di Gaia Agnelli

La "comunicazione non verbale", quando i gesti dicono più delle parole: ma come interpretarli?
BARI – «I gesti non mentono mai». Parole di Marco Magliozzi, 37enne psicoterapeuta barese con cui abbiamo approfondito un affascinante quanto poco conosciuto argomento: quello della “comunicazione non verbale”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di atteggiamenti, espressioni, posture e movimenti spontanei con cui riusciamo in un attimo a manifestare il nostro stato d’animo, ben prima che intervengano le parole. Anzi spesso ciò che trasmettiamo “sinceramente” attraverso il corpo risulta in contrapposizione con il linguaggio, il quale è sempre mediato dal “calcolato” pensiero razionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Essere in grado di interpretare ciò che una persona ci sta “dicendo” attraverso i gesti, può servire quindi a far crollare quei “muri comunicativi” che spesso si frappongono tra gli esseri umani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In che cosa consiste la comunicazione non verbale?

È il linguaggio del corpo: il più usato tra i tre canali comunicativi, dato che il 55% delle informazioni fornite durante un dialogo derivano dalla comunicazione non verbale, contro il 38% di quella “paraverbale” (il modo in cui si parla, il tono della voce e il suo ritmo) e il 7% di quella “verbale” (le parole). Comprende la postura, la mimica facciale (sorrisi, rossori sulle guance, fronte corrugata), la gestualità (movimenti delle mani e delle gambe), la prossemica (la gestione dello spazio circostante), l’aptica (il contatto fisico con l’altro, come strette di mano, abbracci o pacche sulla spalla) e infine il modo in cui ci si acconcia (dall’abbigliamento al profumo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di un linguaggio involontario?

Assolutamente. Racchiude una serie di segnali inconsci: basti pensare a quando si arrossisce per imbarazzo o per un complimento o quando ci si gratta la testa per riflettere. Del resto si tratta di un qualcosa nato con l’uomo, che già milioni di anni fa si esprimeva tramite grugniti, agitava gli arti e si toccava per interagire. Un linguaggio costantemente attivo, persino quando dormiamo. Ovvio, ci sono anche movimenti che si compiono con consapevolezza: fare “ok” con le dita, salutare con la mano, toccarsi la guancia per dire “che buono”. In questo caso però si parla di “comunicazione non verbale sociale”, un modo di agire condiviso e comprensibile a tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma chi riceve un messaggio non verbale è in grado di comprenderlo?

Appena ci arriva un messaggio non verbale siamo subito in grado, senza accorgercene, di capire se la situazione in cui ci troviamo sta prendendo una piega positiva o negativa. Lo avvertiamo a livello di istinto, di sensazioni. Certo, non possiamo “tradurre” perfettamente il gesto, ma avremo le “armi” per sapere se la conversazione sta andando bene o male.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La comunicazione non verbale può essere distinta in maschile e femminile?

No, uomo e donna usano lo stesso codice. Certamente sarà più probabile vedere una signora toccarsi i capelli per “farsi notare”, ma ciò non esclude che un maschio con una folta chioma possa compiere quello stesso movimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per quale motivo l’uomo, nonostante l’evoluzione, continua a esprimersi prevalentemente con il proprio corpo?

Perché le parole spesso sono “false”, a differenza dei gesti che invece sono “veri”. I segni della comunicazione non verbale risultano infatti immediati e spontanei poiché vengono elaborati dalle strutture cerebrali alla base del cervello (come i nuclei del talamo), e dunque ben prima di essere inviati alla corteccia, responsabile invece dei più lenti pensieri razionali e della produzione linguistica. Supponiamo di invitare qualcuno a cena e di sentirci rispondere: «Certo, va bene». Se ad accompagnare le parole è però, ad esempio, l’azione di inclinare il corpo all’indietro, vuol dire che la persona sta accettando solo per educazione e non perché desideri davvero uscire con noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In effetti risulta proprio difficile nascondere fastidio e imbarazzo…

Il corpo riesce a inviare infiniti messaggi “negativi”. Ad esempio le braccia conserte rappresentano a volte un atteggiamento di “chiusura”, mentre grattarsi il naso o arricciarlo sono segni di tensione e malessere. Se poi notiamo che qualcuno, mentre parliamo, orienta il viso da un’altra parte, è meglio non continuare a chiacchierare. O ancora, se siamo seduti e l’interlocutore sposta un oggetto lontano da sé, vuol dire che sta inconsciamente “allontanando” la situazione con cui non si trova d’accordo. Lo stesso vale per la gestione dello spazio (la prossemica): ognuno di noi ha una sfera intima, solitamente di un metro, che solo a pochi è permesso superare. Perciò più una persona ci mantiene a distanza, maggiore è il disagio che avverte nel lasciarci entrare nel suo “privato”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al contrario ci sono gesti con cui riusciamo in un attimo a manifestare positività e interesse nei confronti dell’altro…

L’inclinazione in avanti del corpo e del viso verso chi ci sta di fronte sono segnali di “apprezzamento”, così come lo è avvicinare un oggetto verso di noi per “appropriarsi” dell’argomento di cui si sta trattando. Se entriamo nella sfera sessuale poi, tenderemo sempre a toccare, a sfiorare e ad avvicinarci all’interlocutore, magari con un pretesto. La zona orale è comunque quella più sollecitata in caso di attrazione. Quindi potremo inumidirci le labbra con la lingua, mordicchiarle con i denti, tastarle con le dita o anche fissare la bocca di chi sta parlando. Del resto si tratta di un’area erogena, così come i lobi delle orecchie con i quali spesso ci si ritrova a “giocare” quando c’è qualcosa o qualcuno che ci piace. Stessa cosa per i capelli: toccarseli e lisciarseli sostituisce il desiderio di essere accarezzati, mentre se li scostiamo facciamo in modo di renderci piacenti agli occhi dell’altro. In più in questo caso si vanno a mostrare pienamente sia il viso che il collo, altra zona legata all’eccitamento. 

Se invece ci ritroviamo a muovere i nostri anelli?

A seconda dell’anello che viene toccato e di come lo si muove, si manda un segnale diverso. Ad esempio se un individuo sfila dal dito la sua fede nuziale, sta inconsciamente rimuovendo ciò che il matrimonio rappresenta, quasi come a volersene “liberare”. Se il gesto è invece quello di sfilare il monile per rimetterselo più volte, può essere inteso sia come un rimando all’atto sessuale sia come il desiderio di voler “entrare” in una nuova relazione ma allo stesso tempo, per paura, di voler “ritornare” sui propri passi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E come dovremmo comportarci davanti a persone che dicono delle cose ma poi si esprimono in maniera contraria con il corpo? Dovremmo “arrenderci” alle parole o seguire ciò che viene espresso attraverso i gesti?

I gesti non mentono mai. Capita però a volte di trovarsi davanti a persone magari timide o che hanno paura di affrontare nuove situazioni: in questo caso è possibile che il nostro interlocutore dica delle cose diverse rispetto a ciò che prova realmente. Facciamo l’esempio di una donna sposata che però è attratta da un altro uomo. Razionalmente sa di star facendo qualcosa di “sbagliato”: viene quindi frenata dalla ragione, ma nel contempo toccandosi continuamente i capelli o guardandoci intensamente comunica che desidererebbe un’avventura extraconiugale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi bisognerebbe sempre "ascoltare" e interpretare il corpo dell’altro…

Certo, stando però molto attenti. Perché a volte i segnali di “apertura” possono essere inviati solo per manifestare interesse nei confronti di una precisa situazione, che può essere quella che riguarda il dato argomento di cui stiamo parlando o l’ambiente che in quel momento ci circonda. Il rischio è quindi quello di fraintendere. La comunicazione non verbale ci dà uno spunto: trasmette richiami spontanei che ci dicono se c’è sintonia o incompatibilità, apprezzamento o tensione. Ma capire il perché siano stati inviati e decidere come agire di conseguenza è poi compito della razionalità che ci porta, anche con l’uso della parola, a comprendere ciò che effettivamente si nasconde dietro i gesti.


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