di Federica Calabrese

Dal "re di aringhe" alla "scarpetta di cristallo": tutte le creature che popolano gli abissi marini
BARI – All’inizio di gennaio ha destato scalpore l’avvistamento nelle acque di Torre Canne di una particolare specie di cefalopode, il Tremoctopus violaceus: una sorta di incrocio tra il polpo e la seppia. Un animale difficilissimo da incontrare perché di solito vive a oltre 300 metri di profondità. 

Ma il mare è pieno di creature “leggendarie” che sfuggono all’osservazione anche da parte degli esperti. Abitando gli abissi e non avendo nemmeno valore per i pescatori (perché difficili da cacciare e spesso non appetibili), risulta impossibile imbattersi in essi persino sui banconi di mercati e pescherie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di pesci, molluschi e crostacei dai nomi “mitologici” quali Nautilus, Chimaera monstrosa, Re di aringhe, Granchio yeti, Scarpetta di cristallo. “Mostri” di cui abbiamo discusso con il 36enne biologo barese Michele de Gioia. (Vedi foto galleria)

Partiamo dall’avvistamento del Tremoctopus violaceus.

Si tratta di un cefalopode che presenta un corpo simile a un polpo e i tentacoli della seppia. È una delle quattro specie di polpi palmari, di cui la tipologia violaceus violaceus (quello ritrovato a Torre Canne) è tipico del Mediterraneo. Vive però a più di 300 metri di profondità, quindi è molto raro avvistarlo. È possibile che quello rintracciato all’inizio di gennaio si sia spinto sotto costa per procacciarsi del cibo o che abbia perso l’orientamento dopo essere stato ributtato in acqua dai pescatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È stato un passante a notare l’animale e il suo video è poi divenuto virale. 

Non è un caso. Negli ultimi anni con il web e i documentari televisivi l’attenzione riguardo alla biodiversità è notevolmente cresciuta. Anche con i social network (gruppi vari di pesca, appassionati, youtubers) è ormai all’ordine del giorno la condivisione di strane catture o incontri ravvicinati con esse. E quindi sono aumentate considerevolmente le segnalazioni di esemplari particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre al Tremoctopus quali altre specie presenti nell’Adriatico risultano avvistabili solo di rado?

Ce ne sono tante: vivono tutte a elevate profondità e se prese dai pescatori vengono poi “scartate” perchè hanno carni poco pregiate o di non facile consumo. Un esempio è la Cymbulia peronii, volgarmente detta la “scarpetta di cristallo”. Così chiamato per la sua forma allungata, che ricorda vagamente una scarpa, questo mollusco è segnalato molto raramente. E non solo per la sua trasparenza, che risulta un’ottima forma di mimetizzazione, ma anche perché vive in ambiente pelagico profondo, lontano dalle coste. Affascinante è poi il rarissimo pesce “re di aringhe“. Il Regalecus glesne ha un corpo davvero strano, quasi nastriforme, di colore argento con una pinna dorsale di un rosso acceso. Può raggiungere gli 11 metri di lunghezza e abita a 300 metri sotto il mare. Si può parlare di un vero e proprio “mostro marino”, addirittura raffigurato nella mitologia greca e romana col nome di Pistrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ancora?

Il Gonostoma denudatum, detto anche “pesce bocca spinosa”. Il suo corpo allungato e le sue fauci armate di denti acutissimi caratterizzano questo esemplare batipelagico che vive al di sotto dei 700 metri di profondità, risalendo verso la superficie solo durante la notte. Con la sua sagoma assolutamente inconfondibile che ricorda una mannaia c’è poi il pesce ascia (Argyropelecus hemigymnus), un essere dal manto metallico che emana una luce rosa e vive addirittura oltre i 1000 metri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Potrebbero addirittura esistere esemplari non ancora conosciuti dall’uomo?

Certo. Allo stato attuale pare che solo il 15% del fondale sia stato mappato, quindi è lecito aspettarsi che in luoghi remoti e irrangiungili vivano animali mai visti prima. Del resto ci sono animali che si davano per estinti da centinaia di anni: invece indagini scientifiche approfondite hanno dimostrato poter essere ancora in circolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio?

Beh è quello che è avvenuto con il Nautilus, il cosiddetto “fossile vivente”. Si tratta di un genere di mollusco cefalopode tetrabranchiato, considerato estinto sino al 1829, anno in cui fu avvistato nell’Oceano Indiano. Sono animali oggi rintracciabili in mare aperto oltre i 500 metri di profondità, dalla tipica forma a conchiglia. Altro esempio è il Granchio yeti. Questo decapode dalle setole bionde setose lungo circa 15 centimetri era di fatto sconosciuto. Sino al 2005, quando fu ritrovato a una profondità di 2.200 metri nell'Oceano Pacifico meridionale. Non sarebbe mai stato scoperto se un pool di scienziati non avesse inviato un sottomarino per indagare gli abissi oceanici. Specie leggendaria è anche lo Squalo goblin (Mitsukurina owstoni Jordan). La testa simile a un becco appuntito, le lunghe mascelle protrudibili e il suo colore rosa, rendono l’esemplare inconfondibile. Abita l’oceano al largo del Giappone. Pare un sopravvissuto preistorico e, data l’estrema rarità di un suo incontro con l’uomo, di lui si sa ancora ben poco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a lei è mai capitato di imbattersi in un pesce raro?

Durante una campagna di pesca scientifica ho incrociato una specie dal nome mitologico: la Chimaera monstrosa. Si tratta di un pesce cartilagineo con i denti sporgenti, il muso corto, gli occhi grandi e scuri e una spina velenosa sulla pinna dorsale. Il suo corpo allungato senza squame, liscio, lucido e le pinne pettorali ampie lo fanno apparire come un vero mostro marino. Mi è capitato di vederlo a bordo di un peschereccio durante un lavoro in Adriatico, una cosa davvero rara. Venne subito liberato e in questi casi va sempre fatto così: perché crescendo molto lentamente anche la cattura di un singolo individuo potrebbe comprometterne la già esigua popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video: il Tremoctopus violaceus avvistato nelle acque di Torre Canne agli inizi del 2022


 


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