Molfetta, prete e produttore discografico: la storia rock di don Gino
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lunedì 18 novembre 2013
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di Vincenzo Drago
«Lo so, forse è un poì da cretini», dice scherzando don Gino, a proposito del fiume di denaro che investe per la sua passione. D'altra parte è uno che i sacrifici li ha saputi sopportare. Indossato il collarino nel 1989, per più di vent'anni ha celebrato le sue messe in un garage di periferia. Poi lo scorso maggio ha traslocato in una "casa" più spaziosa, la nuova chiesa con 600 posti a sedere e un imponente campanile a due passi dalla tangenziale. È qui che ci ha raccontato la sua storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Don Gino ci sveli il suo “miracolo”...
Tutto cominciò nel 2007, quando fondai l'associazione culturale "Digressione contemplattiva", allo scopo di valorizzare le competenze artistiche locali e organizzare eventi, soprattutto concerti. Uno di questi in particolare, quello tenuto dal polistrumentista Nicola Nesta, fu così accattivante da convincermi a registrarlo e pubblicarlo. Iniziai a consultare sempre più spesso esperti molfettesi del settore, e con uno di loro, Giovannangelo De Gennaro, arrivò anche il secondo album, con i canti medievali di "Rosa tra le rose".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando arrivò il momento dell'etichetta?
Nel 2010 l'associazione pubblicò "Variazioni Goldeberg", una riedizione delle opere di Bach eseguite con il clavicembalo da Onofrio Della Rosa. A sorpresa quest'opera approdò al Mito, l'importante festival di musica internazionale ospitato ogni settembre da Milano e Torino: fu la scintilla decisiva. Fu allora che decisi di creare la casa discografica "Digressione music", ufficialmente a regime dal febbraio 2012 e con 34 album all'attivo. Il tutto è stato reso possibile dalla collaborazione di musicologi molfettesi come Gaetano Magarelli e Fedele De Palma: da giovane suonavo la chitarra ma non ho mai studiato a fondo gli spartiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non solo musica classica e sacra: lei nasconde anche un lato rock.
Essendo cresciuto negli anni 60 e 70 ho potuto apprezzare gruppi fenomenali come King Crimson e Pink Floyd. Tra i miei preferiti metterei anche la Pfm, il Banco del mutuo soccorso e gli Area, più i cantautori in voga all'epoca come Lucio Battisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E in effetti tra le sue produzioni ci sono artisti più pop, come Ironique, Tavernanova e Camillo Pace. Cosa ha notato in loro?
Sono musicisti che trattano la musica non come un hobby ma come un lavoro, in una parola: professionisti. Nonostante ciò sono dimenticati dalla major, le principali case discografiche del panorama musicale, ed è per questo che offro loro, nel limite delle mie possibilità, l'opportunità di realizzarsi. Si tratta di un investimento "ideale", oltre che economico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quanto costa produrre un album?
Il minimo è quattromila euro, ma ad esempio per l'album "Cozzoli Passio" la spesa è lievitata a circa 20mila euro per la presenza di un'orchestra con strumenti antichi. Agli artisti che scegliamo non chiediamo soldi, bensì l'impegno a diffondere il più possibile il loro lavoro nei concerti e tra i conoscenti. La struttura societaria dell'etichetta è a loro totale disposizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci si guadagna qualcosa?
L'illusione di ottenere ricavi la lasciamo alle major, tra l'altro non disponendo di finanziamenti pubblici il bilancio è per forza in passivo. Lo so, forse è un po’ da cretini, ma ognuno investe come desidera e io credo profondamente in questo progetto. E poi chissà, spero che con il passare del tempo si possano creare dei posti di lavoro. Comunque le soddisfazioni stanno arrivando. Ad esempio "Betàm Soul", album yiddish di Mirko Signorile e Giovanna Carone, è stato riproposto live al Quirinale, mentre "Amore contraffatto" di Gianvincenzo Cresta e Carlo Gesualdo è stato presentato a Parigi davanti alla stampa europea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qual è l'artista famoso con cui vorrebbe produrre un album?
Sicuramente Robert Fripp, il fondatore dei King Crimson. Ho intenzione di scrivergli una lettera per chiedergli se, magari quando sarà vecchio, vorrà pubblicare un disco per Digressione music. Un sogno che diventerebbe realtà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C'è un criterio "religioso" nella selezione degli artisti?
La mia non è un'etichetta confessionale. Anzi, direi che non ha senso la distinzione tra la musica cattolica e non cattolica: l'importante è che sia di buona qualità. La religiosità in campo musicale è una questione di ricerca spirituale, non strettamente di culto. L'unico criterio è il giudizio dei maestri di conservatorio e degli esperti che consulto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Va bene, ma produrrebbe un disco a chi si è mostrato critico verso la Chiesa, ai Litifiba per esempio?
Credo che se i Litfiba mi incontrassero verrebbero a messa tutte le domeniche. Scherzi a parte, ho distribuito dischi di artisti che non sono certo cattolici, ma dotati ugualmente di una notevole elevatezza spirituale. In questo senso non metto alcun paletto. E alla Madonna della Rosa i Litifiba sono sempre i benvenuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La video-intervista a Don Gino di Carlo Gelardi:
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Vincenzo Drago
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