Muretti a secco, un'antica arte: «Ma ormai li sanno fare solo gli albanesi»
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venerdì 11 settembre 2015
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di Katia Moro
Una vera e propria arte che però in Puglia sembra ormai essere stata dimenticata: di fatto nessuno è più capace di realizzare i muretti, nonostante ci sia una grande richiesta oggi come nel passato di segnare i confini dei possedimenti terrieri con una delimitazione esteticamente più piacevole, resistente e rispettosa dell’ecosistema.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non esistono più “paretari” italiani, cioè costruttori di muretti a secco: nessuno ha voluto seguire le orme dei propri padri e nonni e questa vera e propria arte tradizionale è stata abbandonata», si lamenta il 65enne Mimmo Ferrulli dell’associazione culturale “L’incontro Onlus” di Acquaviva. Lui assieme al 40enne Roberto Tritto ha pensato di dar vita nelle campagne del paese, dal 14 al 19 settembre, a un vero e proprio corso per imparare a costruire muretti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il problema però, appunto, è stato riuscire a trovare qualcuno che tenesse le lezioni. Ad Acquaviva l’unico paretaro rimasto è un 90enne che proprio non se l’è sentita di imbarcarsi in questo impegno alla sua età. E così i due hanno dovuto rivolgersi al 55enne Idris Puodani, un albanese di Durazzo residente da 22 anni in paese e infaticabile costruttore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sì perché gli unici paretari rimasti (almeno nel Belpaese) sono gli albanesi, che di fatto insegnano agli italiani ciò che gli italiani si sono dimenticati. In Albania del resto i muretti a secco sono molto diffusi. «Eppure per costruirli non ci vuole nemmeno una particolare forza fisica, ma solo tanta pazienza – commenta Idris -. Non bisogna spostare grossi pesi: si utilizzano le pietre che si trovano sul terreno così come sono, senza lavorarle o rifinirle».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E’ a partire dagli anni 70 e 80 che non si costruiscono più – sottolinea Roberto Tritto - addirittura molti sono stati abbattuti per favorire il transito dei trattori meccanici. Il controsenso è che poi sono stati utilizzati cospicui finanziamenti europei per rimetterli in piedi. Ciò che si ignora però è che l’eliminazione di questo tipo di costruzioni costituisce anche un grave pericolo. Le pietre a differenza dei mattoni con calce permettono infatti il drenaggio dell’acqua piovana che scorre e non ristagna, impedendo così inondazioni, crolli di recinzioni e fuoriuscita del terreno. E poi garantiscono il mantenimento del naturale ecosistema delle campagne: mantengono i terreni umidi e favoriscono la vegetazione locale e la conservazione della microfauna, come quella di alcuni rettili, che nidificano e proliferano tra i sassi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma come si costruiscono i muretti? Non può che spiegarcelo Idris, che ha imparato quest’arte da suo padre da suo nonno ed è paretaro da quando aveva l’età di 15 anni. «L’importante è capire il giusto gioco di incastri – ci illustra -. Le pietre vengono addossate l’una sull’altra senza bisogno di calce, malta, né di alcun tipo di legante, come accade al contrario con i mattoni. Si crea sotto un canale che si riempirà con i massi più grossi che fungono da base e poi man mano si inseriscono quelli più piccoli creando una forma a trapezio isoscele con una base dello spessore di 60 centimetri circa e la parte superiore profonda massimo 40. Il tutto per un metro e mezzo di altezza. La forma un po’ scoscesa è fondamentale per arginare la forza della pioggia e del terreno che scivola con l’acqua. Solo se si tengono presenti queste poche ma fondamentali regole che appartengono alle più antiche tradizioni del passato si può essere certi che il muro non cadrà mai e resisterà per sempre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rivalutare la costruzione dei muretti a secco significa dunque recuperare un vero e proprio patrimonio culturale e non solo, visto che i paretari sono molto richiesti e ben ricompensati. «Per un muretto a secco si può essere retribuiti anche 40 euro al metro – ci dice Roberto -. Imparare questo mestiere può rappresentare una buona prospettiva di lavoro da valutare seriamente in questi tempi di forte crisi occupazionale».
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Katia Moro
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