di Mariano Argentieri *

Bari, quando in Fiera c'era il "profumato" padiglione dell'Alemagna: la storia
BARI – Nel 1955 durante la XIX Fiera del Levante di Bari (9-27 settembre), venne inaugurata la sede della filiale, nonché padiglione, della società dolciaria Alemagna. (Vedi foto galleria)

Alemagna ebbe origine nel 1921 a Melegnano, in provincia di Milano e fu tra le aziende dolciarie italiane da considerarsi modello di eccellenza gestionale, nonché tra le più prestigiose del suo tempo sia per assortimento che per qualità di prodotti. Un’impresa che oggi di fatto non esiste più, anche se il suo marchio viene usato per alcuni prodotti realizzati da altre aziende.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari il progetto per il padiglione, ubicato sul viale fieristico denominato Mediterraneo, fu curato dall’architetto Antonio Cassi Ramelli che ne disegnò anche l’arredamento. Il fondatore della società, il cavalier Gioacchino Alemagna detto “Gino” e il figlio Alberto incaricarono Ramelli di realizzare il punto vendita curando l’aspetto che doveva comunicare un’atmosfera di classe, eleganza e modernità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulle facciate color beige crema spiccava il logo Alemagna scritto con un carattere lineare blu, abbinato a un marchio composto da una “A” maiuscola con un carattere tipografico di tipo decorativo poggiato su un emblema simile a un centrino di pizzo a mo’ di vassoio. Tale grafica venne creata dal pittore Giangiacomo Merli che realizzò dei soggetti stile naïf per alcune confezioni di prodotti dolciari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edificio era composto da due livelli. Al piano inferiore si trovava lo spazio espositivo con funzione di caffetteria, mentre il piano superiore accoglieva gli uffici della filiale dell’azienda, raggiungibili attraverso una scala esterna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entrambi gli ambienti ricevevano luce dalle ampie vetrate frontali e laterali fornite di tende a fasce che all’occorrenza riparavano i prodotti dai raggi del sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il bancone con cristalliera espositiva era rivestito con blocchetti chiari di pietra. Alle sue spalle  alcune mensole sagomate a forma di ali (a ricordare l’angelo del manifesto a firma Lucien Bertaux del 1947) reggevano varie confezioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al di sopra dell’area bancone invece si stagliava una struttura a tettoia che ricalcava nell’aspetto il cartone a onduline delle cappelliere dei panettoni. Era caratterizzata da una parete color azzurro chiaro con una superficie su cui erano leggibili, oltre al logo dell’azienda, le diciture “caramelle”, “cioccolata” e “gelati la “cappelliera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I pavimenti erano rivestiti da piastrelle lito ceramiche “clincker”. Infine i raffinati cestini cilindrici e la postazione della cassiera avevano entrambi impressa a sbalzo su acciaio l’emblema “A”: dettagli che contribuivano a regalare quel tocco di stile ulteriore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per quanto riguarda l’uniforme dei commessi, anche in questo caso, lo stile era impeccabile e concorreva a esprimere il concetto di raffinatezza e cura nei dettagli. Gli uomini, addetti alla distribuzione dei gelati, erano provvisti di papillon e pantaloni entrambi scuri in contrasto col bianco della giacca e della camicia. Indossavano inoltre un copricapo modello a bustina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le donne invece erano vestite con un abito lungo blu scuro con colletto e manica e polsini entrambi ampi bianchi e ricamati in pizzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


All’esterno le tabelle litografate su metallo presentavano la gamma di gelati da passeggio: gelato sandwich “Fortunello” con biscotto al cioccolato e panna; il gelato con stecco “Eskibon” nelle varianti fior di panna, al cioccolato, ricoperto di cioccolato o la coppetta “Baby” ai gusti fior di panna, panna cioccolato, alla frutta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’attività offriva la possibilità di degustare vari prodotti da forno e non. Oppure era possibile acquistare prestigiose scatole in latta litografata e raffinate confezioni in cartone dorato di cioccolatini variegati, marrons glacés, tartufi, cantuccini. Insomma si trattava di un’invitante sosta durante la visita tra i padiglioni dell’ente fieristico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un modo o in un altro il riscontro commerciale era assicurato da un’ampia proposta di prodotti tra cui vanno menzionati le caramelle nelle confezioni “stick” ai gusti assortiti della linea “Charms” e “Sana Gola” (reclamizzate nel 1972 nei caroselli da Enzo Jannacci) oppure i cioccolatini Picnic.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vi era una vasta scelta anche per le merendine. Della categoria dei prodotti lievitati facevano parte il "krafen" nelle sue varianti cacao e albicocca e le tortine “Tintin” e “Zik” con cacao malto nocciola e mandorle. Mentre per i prodotti non lievitati c’erano “Kikko” una barretta di cioccolato frumento e miele e il “Brek” con wafer farcito con cioccolato crema mou fiocchi di riso e nocciole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le grafiche allettanti dei manifesti, affisse tra i viali del quartiere fieristico, tra cui quelle con l’effige dell’eschimese sorridente e del Fortunello portavano la firma dell’illustratore Mario Menzardi. Occorre precisare che Fortunello era un personaggio “italianizzato” per il Corriere dei Piccoli e fu creato nel 1900 dallo statunitense Frederick Burr Opper per divenire poi il personaggio legato al gelato sandwich.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal 1955, a seguire, i freezer a pozzetto si arricchirono di nuovi prodotti tra cui vale la pena ricordare la coppa “Augusta” con varianti di gusto tra cui quella al torroncino, la coppa “Smeralda” ai sapori crema e marroni, crema al caffè, crema al cioccolato, succo all’amarena e infine il gelato push up “Vip” guarnito di cocco a granella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nello spazio espositivo, infine, per la promozione dei prodotti della categoria gelati vennero creati e messi in vendita dei libri illustrati sagomati per bambini, mentre per la categoria merendine i ragazzi, tra il 1971 e 1972, potevano aderire al concorso legato alla merendina Tintin. In palio c’era una bicicletta (simile ad una moto chopper) che in una promozione successiva venne implementata da una radio sul manubrio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’Alemagna rimase in Fiera sino alla fine degli anni 70, periodo in cui l’azienda ebbe un tracollo finanziario. Il padiglione che lo ospitava esiste tutt’oggi ma ha subito nel tempo due cambi di destinazione d’uso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dall’11 settembre 1980 venne impiegato dalla Banca Popolare di Bari che ne alterò considerevolmente l'aspetto. Dal 2015 invece è parte del nuovo Palazzo dei Congressi/Congress Center destinato allo spazio di accoglienza/front office: un avveniristico edificio che però, a differenza di un tempo, non “profuma” più. 

(Vedi galleria fotografica)

* Mariano Argentieri è titolare dello Studio Grafico Mariano Argentieri di Bari


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  • Mariano Argentieri - Palazzo dei Congressi/Congress Center: il progetto è stato eseguito nel 2015 dallo studio bdfarchitetti - Bari (Arch. Vincenzo P. Bagnato, Arch. Pasquale A. De Nicolo) ABDR - Roma (Arch. Michele Beccu) Arch. Rossana Carullo, Ufficio Tecnico Fiera del Levante (Ing. Giuseppe Monti).
  • Mariano Argentieri - Riscontro dei discendenti di Gioacchino e Alberto, titolari della pasticceria T'A Milano tramite la dott.ssa Anna Gallarotti Responsabile Comunicazione & Marketing "Gentile Signor Argentieri, la ringraziamo e ci complimentiamo per il lavoro svolto, completo, approfondito e molto interessante. Un sentito ringraziamento anche da parte dei signori Alemagna, lieti di essere entrati a conoscenza di un ulteriore pezzetto della loro storia". I più cordiali saluti
  • Stefano - E’ piacevole scoprire che quanto pensato e fatto realizzare da mio papà negli anni 50, ancora oggi fa parte del contesto immobiliare presente nella Fiera del Levante anche se destinato ad altro uso. Mio papà, in collaborazione con mia mamma, agli inizi degli anni 50 prese la rappresentanza in esclusiva per Puglia, Basilicata e Calabria, del marchio Alemagna e dei prodotti facenti capo a tale Azienda come le, allora famose caramelle Charms. I prodotti Alemagna erano completamente sconosciuti nel Sud Italia. La sede dell’Agenzia era in Via Nicolai al civico 63 o 67 in palazzo che oggi è stato sostituito da altra costruzione di edilizia moderna. L’agenzia aveva in dotazione diversi autoveicoli ricavati dalla meccanica della Fiat Topolino 500 furgonata. Tutti i veicoli erano colorati con lo stile dell’involucro che veniva usato per le caramelle Charms. Tali veicoli erano utilizzati dai produttori che giravano nelle regioni menzionate per vendere e consegnare il prodotto. Nel 55 mio papà e mia mamma convinsero il management della Alemagna a far costruire quello che fu per diversi anni il padiglione Alemagna. Nella foto, che spero di riuscire ad allegare, mio fratello indossava la divisa da Lift che aveva il compito di ricevere e condurre nei vari reparti o uffici i vari ospiti. Quel bambino vicino al Lift, sono io. Non ricordo per quanti anni mia papà si occupò del marchio Alemagna poiché, a mercato ben acquisito, l’azienda penso di prendere la gestione diretta della commercializzazione dei prodotti nelle zone che erano state avviate da mio papà. Bei ricordi, mi fa piacere sapere che tale struttura esista ancora; io da 40 Anni vivo in Lombardia.


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