di Riccardo Guglielmi

Bari, la parola diventa farmaco con il sostegno psicologico agli infartuati
BARI- La “parola diventa farmaco” ogni mercoledì dalle 16.30 alle 18.30 presso la riabilitazione del reparto di Cardiologia Ospedaliera del Policlinico di Bari. Il percorso riabilitativo dei pazienti con problemi di cuore sarà infatti integrato con sedute di sostegno psicologico condotte con l’aiuto del personale del reparto e con tecnici esperti dell’associazione di volontariato “Ama Cuore Bari” (nella foto), composta prevalentemente da cardiopatici che hanno saputo trasformare la malattia in una nuova risorsa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il cittadino colpito da un attacco cardiaco - afferma Davide Traversa, responsabile della riabilitazione - è paragonabile al reduce di guerra che è lasciato solo ad affrontare le limitazioni che una patologia così grave impone. La riabilitazione cardiologica permette di non lasciare mai solo il nostro assistito. Vera novità è il valido contributo dei volontari di Ama Cuore che, avendo superato in prima persona gli esiti della malattia, insegnano come “ritornare alla vita” dopo un infarto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infatti dopo la dimissione ospedaliera compaiono problematiche cliniche e psicologiche per il paziente infartuato che spesso, dopo aver assistito passivamente alle manovre rianimatorie in terapia intensiva o aver visto morire il suo vicino di letto, comincia a temere direttamente per la propria vita.  Nella prima settimana pensa che non sarà più quello di prima. Immagina ridotte le sue capacità lavorative e di conseguenza le possibilità di produrre benessere per sé e per i propri cari, si vede limitato sessualmente e ha il terrore di praticare qualsiasi attività fisica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Le sensazioni più comuni – afferma Angela Ferrante, volontaria dell’associazione - sono la paura, la collera e la depressione per non poter essere più quello di prima nell’ambito familiare, sociale e lavorativo. Subito dopo essere stata dimessa dall’ospedale anch’io ho avuto paura che l’attacco potesse ritornare. Ogni minimo dolore toracico o una piccola mancanza di respiro, creava una grande preoccupazione e generava ansia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Queste problematiche sono completamente ignorate dagli stessi medici curanti, che spesso non sono in grado di comunicare adeguatamente con i pazienti. Quello che perà il Sistema sanitario non è in grado di fornire è dato, a costo zero, dal terzo settore della società civile: il volontariato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«La caratterista del gruppo di mutuo sostegno - sono le parole di Nando De Muro esperto nella relazione d’aiuto- è l’autogestione. E’ un momento d’incontro tra persone unite da uno stesso problema che rompono l’isolamento, raccontano le proprie esperienze gioiose o dolorose, si scambiano informazioni e soluzioni. L’obiettivo è riscoprirsi non solo per sé, ma per l’intera comunità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo la fisioterapista Giovanna Lupis, «il gruppo infonde serenità, stimola il benessere interiore e il sorriso. Mette le basi per non aver paura di riprendere l’attività fisica, la regolare sessualità di coppia, incoraggia a partecipare alle tante attività sociali di Ama Cuore (incontri culturali, gite, gare gastronomiche, ginnastica in pineta), affrontando la ripresa lavorativa con maggiore serenità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La parola diventa così una nuova arma nella lotta alle malattie cardiovascolari – interviene Andrea Armenise, uno dei volontari più attivi dell’associazione - . Nel gruppo porto l’esperienza personale di chi, come me, è stato rianimato e defibrillato per un arresto cardiaco. Dopo un lungo periodo d’incertezze e timori in famiglia e sul lavoro ho saputo modificare lo stile di vita che mi aveva condotto all’infarto. Ora faccio regolare esercizio fisico, corro anche con molti amici della nostra associazione, ho ripreso l’attività lavorativa e ho una regolare vita sociale e sessuale. Metto a disposizione il mio vissuto per modificare i comportamenti sbagliati e accorciare i tempi di ripresa dei partecipanti al gruppo che, mai più da soli, potranno condividere e raggiungere i miei stessi obiettivi». 

Dell’esperienza di Ama Cuore si parlerà durante un congresso cardiologico aperto a tutti che avrà luogo a Trani sabato 18 aprile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui il sito internet di Ama Cuore.


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  • efrem barnaba - Grazie Riccardo Guglielmi
  • Mari Onorato - Anche le parole curano... Infatti infondere ottimismo funziona come un farmaco.. Non solo le medicine bensì anche un sorriso, una carezza, un incoraggiamento possono curare il corpo, oltre che l'anima. é staro approvvato scientificamente che le parole buone alleviano malattia e sofferenza e il meccanismo non è psicologico, ma 'fisico'. "Le suggestioni verbali positive agiscono sulle stesse vie biochimiche bersagliate dai farmaci. Determinate parole inibiscono l'enzima ciclossigenasi, lo stesso che viene bloccato quando prendiamo un'aspirina per farci passare un dolore". Praticamente il rapporto empatico tra medico e paziente.. ha un effetto placebo L'obiettivo, dunque, è quello di valutare come il cervello si attiva in risposta a un'iniezione di ottimismo.. "E' stato dimostrato che le aspettative positive agiscono sugli stessi enzimi che vengono attivati dai medicinali, favorendo quindi il processo di cura.. L 'obiettivo, dunque, è quello di valutare come il cervello si attiva in risposta ad un'iniezione di ottimismo..


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