?

Ogni essere umano possiede una propria diversa raffigurazione mentale, anche se solo i soggetti dalla spiccata capacità intellettiva ne sono consapevoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La visualizzazione del tempo ha una qualche concreta utilità?

Potrebbe costituire un valido strumento di lavoro, per i manager ad esempio o per chi comunque amministra un’attività e deve programmare il futuro facendo un bilancio dell’andamento del passato. Allo stesso modo può essere funzionale al lavoro di un’insegnante che segue la ciclicità dell’anno scolastico che inizia sempre a settembre, è cadenzato dai periodi di vacanza e giunge al termine a giugno, mese in cui devono essere raggiunti gli obiettivi prefissati. Ma anche nell’economia dell’esistenza privata può costituire  un valido supporto per i fatidici bilanci di fine anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il modo in cui si immagina la vita può essere rivelatore della personalità di ognuno?

Certo, il cerchio, la linea orizzontale o l’ellisse (vedi immagine) indicano una predominanza degli schemi mentali tipici di chi è molto razionale e ha una predilezione per la logica e le materie scientifiche. Mentre i soggetti più creativi tendono a immaginare il proprio tempo in maniera più figurativa o più astratta, sicuramente meno schematica. Poi c’è chi visualizza solo immagini, fotogrammi della propria esistenza, nascondendo il desiderio di catturare il tempo, quasi a voler bloccare una sequenza per fissarlo nello spazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La rappresentazione del tempo con un cerchio che cosa può nascondere?

Un’eccessiva predominanza della visione ciclica potrebbe rivelare un atteggiamento ossessivo-compulsivo tipico di chi teme i cambiamenti e tende a voler ripetere per sempre alcuni atteggiamenti legati magari all’infanzia o alla giovinezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E chi al contrario immagina una linea retta che procede all’infinito?

E’ sicuramente più predisposto verso il futuro e la progettualità in una visione ottimistica di ciò che lo attende. Però attenzione, il passato deve essere sempre ben presente nella nostra vita: le persone affette da disturbi d'ansia ad esempio registrano una sorta di “perdita della dimensione del passato”, con una conseguente marcata focalizzazione sul futuro e sulle paure legate all’ignoto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al contrario ci sono persone che tendono un po’ troppo spesso a guardarsi indietro…

In tal caso l’immaginaria “linea temporale” appare quasi interrotta, incapace di procedere in avanti. Nei soggetti tendenti a stati malinconico-depressivi ad esempio, nei quali non vi è alcuna capacità di immaginare l'avvenire, il futuro appare buio e assente. Ci si lega così al passato come unico elemento certo da cui risulta difficile separarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

* con la collaborazione di Cassandra Capriati


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  • Mirko - Molto interessante. La psicoterapeuta lavora anche a Bari. Riceve? Dov'é possibile reperire informazioni in tal senso. Katia Moro è la Giornalista, Leone è la terapeuta, ma la CAPRIATI Cassandra chi sarebbe?
  • BARINEDITA - Salve Mirko, sarà contattato dalla psicoterapetuta. Cassandra è colei che ha disegnato quell'immagine. Saluti
  • Carmelo - Ottima iniziativa, dovreste intervistarli più spesso questi professionisti, anche perché io e mia moglie ci siamo accorti che il vostro "spazio" dedicato alle "Domande ai professionisti" è molto marginale e poco evidente. Comunque bravi, la psicologia è materia ostica ai più, per una questione culturale, e voi con le vostre iniziative indurrete allo sdoganamento della materia, intrappolata in arcaici preconcetti. Continuate così...... Vostri Lettori.
  • BARINEDITA - Grazie mille Carmelo. Sì, cercheremo di dare maggior spazio ai nostri esperti, ampliando anche "l'offerta" e il loro numero. Continui a seguirci. Saluti
  • Giovanni - Concordo con gli altri lettori, i vostri professionisti sembrano competenti, perché non dar loro maggiore spazio?Effettivamente noi baresi abbiamo molti preconcetti sulla materia e la vostra iniziativa potrebbe aprire molte menti. Perché proprio voi da testata INEDITA non riservate uno spazio ad altre interviste di questo genere? Perché la gente si abitui a trattare questi temi senza stupidi preconcetti. Forza Barinedita.
  • BARINEDITA - Grazie Giovanni, sarà fatto!


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