di Gabriella Quercia

La vita dei giostrai, nomadi del divertimento tra sogno e pregiudizi
BARI – Da sempre attira piccini e adulti con i suoi colori, le sue luci e i suoi odori. E’ il luna park, il luogo per antonomasia deputato allo spettacolo, che però è sempre più difficile trovare in città. Di fatto le giostre da un po’ di anni si stanno tutte spostando in grandi parchi divertimento dove spesso con un biglietto singolo è possibile “viaggiare” per ore su montagne russe e ruote panoramiche. Non fa eccezione Bari, che per tanto tempo ha avuto il suo luna park (a Largo 2 Giugno) ma che ora ha demandato questo tipo di passatempo al più grande “Fasanolandia”, presente nello Zoo Safari di Fasano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Restano però i luna park itineranti, quelli che si stabiliscono per qualche giorno nelle varie feste e sagre di paese. Si tratta di giostrai che girano in lungo in largo per la Puglia. A Bari ad esempio fanno tappa per la festa di San Nicola, fermandosi nei pressi di piazza Diaz, sul lungomare (vedi foto galleria). E’ proprio con loro, una quindicina di famiglie in tutto, che abbiamo parlato per capire che cosa vuol dire essere giostraio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Faccio questo mestiere da quando sono nella culla», ci dice Umbertone, 49enne di Noicattaro che possiede un “Baby Car”, macchine da scontro per bambini. «La mia famiglia è giostraia da cinque generazioni. Noi siamo sette fratelli e ognuno possiede la propria attrazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giostrai quindi si nasce. Anche il signor Vito, 37enne di Carbonara, accanto alla sua attrazione dei “clown rotanti”, ci conferma la naturalezza con cui il mestiere passa di padre in figlio. «Io ho ereditato la giostra da mio padre- spiega-. Lui prima possedeva la “Casa dei mostri”, un’attrazione per adulti. Quando è arrivato il mio turno ho deciso di venderla e di prenderne una per bambini, più piccola e più facile da gestire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma c’è chi è approdato a questo mondo dall’esterno, sebbene la realtà di appartenenza non fosse poi così differente. Alcuni circensi infatti in passato decidevano di abbandonare il circo per darsi a un’attività che, all’epoca, risultava più redditizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Elvis, 38enne di Bari e proprietario del “Simulatore cinema 5 D” ne spiega il motivo. «Io avevo mia nonna che lavorava nel circo – afferma -. Poi lei decise di lasciare quella vita quando incontrò mio nonno che era un giostraio. I circhi non erano redditizi come lo erano, un tempo, le giostre. La gestione e la cura degli animali richiedevano molti più soldi. E poi era un po’ come “salire di rango”. E così molti passavano dall’addestrare e pulire animali a gestire e guadagnare dalle giostre. Questo “passaggio” avveniva in molte famiglie. Spesso una famiglia di “girovaghi” era popolata da entrambe le figure».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


È comunque fuor di dubbio che la vita del giostraio non è affatto semplice. Bisogna spostarsi di continuo per svariati mesi e non sempre il guadagno è assicurato. Una vita da girovaghi, appunto. Fondamentale diventa individuare la festa patronale che attira più gente e quindi più redditizia. San Nicola è considerata una delle più importanti, seguita a ruota da quella di Sant’Oronzo a Lecce e da quella della Madonna della Bruna a Matera. Da maggio a settembre quindi si lavora no stop, cercando di recuperare ciò che non si è guadagnato nei mesi invernali, spostandosi sui tir e roulotte per i viaggi più lunghi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Naturalmente spostare attrazioni che in alcuni casi raggiungono dimensioni notevoli non è facile.  «Tutte le giostre sono montate su un rimorchio o semi rimorchio trainato naturalmente da un tir – dice il 39enne Ferdinando,  proprietario del “Bumper Boat” -. Non vanno smontate pezzo per pezzo, ma vengono chiuse in “scatola”, quasi fossero impacchettate. Questi semi rimorchi possono essere lunghi svariati metri». «Io possiedo delle macchine da scontro per adulti - continua Umbertone-. Per trasportarle uso un semirimorchio di 13 metri che una volta aperto ha una pista lunga 30 metri e larga 15. Naturalmente ci sono degli ingegneri che hanno inventato tutto questo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giostre che costano un sacco di soldi: si va dai 50/60 mila euro per una per bambini, ai 600/700mila per un “Crazy Dance” a milioni di euro per le montagne russe. Costi che però vengono ammortizzati da centinaia di feste. «A inizio anno noi presentiamo una domanda ai vari Comuni per partecipare alla sagra – spiega Elvis -. E’ chiaro che scegliamo le feste in base all’ “esclusività” dell'attrazione. Se sappiamo che sono già presenti delle giostre simili alle nostre allora ci spostiamo altrove. D’altronde ci conosciamo tutti e abbiamo questo tipo di informazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E naturalmente nulla è gratis. Ai giostrai infatti spetta pagare l’affitto del suolo pubblico su cui sostano e la corrente elettrica utlizzata. «Il prezzo del suolo pubblico è deciso dal Comune - dice Umbertone- può andare da 10 a 100 euro per tutti i giorni della festa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I giostrai però ci svelano un altro aspetto della loro vita, legata al loro vagabondare. Di fatto c’è chi non li vede di buon occhio: “stranieri” che vengono in città e che vi si stabiliscono per poco tempo, come i nomadi. «Spesso per il solo fatto di parcheggiare le roulotte durante le varie feste attira i pregiudizi e gli sguardi negativi della gente», sottolinea Umbertone. «La roulotte è a tutti gli effetti la nostra seconda casa - continua Vito -. Ma basta questo per creare, nell’immaginario collettivo, la proiezione di giostrai ladri e delinquenti. Noi invece siamo persone comuni che vanno in trasferta per lavorare. Anche se certo, si tratta di un’occupazione un po’ diversa dalle altre». Loro sono quelli che fanno sognare.


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Gabriella Quercia
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  • natale primerano - io sono di ventiglia provincia di imperia e da quando avevo 12 anni che avevo conosciuto michele della ditta claudi quando veniva a sanremo ora abito a caraglio provincia di cuneo e dal 2007 o conosciuto la mia attuale moglie agli autoscontri famigila lucchesi sono delle persone alla buona e molto simpatici . ciao stammi bene a dispetto di quello che pensa la gente fregatevene e mandate avanti le vostre idee. saluti


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