Il progetto ''Div.ergo'', quando i diversamente abili creano e lavorano
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lunedì 13 aprile 2015
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di Alessia Schiavone
«Alcuni volontari sono insegnanti nelle scuole superiori ed è lì che hanno incontrato e incontrano ragazzi con un certo tipo di problemi - racconta Pierangelo, uno dei volontari della sede di Santeramo -. Abbiamo notato però che terminati gli studi, per i ragazzi diversamente abili c'è il nulla. Ecco l'idea di fare qualcosa per loro ma soprattutto con loro. Qualcosa di manuale, creativo, utile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli artisti della bottega di via Francesco Netti a Santeramo sono al momento sei (si tratta di giovani autistici o affetti dalla sindrome di Down) e ogni giorno, dalle ore 9 alle 13 e dalle 17.30 alle 19.30, si cimentano nella lavorazione della ceramica, del legno, del vetro, del fimo e della pelle e realizzano manufatti come segnalibri, vasi decorati, portafoto, bomboniere. (Vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È quindi un'esperienza di inserimento nel mondo del lavoro con orari e tempi ben definiti. Non appena arrivano, i ragazzi firmano, indossano il camice e leggono il planning (un prospetto settimanale che indica le attività da svolgere con la guida dei volontari). Per ogni eventuale ritardo o uscita anticipata occorre un permesso: tutti devono assumersi le proprie responsabilità e prendere seriamente il proprio compito. Non a caso all’ingresso della sede campeggia la scritta “L’uomo nobilita il lavoro”. Anche i volontari (giovani di età tra i 19 e i 35 anni) devono seguire dei corsi per essere pronti a interagire con una realtà complessa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiaramente nelle botteghe non si lavora soltanto: si discute, si parla. Sono nati per esempio i percorsi sugli artisti (Mirò, Picasso, Rodari). «Attualmente ci stiamo occupando di alcune storie dette sapienziali, in particolare delle favole classiche -spiega Maria Francesca, un'altra volontaria di Santeramo - e partendo proprio dai protagonisti, i ragazzi e gli animatori, immedesimandosi, provano a riconoscere le proprie qualità e i propri limiti in un rapporto alla pari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C'è poi il fronte esterno dei visitatori, della commercializzazione, visto che gli oggetti vengono venduti per sostenere le spese del progetto. E il 27 di ogni mese, i “lavoratori” percepiscono un compenso simbolico per l'attività svolta, che dipende anche dal numero di presenze, dalla puntualità e dai ritardi. Coloro che non hanno proprio idea del valore dei soldi, imparano pian piano a gestire il denaro, mettendolo da parte o magari facendo un regalo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I diversamente abili vengono poi impegnati in un altro progetto: Ashré (in ebraico “beatitudine”). Un gruppo di volontariato e amicizia che guidato dal principio secondo cui "nessuno è felice da solo" vede l'incontro tra i disabili e gli anziani delle case di riposo. Con l'aiuto di animatori adulti e giovani volontari, si organizzano delle attività a tema in cui persone spesso ai margini della società tessono una rete di rapporti, aiutandosi tra di loro, per sentirsi meno soli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui il sito internet dell’associazione C.A.Sa
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Alessia Schiavone
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