di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati

Il sogno dell'autodromo di Putignano: il circuito di macchine da corsa mai realizzato
PUTIGNANO – Fu ironicamente definito un “pesce d’aprile” perché venne inaugurato proprio nella giornata degli scherzi. Parliamo dell’autodromo di Putignano, un ambizioso e futuristico circuito di macchine da corsa la cui prima pietra venne posta il 1° aprile del 1967, alla presenza del presidente del Consiglio Aldo Moro. Una pista che però, seppur quasi del tutto completata, non riuscì mai a entrare in funzione. (Vedi foto galleria)

L’idea di realizzare una struttura per piloti di Formula 2 che avrebbe richiamato migliaia di appassionati sportivi nacque nel 1965, caldeggiata dall’allora sindaco di Putignano, Filippo De Miccolis. Furono stanziati 900 milioni di lire e per la sua creazione venne scelta un’area di 120mila metri quadri a sud-est del centro cittadino, compresa tra l’attuale viale Cristoforo Colombo e la SS.172 in direzione Alberobello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il progetto ebbe subito il benestare della Csai (Commissione sportiva automobilistica italiana) e l’incarico dei lavori fu affidato all’ingegner Bacciagaluppi, direttore dell’autodromo di Monza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il piano prevedeva inizialmente un percorso di 2.500 metri, al quale ne fu aggiunto un secondo di 1.200 metri. I due circuiti si sarebbero dovuti incrociare tra loro, girando attorno a un stadio di quasi 20.000 metri quadri che sarebbe stato destinato alla squadra di calcio cittadina, che militava in serie D.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori iniziarono subito: tutta la zona fu spianata, cosa che comportò anche l’abbattimento di una chiesa del 1153 dedicata a San Biagio che fu ricostruita poco distante. Le premesse sembravano ottime. Nel 1969 il 70 per cento della struttura era stata completata e furono programmate le prime corse che si sarebbero dovute tenere all’inizio del 1970.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu anche inaugurata una grande discoteca, tuttora attiva sulla via per Noci, che prese proprio il nome di “Autodromo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a un certo punto tutto si bloccò, a causa di una crisi politica che investì la giunta di Putignano. Fu di fatto messa in dubbio la legittimità dell’opera. Secondo gli organi di controllo, il Comune non avrebbe mai potuto avere competenza nella costruzione di autodromi, che solitamente erano invece realizzati dalle case automobilistiche o da grossi consorzi sportivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il cantiere venne così fermato e l’amministrazione municipale si ritrovò citata in giudizio dalla Federazione Motociclistica che aveva anticipato delle somme di denaro e dalla ditta appaltatrice che chiedeva comunque il pagamento per il lavoro svolto. E da allora il sogno di ammirare le macchine sportive rombare nell’autodromo di Putignano svanì per sempre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutta la zona successivamente fu protagonista di piani di recupero. Un primo tentativo fu fatto negli anni 80, quando venne innalzato nella stessa area un grande auditorium da oltre 400 posti, ma anche questo edificio non fu mai completato per mancanza di fondi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A distanza di cinquant’anni siamo quindi andati a vedere cosa resta di questi maestosi progetti. Ci imbattiamo subito nell’auditorium: una massiccia struttura in cemento armato fatiscente con all’interno un colorato spettacolo di murales sulle pareti. Ci inoltriamo fino alla sala centrale, dove ci sono le tre gradinate che avrebbero dovuto ospitare gli spettatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte ecco invece le alte mura perimetrali dello stadio “fantasma”, la cui entrata principale è segnata da tre ampi varchi chiusi da un’inferriata arrugginita e da grate pericolanti, dalle quali si scorge un campo infestato da rovi e sterpi. Qui accanto si trova anche un fabbricato in mattoni con finestre rotte e muri scrostati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E infine la nostra pista. Guardando per terra capiamo di trovarci su una spianata in terra e pietrisco che gira attorno a tutto il campo sportivo. Pare in realtà una normale strada di campagna e guardandola si fa fatica a immaginare che si tratti in realtà del tracciato del grande circuito automobilistico. Basta però collegarsi a Google Maps per vedere chiaramente, tramite il satellite, il percorso creato durante i lavori di sbancamento, inglobato nella natura circostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così a noi non resta che chiudere gli occhi, provando a immaginare le accelerate, le sterzate e le frenate delle auto da corsa, in quello che sarebbe stato il grande autodromo di Putignano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • STEFANO - Per queste cose non ci sono parole. Il problema più grosso è che in Italia nessuno paga per questi scempi che di solito avvengono per le incapacità delle persone utilizzate dalla nostra burocrazia. D'altronde i furbacchioni della politica vogliono che all'interno della burocrazia ci siano sempre degli incapaci altrimenti come potrebbero combinare tutte le porcherie che da oltre 70 anni si evidenziano nella nostra cara Italia.
  • nik - bravi bella storia, a tal proposisto vi vorrei suggerire anche la storia dell' ospedale di Turi sulla via per Conversano...informatevi..anche li' c'e' molto da "ridere".....
  • Elisabetta Sbiroli - Grazie per aver ritracciato la storia di questo luogo


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