di Valeria Quarto

Il mistero delle scarpe appese sui fili elettrici: c'è di mezzo la droga?
BARI - Quando si passeggia per le strade di Bari, se si alza lo sguardo verso il cielo e si aguzza un po’ la vista, si possono notare delle scarpe. C’è infatti qualcuno che lancia le proprie calzature in aria facendo in modo che queste rimangano appese sui fili elettrici, grazie ai lacci che vengono intrecciati tra di loro (vedi foto galleria). Il fenomeno si chiama “shoefiti”, parola sorta dall’unione di “shoe” (scarpa) e “graffiti”. E’ nato negli Usa e in Italia è conosciuto con l’appellativo di “scarpe volanti”. Solo che le ragioni del shoefiti non sono molto chiare: ognuno ha la sua teoria, anche se ce n’è una più convincente ed è legata allo spaccio di droga.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari abbiamo avvistato scarpe volanti sull’estramurale Capruzzi, in via De Cristoforis, in via Dante, corso Cavour e via Melo. Su quest’ultima via, alle spalle del liceo scientifico Scacchi ce ne sono parecchie. Si nota subito che sono scarpe piuttosto nuove e costose, di quattro marche differenti, di colore bordeaux, blu, marroni e grigie. Chiediamo a un gruppo di ragazzi che si trovano sotto i portici di fronte se conoscono il motivo di questa “installazione”. «Quando qualcuno compra un paio di scarpe nuove lancia sui fili quelle vecchie», ci dice un giovane. Ma se così fosse, non dovrebbero essere più consumate? Questa teoria non ci convince.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro azzarda: «Le hanno lanciate quelli della malavita, per segnare il territorio». «Come mai pensi questo?», gli chiediamo, ma alla nostra domanda non risponde l’interessato, ma una ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio a sorseggiare una bibita gassata. «Quelle scarpe segnano le aree di spaccio – afferma - ogni paio è di uno spacciatore. Lo sappiamo perché alcune sono di un nostro amico, che ora è in carcere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi mentre negli anni 80 e 90 i pusher scrivevano a grandi lettere sui muri “Dio c’è” per indicare una zona in cui era possibile trovare sostanze stupefacenti (eroina soprattutto), ora sembra che gli spacciatori abbiamo trovato un modo più “sofisticato” e se vogliamo meno vistoso per dire: venite a comprare la droga.  

Anche perché non tutti sono a conoscenza di questo tipo di messaggi. Quando infatti chiediamo del motivo di un shoefiti presente alla fine di corso Cavour, prima di arrivare in piazza del Ferrarese, un giornalaio ci risponde: «Secondo me lo fanno per moda, per divertirsi». Qui scarpe in realtà non ce ne sono, ma sono presenti dei lacci. Qualcuno, pentito magari del suo gesto, si è andato a riprendere le proprie calzature. Ma come ha fatto ad arrivare fino a 3-4 metri di altezza? «Semplice – ci spiega il proprietario del chiosco di giornali - i ragazzi saltano sull’edicola e riescono ad arrivare lì su».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La nostra ricerca prosegue in via Dante, alla cui metà troviamo un altro paio di scarpe grigie. Forse perché diamo nell’occhio mentre stiamo fotografando un oggetto non ben identificato, i passanti non ci guardano in modo rassicurante, perciò decidiamo di non porre domande e dirigerci invece celermente verso via De Cristoforis, nel cuore del rione Libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nei pressi del liceo Bianchi Dottula, esattamente sul cavo che si estende sopra la fermata dell’autobus, ecco delle scarpe volanti, sneakers di colore grigio. Anche qui le motivazioni che danno residenti e passanti sono di vario genere. Una barista propone l’idea del bullismo, un universitario afferma che si tratta di un’azione dimostrativa e sociale, anche se molti attestano la teoria della droga, che quindi trova una conferma in più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Comunque in generale i baresi, almeno quelli che si sono accorti di questo fenomeno, non sanno perché sulle loro teste ci sono delle scarpe. Quando alla fine del nostro giro ci rechiamo sull’estramurale Capruzzi, dove all’altezza della Regione Puglia ci sono un paio di scarpe bianche volanti, qui le guardie giurate a cui chiediamo spiegazioni ci dicono solo che sono lì da un po’ di tempo, anche se qualcuno si impegna a fornire teorie strampalate: «Quelle erano di un calzolaio che decise di impiccarsi, ma che prima volle impiccare le sue scarpe». E ancora: «Sono state lanciate da un calciatore nel 2006, dopo la vittoria della Coppa del Mondo». E un ragazzo alla domanda standard «chi ha appeso quelle scarpe sui fili?», ci risponde invece prontamente: «Siete stati voi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma frasi scherzose che non aiutano a svelare il mistero sulle scarpe volanti, un fenomeno che invece potrebbe avere dei risvolti molto seri, che nulla hanno a che fare con la goliardia e il gioco.  


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Scritto da

Lascia un commento
  • Bob - Una volta me ne appesero un paio allo specchietto dell'auto. Mi sono chiesto i motivi di quel gesto, con un nodo peraltro fatto con grande accuratezza.


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)