di Eva Signorile

Bahà'i: da 50 anni Bari ospita una religione che arriva dalla Persia
BARI –È la più giovane delle religioni monoteiste e conta circa sette milioni di fedeli, ripartiti in oltre centomila località sparse su tutti i continenti:  parliamo della religione Baha’i, fondata in Iran nel 1863 da Bahà’u’ llàh (nome che tradotto in italiano vuol dire “Gloria di Dio”).  Anche a Bari esiste una comunità Bahà’i che, fondata nel 1961, è fra le dieci più antiche del nostro Paese. Siamo andati a curiosare fra le pareti del “tempio bahà’i”del capoluogo pugliese, che si trova in via Fanelli 293 (vedi foto galleria).

Al cancello di “Villa Mazzacane”, ci accolgono Teresa Lopez Dabbicco, suo marito Mario Dabbicco, Mario Morano e Fedele Depalma: sono quattro dei nove membri dell’ “Assemblea Spirituale Locale”, l’organismo eletto annualmente che ha il compito di guidare i baha’i della comunità barese e di sceglierne le attività. I bahà’i, infatti, non hanno clero: non esistono cioè dei sacerdoti che celebrino liturgie o funzioni particolari. Tutto è affidato agli stessi fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il centro vero e proprio è nella tavernetta di villa Mazzacane, cui si accede attraverso un rasserenante vialetto costeggiato da ulivi e gigli rosa. La villa è un dono della famiglia Mazzacane alla comunità bahà’i: Piero Mazzacane, infatti, è stato il primo barese a convertirsi, nel 1967, alla fede bahà’i, ma è deceduto pochi mesi dopo la conversione, travolto da un’auto. La morte del giovane ha rappresentato un momento di svolta nella storia della comunità bahà’i di Bari: molti amici di Piero e la stessa sua famiglia infatti, dopo quel tragico incidente, diventarono membri di questa nuova “chiesa”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo nucleo barese dei baha’i si formò grazie a un gruppo di persiani che si trasferirono qui nel 1960. La prima assemblea spirituale locale invece, composta da italiani, si tenne nel 1967. A quel punto, l’originario nucleo di persiani lasciò la Puglia per  diffondere la fede in altre aree del mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Noi diffondiamo il nostro messaggio attraverso conferenze, incontri, o programmi di insegnamento “cuore a cuore” - – ci spiega Teresa -. Parliamo agli amici della nostra fede, poi, se sono interessati, loro approfondiscono la loro ricerca spirituale e magari portano qualche altro amico. Non ambiamo ad avere un grande numero di fedeli, ma a stare accanto a persone motivate dallo sviluppo spirituale». È la ragione per cui a Bari i bahà’i non superano le 40 unità, anche se hanno vivaci rapporti con l’Università di Bari, al punto che dal 2003 i bahà’i tengono ogni anno un corso dal titolo “Etica ed economia: verso un nuovo ordine mondiale”, presso la facoltà di Economia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La fede Bahà’i si è rivelata al mondo nel 1863, attraverso Bahà’u’llàh, un nobile persiano che per tutta la vita è stato perseguitato dai fedeli mussulmani, alternando periodi  prigionia ed esilio. Bahà’u’llàh, insomma, sarebbe una sorta di nuovo “Messìa”, un  “Messaggero” di Dio, venuto ad annunciare al mondo l’inizio di una nuova era o, come lo definiscono i  “Bahà’i”, l’inizio di un “Nuovo Ordine Mondiale”. Compito della fede bahà’i è quello di riunire tutte le religioni  e l’umanità in un’unica grande fede e realtà gobale, dove regni la pace fra le nazioni. Per questo motivo, ai loro incontri possono partecipare tutti, senza distinzione di razza, sesso o religione: anzi, uno degli insegnamenti fondamentali di Bahà’u’llàh è l’assenza di pregiudizi di qualunque tipo, perché sono il primo ostacolo all’unità della religione e dell’umanità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siccome la fede bahà’i tende all’unità, molto spesso tradizioni di origine orientale convivono con stili di vita più occidentali. Così, ad esempio, i bahà’i praticano prolungati periodi di digiuno: ogni anno, dall’1 al 19 marzo c’è il divieto assoluto di mangiare e di bere, anche solo acqua, a partire dalle 6 di mattina, fino alle 6 del pomeriggio. Il 20 di marzo, festeggiano il “Naw Ruz”, cioè il loro Capodanno: il loro primo Capodanno barese è stato festeggiato nel 1961 all’ “Albergo delle Nazioni”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A proposito, i bahài devono astenersi dal bere alcool o dall’assumere droghe di qualunque tipo e devono praticare la castità al di fuori del matrimonio. Con queste premesse, la strada che porterà all’unità dei cittadini del mondo sotto la guida bahà’i, appare sinceramente molto ardua.


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