di Gabriella Mola

Dalle certificazioni alle gallerie d'arte complici: come funziona il mercato dei "falsi d'autore"
BARI – «Il mercato dei falsi d'autore è sempre più diffuso e redditizio: l’unico modo per scoraggiarlo è quello di inasprire le pene». Sono le parole del tenente colonnello Giovanni Di Bella, al comando del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bari, comparto speciale dei Carabinieri con sede al Castello Normanno-Svevo, che si occupa di sgominare i traffici illeciti di reperti archeologici e opere d’arte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i loro compiti c’è anche quello di contrastare coloro che vendono  dipinti contraffatti: quadri spacciati per autentici ma in realtà realizzati da “falsari”. Un giro d’affari che frutta milioni di euro alla criminalità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultimo caso che ha impegnato i militari è stato, nel gennaio scorso, il sequestro (nella foto) di 60 imitazioni dei dipinti del pittore astrattista modenese Mauro Reggiani, scomparso nel 1980. Nel 2018 era stata invece la volta della confisca di 83 quadri attribuiti a Nino Caffè, mentre nel 2016 le ricettazioni avevano riguardato Mario Schifano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per comprendere meglio come funziona questo particolare mercato fraudolento, abbiamo parlato con il succitato tenente colonnello Di Bella e con il luogotenente Domenico Laterza, entrambi operanti all’interno del Nucleo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo dalle indagini sui falsi dipinti di Reggiani.

Abbiamo seguito la pista di un gruppo criminale il cui responsabile era un mercante d'arte abruzzese. Faceva realizzare i dipinti da falsari e poi li commercializzava con finte certificazioni di autenticità sul territorio nazionale, soprattutto attraverso l'e-commerce e altri canali online. Nel Sud Italia si avvaleva di un tramite, un mercante d'arte di Lecce. Le opere venivano vendute mediamente sui 4mila euro, quando la loro quotazione sfiora attualmente i 30mila.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi è questo che attrae i compratori? L’idea di poter realizzare un affare?

Sì, perché ci si fionda sulle opere nella speranza di fare un investimento. Come il caso di un padre di famiglia incontrato in sede di indagine che ha acquistato diversi falsi Reggiani per i propri figli, salvo poi scoprire, tra le lacrime, di essere stato vittima di raggiro. E non potrà nemmeno recuperare la cifra pagata perchè non tracciata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Visto che non ci si può fidare della certificazione, come ci si può accertare dell’autenticità dell’opera?

La maggior parte degli autori scomparsi ha un riferimento ufficiale in genere curato dagli eredi. Pertanto l’acquirente che voglia accertarsi della autenticità del quadro o del suo valore può sempre rivolgersi a loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E per Reggiani perchè i compratori non hanno interloquito con una fondazione?

Perchè fino al 2019 non esisteva ancora un’associazione del genere: i falsari hanno così avuto tutto il tempo per realizzare le repliche e venderle. Però una volta costituita la fondazione coloro che erano entrati in possesso dei dipinti si sono rivolti in massa a essa. E lì qualcosa ha cominciato a “puzzare”, visto che gli eredi hanno ricevuto decine di richieste di autentica: un numero addirittura superiore ai quadri effettivamente realizzati dal maestro. E così è partita la denuncia e quindi la nostra indagine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Per stare sicuri bisognerebbe quindi acquistare le opere d’arte da galleristi o case d’asta…

Purtroppo non basta, visto che ci sono galleristi complici che vendono loro stessi le contraffazioni. Alcuni siti online su cui era possibile comprare i falsi Reggiani appartenevano proprio a gallerie d’arte. Tra l’altro le gallerie non hanno l'obbligo di verificare l'autenticità del quadro: a loro basta la certificazione allegata. Stessa cosa vale per le case d’asta: solo quelle più rinomate e di prestigio dispongono di periti interni, ma le più piccole si limitano a fidarsi del mercante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma gallerie e case d’asta non dovrebbero insospettirsi davanti a un’opera acquistata a un prezzo più basso del valore di mercato?

Sì, però per loro questa rappresenta un’occasione che si traduce in un grande guadagno, perché poi possono rivendere al triplo o al quadruplo. Quindi spesso fanno “finta di niente”. Però attenzione: anche chi compra rischia di essere indagato. Può essere infatti accusato di “incauto acquisto”, poiché consapevole di essere entrato in possesso di un bene che, in teoria, dovrebbe avere un valore ben più alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Generalmente quali figure compongono il gruppo criminale?

La “mente” è di solito un mercante d’arte riciclatosi nell’illecito. È lui ad assoldare artisti abili nel riprodurre fedelmente gli originali. Questi “operai” sono giovani che frequentato l'Accademia delle Belle Arti oppure pittori che non hanno avuto fortuna: insomma persone che hanno bisogno di racimolare un po’ di denaro. Sarà sempre il truffatore poi, una volta corredati i quadri di falsi certificati, a metterli in vendita online o attraverso gallerie d’arte e case d’asta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È possibile prevenire questo tipo di reato?

Ciò che noi carabinieri possiamo fare è monitorare costantemente i canali di compravendita online e di controllare l'andamento del mercato per capire se qualcosa a livello di prezzi di vendita non torna. Riusciamo anche a sgominare organizzazioni criminali, ma il problema è che la lentezza della giustizia spesso porta alla prescrizione per questo tipo di reato, il quale è considerato “minore” e quindi soggetto a una prescrizione più breve. E così capita, come per Reggiani, di ritrovarsi di fronte a personaggi già noti che erano risultati però impuniti nei casi precedenti. Ora è al vaglio del Parlamento una legge che potrebbe inasprire le pene per i traffici riguardanti le opere d’arte. Ce lo auguriamo, altrimenti si rischia, ad ogni indagine, di ricominciare sempre tutto da capo.


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