Mola: la storia dell'aviere Nencha, leader degli acrobatici ''lancieri neri''
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venerdì 19 ottobre 2012
di Maria Matteacci
MOLA DI BARI - L'acrobata dei cieli che nell'anno 1959 con il grado di capitano fu leader della prima pattuglia acrobatica nazionale "Lancieri Neri" e in questa casa crebbe e visse gli anni più belli della vita. È con queste parole, incise su una targa commemorativa al numero 103 di via Manzoni a Mola di Bari, che nel 2007 il cittadino Vincenzo Chiarelli ricordava l'amico Andrea Nencha nel terzo anno dalla sua scomparsa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Personaggio sconosciuto ai più, Nencha nacque a Mola ma la sua famiglia era di origini baresi. Fu capoformazione dei Lancieri Neri (gli "antenati" delle Frecce Tricolori) che si costituirono nel 1958 a Cameri, in provincia di Novara per poi sciogliersi due anni dopo. La pattuglia era formata da sei caccia dal caratteristico colore nero sul cui fianco vi era l'immagine di un lanciere a cavallo stagliato contro un sole nascente, da cui il nome del team.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel '59 i Lanceri Neri parteciparono a numerose manifestazioni in Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania, ma il loro momento di gloria arrivò con l'invito da parte dello scià di Persia a prendere parte a una grande manifestazione a Teheran. Fu la più lunga trasferta mai intrapresa da una formazione da caccia italiana, che fece guadagnare a Nencha e al resto della squadra l'ammirazione di tutto il mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
« Aveva una testa Andrea... - ricorda con affetto Chiarelli -. Fu tra i primi a circolare coi pattini, cosa "avanzata" allora, e una volta mi ci fece andare con lui da Mola fino a Monopoli. Aveva incarichi anche a Bari e ogni volta che sorvolava Mola col suo caccia si spingeva a quote bassissime, facendo manovre ardite ma sempre impeccabili: il suo modo di "salutare" amici e famigliari. Stava per ottenere persino il titolo di capo di stato maggiore dell'Esercito - sottolinea - ma l'allora ministro della Difesa Giulio Andreotti glielo rifiutò. Morì a 65 anni di diabete. Bere era la sua debolezza, ma a dispetto di ogni pregiudizio fu sempre una persona corretta.»
Maria Matteacci
I commenti
- riccardo modugno - vorrei aggiungere una precisazione . il generale andrea nencha non era affatto un bevitore, mori di diabete ,aveva una gamba malata da tempo , e non mori' a 65 anni ma a 75 era amico di mio padre sin dall'infanzia , mio padre si chiamava Ingnazio MODUGNO. e io lo conosciuto l'ultimo suo periodo di vita .uscivamo insieme con la sua barca ,IL DIRIGO , qui' a riva di traiano civitavecchia .conservo un grande ricordo di Andrea , il Generale .