di Marco Giannino

Anoressia e bulimia, ''malattie dell'amore'': come aiutare le vittime?
BARI - Abbuffarsi il più possibile per poi vomitare il tutto, abusare di lassativi, dimagrire fino a mettere in pericolo la propria salute, scaricando sugli alimenti i propri disagi psicologici. Sono solo alcuni degli atteggiamenti legati ai cosiddetti disturbi del comportamento alimentare, l'insieme delle problematiche del rapporto tra l'individuo e il cibo che solamente in Italia colpiscono circa tre milioni di persone: il 5% della popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un recente articolo abbiamo parlato del fenomeno “Pro ana”, di quelle ragazze che per eliminare il presunto grasso che invaderebbe i loro corpi, decidono di non mangiare più. Il problema è che loro non si definiscono anoressiche, non ammettono le proprie difficoltà e le nascondono a chi potrebbe essere loro d'aiuto, come ad esempio ai genitori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A differenza quindi di altre malattie, l’anoressia o la bulimia sono disturbi che bisogna “scovare”, perché difficilmente in questi casi arriva una richiesta d’aiuto da parte della vittima e una volta capito il problema ci sarà comunque bisogno di affidarsi a centri e strutture specializzate in questo tipo di problematiche, che sono chiaramente legate a tematiche psicologiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari una mano arriva in particolare da due onlus: la clinica psicoanalitica "Jonas" in via Zanardelli e l'Aba, l'Associazione bulimia anoressia, aperta da poco più di due mesi in via Andrea da Bari. Un nome, quello di quest'ultimo ente, piuttosto emblematico: bulimia e anoressia sono infatti i due disturbi più diffusi. Nella prima il malato mangia in maniera smodata per poi far di tutto per evitare la digestione, nella seconda vi è un rifiuto sistematico di nutrirsi motivato dall'ossessione di poter ingrassare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I bulimici sono persone che generalmente non hanno ricevuto affetto durante l'infanzia o sono rimaste traumatizzate da abusi o dall'allontanamento di persone importanti per la loro vita - spiega Fabiola De Clercq, fondatrice e presidente dell'Aba -. Il cibo, qualcosa di inanimato e dal quale non si può essere giudicati, costituisce la loro consolazione per sguardi e abbracci tanto desiderati e mai concessi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Alla scorpacciata però si accompagna la sensazione di impotenza nel contenere questa esagerazione - prosegue l'esperta -. Ecco spiegato il ricorso a metodi per frenare la metabolizzazione come il vomito autoindotto, l'uso massiccio di lassativi, l'aumento spropositato dell'esercizio fisico o il digiuno prolungato. Ovviamente questo stile di vita comporta rischi altissimi per la salute: organi vitali come cuore, reni e fegato vengono messi a soqquadro, senza contare la possibilità di risvolti drammatici come le lacerazioni allo stomaco e l'insorgenza di ictus».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I soggetti anoressici invece fanno del proprio corpo un'icona - evidenzia Antonia Guarini, responsabile del centro Jonas -. Mirano a essere snelli come e più dei modelli che sfilano sulle passerelle di moda, nonostante negli ultimi anni gli stilisti stiano rivalutando le "curve" e le forme più generose. Si incontrano tra loro e si scambiano consigli su come "rimanere in forma": essere magrissimi è un'identità difficile da mettersi alle spalle, uno status sociale irrinunciabile per sentirsi accettati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Tranne che per le abbuffate, i sintomi dell'anoressia sono simili a quelli della bulimia - incalza la psicoanalista - e a volte è difficile cogliere la distinzione tra i due disturbi. In ogni caso i genitori, qualora notassero comportamenti del genere, devono fare la loro parte rivolgendosi a un esperto del settore: il malato infatti, soprattutto se adolescente, raramente cerca di rimediare di sua spontanea volontà».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma quanto è tortuoso il percorso di cura per il paziente? In fondo non si tratta semplicemente di combattere il chiodo fisso del peso ideale, ma di contrastare il malessere mentale che vi è dietro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All'Aba la via per la guarigione è individuale. «Il nostro primo contatto è psicologico, perchè il problema è solo psicologico - sottolinea la De Clercq -. Ecco perchè il medico che segue il paziente fa gli accertamenti del caso senza farlo pesare o spogliare. Poi cominciamo una serie di incontri a cadenza settimanale con uno psicologo, evitando il più possibile il ricovero. Quest'ultima soluzione, spesso adottata con superficialità negli ospedali, toglie fiducia al malcapitato che non è messo in condizione di elaborare il male interiore e può così facilmente avere delle ricadute una volta tornato a casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella sede della Jonas si privilegia invece lo psicodramma analitico, una tecnica che si basa sulla terapia di gruppo. «Con questo metodo - afferma la Guarini - i pazienti lavorano "in squadra": si ricorre a strumenti come la recitazione teatrale per renderli meno introversi e quindi più disponibili a parlare di sè stessi e di ciò che li affligge. Si stabiliscono insomma legami affettivi che prescindono dal cibo. È fondamentale che ciascuno di loro abbia disturbi diversi, visto che mettere assieme soggetti con gli stessi sintomi tende solamente a mortificarli ulteriormente. Purtroppo, trattandosi di condizioni psicologiche, guarire con certezza non è possibile: il pericolo di ricadute è sempre in agguato e la probabilità che si verifichino dipendono dalla forza di volonta di ciascun individuo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In entrambi i casi la via per ristabilirsi ha un suo costo che è di qualche decina di euro a seduta, con possibili sconti per i meno abbienti. Un prezzo da pagare se si vuol far fronte a quei disturbi che in maniera beffarda vengono soprannominati "malattie dell'amore". Quell'amore che invece manca e, attraverso il maltrattamento del proprio corpo, è richiesto in maniera disperata.


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