di Antonio Bizzarro

Scaramanzie, richieste assurde e tanta pazienza: è la vita dello skipper ''turistico''
BARI - Grande pazienza nell'esaudire i desideri dei clienti, tante scaramanzie e calma olimpica nell'affrontare le intemperie. È la vita degli skipper "turistici", i comandanti di quelle imbarcazioni a vela usate come "hotel" galleggianti da chi vuole concedersi una vacanza interamente lontano dalla terraferma. Di queste particolari figure professionali, note anche come ufficiali di coperta, a Bari ne sono attive una decina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un lavoro molto impegnativo: i capitani sono responsabili della sicurezza e del benessere dei passeggeri, hanno approfondite conoscenze geografiche e meteorologiche e devono garantire l'efficienza delle apparecchiature e dei mezzi di soccorso. Come se non bastasse poi passano mesi interi in mare, restando quindi per tanto tempo distanti dai propri famigliari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le difficoltà maggiori si nascondono nel dover convivere con sconosciuti per giorni o settimane in uno spazio così ristretto come quello a disposizione sulle barche. «Non è semplice consentire una navigazione agevole ai clienti, badare alla loro incolumità e visitare luoghi meravigliosi - spiega il 44enne skipper barese Michelangelo Bonvino -. Alcuni non hanno idea del viaggio che stanno per affrontare: una volta mi fu chiesto addirittura a quante stelle fosse il mio natante, come se fossimo in un albergo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La coabitazione può essere problematica quando si tratta di rifocillarsi. «Spesso do una mano alla preparazione dei pasti - spiega un 60enne comandante che desidera rimanere anonimo -. La mattina mi sveglio presto e apparecchio per la colazione, a pranzo mi metto all'opera ai fornelli chiedendo sempre ai miei ospiti se hanno esigenze particolari come evitare quegli ingredienti a cui sono allergici. A tavola però c'è sempre qualcuno che si lamenta. Capita pure di dover cucinare con l'imbarcazione inclinata per colpa del mare mosso: se tutto va bene riceviamo giusto l'apprezzamento per aver lavorato in condizioni critiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nel mio catamarano però è l'equipaggio ad occuparsi del cibo e a me non resta che adattarmi ai loro gusti - sottolinea invece la sua collega 31enne Norma Nardeschi -. Ma non sempre è un vantaggio: quando ho a bordo dei tedeschi mi adeguo malvolentieri alle loro tradizioni culinarie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non tutti poi hanno la stessa voglia di collaborare. «C'è sempre qualcuno che non vuole fare niente e starsene disteso a prendere il sole», evidenzia il capitano tarantino 60enne Paolo Scarinci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La parte più delicata però è la gestione dei pericoli. «In quei casi bisogna tranquillizzare i clienti e non perdere assolutamente la testa - prosegue Paolo -. Due anni fa per esempio rischiai la vita in un porticciolo della Grecia: si alzò un vento fortissimo e c'erano grosse probabilità che le barche ormeggiate vicino alla mia potessero urtarci violentemente. Decisi così di uscire dalla baia e andare in mare aperto, nonostante allontanarsi dal molo con quel meteo non fosse certo incoraggiante. Fu una scelta difficile da prendere, ma in questo modo ci distanziammo da quella che era diventata una trappola».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La durezza di questo mestiere farebbe pensare dunque che si tratti di un affare per soli uomini. «Falso - replica sicura Norma -. È un lavoro faticoso ma ci sono diverse donne che lo svolgono: capita purtroppo che alcuni ospiti non abbiano molta fiducia in me solo perchè sono una ragazza. Anzi avviene pure che a diffidare siano le signore. Loro però lo fanno perlopiù per gelosia: un’americana chiese addirittura via mail se l'hostess di bordo fosse abbastanza "brutta", in modo tale da non far cadere in tentazione il marito».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Richieste assurde, anche se non così improbabili. «Una volta ricevetti delle avances da una componente dell'equipaggio mentre ero in mare - ricorda Paolo -. Mi lasciò un bigliettino con su scritta la richiesta di incontrarci in privato. Onestamente mi mise in completo imbarazzo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grande spazio c'è infine per la scaramanzia, come è usuale per chi ha a che fare con le onde tutti i giorni. «A bordo non possono mancare un totem ricoperto di agli e dei teschietti di capra - rivela lo skipper Fabrizio -. Non devono inoltre esserci ombrelli: una ragazza si imbarcò portandosene uno di nascosto e la vacanza non andò bene». «Durante la crociera indosso sempre lo stesso berrettino - confida invece Michelangelo - ed evito di indossare abiti verdi e viola».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E bisogna tener conto anche dei riti dei turisti. «Quando accolgo degli australiani non posso mai caricare delle banane sulla mia barca - conclude Norma -. Strano a dirsi, ma per loro portano un sfortuna nerissima».


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