di Eva Signorile

I cinghiali radioattivi: parola al veterinario che se ne sta occupando
BELLINZONA - Continua il fenomeno dei cinghiali “radioattivi” in Europa. Nei mesi scorsi in Italia è stata rilevata la presenza di animali contaminati nell’area di Vercelli e nella provincia di Verbania e il 6 settembre in Svizzera, nel Canton Ticino, a due passi dal confine italiano, un cacciatore si è visto sequestrare un cinghiale dalle forze dell’ordine locali. Lo “scintillatore” dei poliziotti, cioè lo strumento utilizzato per misurare la radioattività, aveva dato segni inequivocabili di livelli allarmanti di cesio 137.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo fatto il punto della situazione con il dottor Tullio Vanzetti, veterinario di Bellinzona in Svizzera, che si sta occupando del caso nel Canton Ticino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dottor Vanzetti, perché i cinghiali sono “radioattivi”?

Perché in questi animali sono stati rilevati livelli di cesio 137 superiori ai limiti consentiti. La causa è da attribuire all’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, avvenuta  il 26 aprile del 1986.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma sono trascorsi oltre 27 anni da allora…

Il ritrovamento di cinghiali radioattivi nell’area a sud delle Alpi riflette la situazione climatica che si creò subito dopo l’incidente in quella stessa area. In quel periodo, infatti, nella zona ci furono piogge intense e prolungate, che favorirono la precipitazione del cesio nel terreno. Nei mesi successivi all’incidente, nei terreni e nelle acque di quelle zone, si rilevarono livelli di radioattività molto elevati, che poi scemarono col trascorrere del tempo. Il ritrovamento dei cinghiali con cesio 137 ha sorpreso un po’ tutti, ma il fenomeno si spiega con la dieta di questi animali che sono ghiotti in particolare di un certo tipo di fungo che assimila e conserva l’isotopo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il problema potrebbe interessare altri animali?

Abbiamo fatto analisi anche su un campione significativo di cervi e camosci, ma in entrambe le specie non si è riscontrato il problema: i livelli di radioattività erano di gran lunga al di sotto dei limiti. Per questo motivo, riteniamo che la radioattività dei cinghiali sia dovuta al loro regime alimentare. Questo animale scava nel suolo spesso anche a una certa profondità per trovare il cibo e questo ha fatto sì che molti di loro finissero col trovare tuberi o funghi contaminati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Perché siete tanto sicuri che il fenomeno dei cinghiali al cesio-137 sia imputabile all’esplosione del reattore di Chernobyl? Non potrebbe trattarsi di contaminazione da scorie e rifiuti radioattivi non trattati in maniera adeguata?

È la natura stessa del cesio-137 a far pensare all’esplosione nucleare in Ucraina: l’isotopo, infatti, si genera come sottoprodotto di una fissione nucleare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bene, ora però bisogna evitare che la carne di cinghiali di questi cinghiali non venga poi immessa sul mercato.

Non siamo preoccupati. Ogni cacciatore ha l’obbligo di denunciare i capi che ha cacciato e su tutti i cinghiali viene fatto il controllo specifico per accertarsi che l’animale non sia radioattivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come fate ad avere la certezza che il cacciatore denunci davvero tutti i capi?

Il rischio che questo non avvenga è davvero minimo: le sanzioni per i trasgressori sono pesantissime. Inoltre sono i cacciatori per primi che vogliono avere la certezza di  non aver preso animali radioattivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In Puglia è presente un elevato numero di cinghiali. Ritiene che ci siano i presupposti per allarmarsi, anche se ci troviamo a oltre mille chilometri dall’area interessata?

Che io ricordi all’epoca dell’esplosione la Puglia non fu interessata dalle piogge che caratterizzarono l’area a sud delle Alpi. Nella vostra regione la presenza dei venti ha anzi favorito la dispersione degli elementi radioattivi e l’assenza di piogge ne ha impedito l’infiltrazione nel suolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)



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