di Alessia Schiavone

Da Bari in Norvegia con l'autostop: «Sì, c'è gente che riesce a fidarsi»
NOCI - Ai bordi della strada, con il peso dello zaino sulle spalle, un cartello di cartone tra le mani con su scritto "verso nord (ovunque)" e il mitico pollice in su. Non è la scena di un film anni 70, ma l'istantanea del viaggio quasi anacronistico compiuto da due 20enni di Noci, in provincia di Bari. Ai treni ad alta velocità e ai voli low cost, Giovanni D'Onghia e Davide Carrelli hanno preferito l'autostop: una forma di trasporto decisamente retrò, forse pericolosa ma senza dubbio audace ed entusiasmante. (Vedi foto galleria)
 
E, contro ogni aspettativa, sono bastati 50 giorni (tra andata e ritorno) per attraversare l'Europa, percorrere più di 8000 chilometri e raggiungere e tornare dalla lontana e fredda Norvegia. Partiti la sera dell'11 luglio di quest’anno, il 29 agosto erano già di nuovo nel loro letto in Puglia. Tutto merito dei tanti automobilisti che si sono fermati, si sono fidati e che a volte hanno anche spalancato le porte della propria casa, offrendo loro cibo e un posto dove dormire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Noi abbiamo conosciuto i due ragazzi il 12 luglio quando, dopo aver fatto tappa a Polignano, erano appena all'inizio del loro tour ma sognavano già di macinare chilometri e chilometri seduti al posto passeggeri dell'auto di qualche sconosciuto e arrivare così più a nord possibile. «Abbiamo scelto l'autostop perché è economico, ma soprattutto perché ci consentirà di conoscere posti e volti diversi, entrando in contatto con nuove storie», ci dissero quel giorno. E così è stato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Il loro kit di sopravvivenza: un grande zaino da viaggio, una tenda, l'immancabile sacco a pelo, circa duecento euro in tasca, qualche torcia, vestiti, una videocamera, una fotocamera e un unico cellulare con connessione internet. Il minimo indispensabile insomma. Genitori e amici non volevano che partissero in quel modo. D'altronde gli anni d'oro dell'autostop sono finiti. Con i tempi che corrono, non sarebbe stato difficile incontrare gente malintenzionata. E poi, chi sarebbe stato disposto a fermarsi e a dare un passaggio a due perfetti sconosciuti? Chi si sarebbe fidato?
 
«In realtà non abbiamo incontrato tutte queste difficoltà, anzi – tiene a precisare Giovanni -. Non è un'illusione: sì, esiste gente che è disposta a fidarsi e ad aiutarti senza chiedere nulla in cambio. Abbiamo ricevuto il passaggio da gente di tutte le età, addirittura donne anziane».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Così ad esempio hanno viaggiato per cinque giorni nel Nord Italia nel bagagliaio dell'auto di due ragazze francesi. Si trovavano invece a Malmö, in Svezia, quando un giovane indiano ha donato loro 300 corone (circa 40 euro). «O ancora, come dimenticare la signora russa che ci ha raccolti dalla strada dopo quattro lunghe ore di attesa- aggiunge Davide-. Poi, a causa di problemi di comunicazione (parlava solo il russo e il tedesco), ci ha accompagnati appositamente a casa di suo fratello che non solo ha fatto da mediatore, ma ci ha anche permesso di raggiungere la nostra meta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel parco nazionale Rondane, in Norvegia, sono stati ospitati nella fattoria di una famiglia di allevatori. «Sempre da quelle parti, ci è capitato di cucinare per strada sotto una tettoia perché pioveva. A pochi metri c'era un'osteria- racconta Davide-. La proprietaria ci ha accolto nel suo ristorante e ci ha offerto il buffet. Le abbiamo chiesto di poterci sdebitare in qualche modo, magari dandole una mano nel locale. Ma lei ha prontamente rifiutato dicendoci che ci sono molti angeli tra le montagne norvegesi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma, contrariamente a quanto si possa pensare, anche gli italiani hanno dimostrato di non essere poi così diffidenti. A Terlizzi, i due ragazzi sono stati prima ospitati da una congregazione religiosa e poi, dopo avere trascorso la notte tra gli scogli della spiaggia di Molfetta, hanno ricevuto un passaggio molto fortunato da Francesco, un 40enne barese che li ha condotti direttamente a Roma. Qualche chilometro più in là, è capitato anche che una signora sempre italiana mettesse qualche soldo nella mano di Giovanni, esortandolo a comprare una bevanda fresca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hanno "camminato" per l'Europa ma in realtà è come se avessero attraversato il mondo intero, venendo a contatto con tante culture diverse. Tutti hanno avuto il coraggio di fidarsi. «Erano le 22.30, eravamo in Svezia e volevamo raggiungere Göteborg- raccontano i due 20enni-. Due ragazze con il velo, musulmane, si sono fermate e ci hanno portato sino alla nostra destinazione, nonostante non fosse quella la strada che avrebbero dovuto percorrere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Dopo solo venti giorni di viaggio avevano già raggiunto Oslo. Si era creato infatti una sorta di passaparola che aveva reso più semplice la loro impresa. Coloro che avevano dato il passaggio o ospitato i ragazzi nella propria famiglia, scattavano delle foto, le mettevano su facebook e, a quel punto, tutti coloro che vedevano l’immagine commentavano e avvisavano i loro amici in modo che potessero contribuire a fornire un passaggio. 

Chiaro che chi decide di viaggiare con questo "mezzo", non può però pensare di andare a fare una comune vacanza rilassante. Ci sono stati anche momenti di difficoltà, carichi di stress e preoccupazione. Le ore di attesa sotto il sole o la pioggia erano parecchio sconvolgenti. Una volta hanno dovuto aspettare addirittura otto ore in piedi sul ciglio della strada prima che qualcuno si fermasse. «È stato in quella occasione che abbiamo conosciuto un uomo asiatico decisamente strano, forse anche un po' pazzo- ricorda con un sorriso Giovanni-. Non appena ci ha visto, si è affacciato al finestrino della sua macchina e ha iniziato a gridare senza alcun apparente motivo. A nostro malincuore, abbiamo dovuto declinare l'invito per paura di non riuscire a intenderci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Altro punto interrogativo era il posto dove dormire. Spesso hanno dovuto campeggiare nascosti nei boschi. Se in Germania, Svezia e Danimarca trovare un pezzo di verde era abbastanza semplice, la faccenda si faceva più complicata nelle grandi città dove montare una tenda nel bel mezzo di una strada o di una piazza avrebbe dato troppo nell'occhio. «Avevamo però una tecnica in queste occasioni - sottolinea Davide -. Andavamo la sera in qualche bar o pub sperando che qualcuno ci notasse e ogni volta infatti c'era qualche universitario o ragazzo poco più grande di noi che decideva di ospitarci in casa propria per la notte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Il viaggio di Davide e Giovanni, dopo aver fatto tappa nel nord Italia, in diverse città della Germania, in Danimarca e Svezia, si è concluso nelle isole Lofoten, in Norvegia, un arcipelago dove le montagne si immergono a strapiombo nel mare e dove il cielo sempre sveglio respira brezze ghiacciate. E da lì, dopo aver calpestato il paradiso in terra, sono ripartiti dritti di corsa verso casa. Chiaramente e rigorosamente in autostop. 

(Vedi galleria fotografica)


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